La Sicilia offre già di per sé molto materiale per la produzione di metafore; se poi le si affianca la figura del viandante, la metafora può essere elevata al quadrato o al cubo. Io l’ho veduta come un viatico per un rito di passaggio. Un attraversamento tra un prima e un poi, un tempo passato e uno a venire. In mezzo il dolore e la gioia, il bene e il male, la vita e la morte. Naturalmente ciascuno è poi libero di interpretare come crede…
1. Al principio: il radicamento, la terra, i Nebrodi sullo sfondo. Si deve vincere l'inerzia dell'appartenenza per cominciare a muoversi. 2. In cammino, di buon'ora. Soli e disposti a qualsiasi esperienza. Con passo insieme agile e determinato. Senza paura alcuna di macinare chilometri o di errare. Solo camminare, senza preoccuparsi di sapere se c'è una meta e dove essa si trovi.
3. Il cammino è appena cominciato e già si presentano le prime difficoltà. Presso la torre medievale che vorresti visitare si nasconde l'insidia: la testa di un serpente sbuca all'improvviso tra i rovi. 4. Ma tra i rovi non si celano soltanto i pericoli: ora, grazie al cielo, una succulenta colazione a base di more permetterà di rinfrancare sia il corpo che lo spirito del viandante. 5. I segni lungo il cammino: tracce e vestigia di chi ci ha preceduto. Simboli, talvolta misteriosi: qui un tempo si diceva che si dessero convegno le streghe... 6. Le tentazioni del viandante: ma l'uva è ancora acerba, e si deve saper aspettare.
Laureatosi in Filosofia all’Università Statale di Milano con la tesi "Il selvaggio, il tempo, la storia: antropologia e politica nell’opera di Jean-Jacques Rousseau" (relatore prof. Renato Pettoello; correlatore prof. Luciano Parinetto), svolge successivamente attività di divulgazione e alfabetizzazione filosofica, organizzando corsi, seminari, incontri pubblici. Nel 1999, insieme a Francesco Muraro, Nicoletta Poidimani e Luciano Parinetto, per le edizioni Punto Rosso pubblica il saggio "Corpi in divenire". Nel 2005 contribuisce alla nascita dell’Associazione Filosofica Noesis. Partecipa quindi a un progetto di “filosofia con i bambini” presso la scuola elementare Manzoni di Rescalda, esperimento tuttora in corso. E’ bibliotecario della Biblioteca comunale di Rescaldina.
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8 pensieri riguardo “IL VIANDANTE – parte prima”
La Sicilia è terra di gente tosta, sanguigna , orgogliosa; è la terra dei Malavoglia, del Gattopardo, di Marianna Ucrìa bellisimi dipinti di quella terra che disvela ancora ora dopo secoli i suoi tormenti e la sua fierezza. Quale modo migliore di scoprirla se non a piedi e senza meta?
A volte – e non solo a volte – si è viandanti anche e soprattutto del linguaggio (dove il “del” è sia oggettivo che soggettivo).
Quel dire che è l’unica possibilità del modo d’essere uomini, ma anche l’impossibilità di dirlo completamente.
Un saluto!
Concordo Michele.
Bella l’idea del blog-viandante (ho molto apprezzato quell’ “allegro ma mai solare” della presentazione, specie in tempi in cui tutti sono diventati “solari” – in questo momento è forse la parola che detesto di più…).
Bellissima questa metafora! Da siciliana concordo su tutta la linea!
L’immagine del viandante per me è in fondo l’mmagine della filosofia che inizia il suo viaggio con una domanda e poi si trova a mettere un passo dopo l’altro in direzione di una meta che essa stessa non conosce … aspettando pazientemente ed attivamente che l’uva maturi…
Grazie Antonella!
(p.s.: ma perché non “Filosofe per caso”?)
[ perchè è aperto anche ai “maschietti” anche se a darlo alla luce ci sono volute due femminucce… (gravidanza difficile!!) 😉 saremmo quindi felici se volessi collaborare attivamente anche tu…] un saluto siculo!
filosofe per caso come …………i neri per caso….
c’ è una canzone che dice ci sono strade che riconosci dall’orore dell’asfalto….non sei sicuro dove stai andando….ma sei sicuro che ci stai tornando……..ho detto tutto
La Sicilia è terra di gente tosta, sanguigna , orgogliosa; è la terra dei Malavoglia, del Gattopardo, di Marianna Ucrìa bellisimi dipinti di quella terra che disvela ancora ora dopo secoli i suoi tormenti e la sua fierezza. Quale modo migliore di scoprirla se non a piedi e senza meta?
A volte – e non solo a volte – si è viandanti anche e soprattutto del linguaggio (dove il “del” è sia oggettivo che soggettivo).
Quel dire che è l’unica possibilità del modo d’essere uomini, ma anche l’impossibilità di dirlo completamente.
Un saluto!
Concordo Michele.
Bella l’idea del blog-viandante (ho molto apprezzato quell’ “allegro ma mai solare” della presentazione, specie in tempi in cui tutti sono diventati “solari” – in questo momento è forse la parola che detesto di più…).
Bellissima questa metafora! Da siciliana concordo su tutta la linea!
L’immagine del viandante per me è in fondo l’mmagine della filosofia che inizia il suo viaggio con una domanda e poi si trova a mettere un passo dopo l’altro in direzione di una meta che essa stessa non conosce … aspettando pazientemente ed attivamente che l’uva maturi…
Grazie Antonella!
(p.s.: ma perché non “Filosofe per caso”?)
[ perchè è aperto anche ai “maschietti” anche se a darlo alla luce ci sono volute due femminucce… (gravidanza difficile!!) 😉 saremmo quindi felici se volessi collaborare attivamente anche tu…] un saluto siculo!
filosofe per caso come …………i neri per caso….
c’ è una canzone che dice ci sono strade che riconosci dall’orore dell’asfalto….non sei sicuro dove stai andando….ma sei sicuro che ci stai tornando……..ho detto tutto