La durevole dittatura della merda

Solo in un paese sottosopra può accadere che l’analisi politica più avanzata provenga da un comico (nella fattispecie una comica) e non dagli intellettuali di professione. Draquila, il film-documentario di Sabina Guzzanti, non si limita a raccontare alcuni fatti e a dare voce ai terremotati aquilani (sia ai delusi che agli illusi), non è soltanto l’atto di denuncia della corruttela e del marcio sistema di potere dell’epoca berlusconiana – ma si spinge un po’ più in là: connettendo quei fatti, affiancando cosa a cosa e stortura a stortura, la Guzzanti ci offre un’analisi lucida di quel che va accadendo in questo paese rovesciato e governato (come amaramente dice nel finale un intervistato) dalla merda e, insieme, dall’illusione che ciò che è fasullo e vuoto non possa durare, mentre invece sta durando e durerà.
Ma veniamo ai punti cardine dell’analisi: sono almeno tre, e da tempo li vado denunciando su questo blog, con la speranza che prima o poi una sollevazione (non solo morale) possa porre fine ad uno dei peggiori periodi della storia italiana.

1. Il potere emergenziale. Non c’è potere senza emergenza e senza paura: il potere ne ha bisogno come l’aria e laddove quegli elementi vengano a mancare, devono essere riprodotti e costruiti ad arte. Berlusconi incarna alla perfezione questa condizione emergenziale, sia nella sua vicenda personale (la guerra contro il sistema giudiziario e i vari nemici fittizi o reali), sia nella gestione diretta del potere, il tutto amplificato dall’emergenzialismo massmediatico, di cui è insano portatore. La crisi economica, i rifiuti di Napoli, il terremoto dell’Aquila, gli immigrati, i pirati della strada, la cenere dei vulcani, il tempo impazzito… anything goes allo scopo.
2. Sabina Guzzanti si spinge un po’ più in là, e mette il dito su quello che si potrebbe rivelare come un corollario sociale della politica emergenziale: i campi e le tendopoli dell’Aquila appaiono come preoccupanti prove generali di campi totalitari-emergenziali nelle quali vige l’eccezione e la sospensione dei diritti democratici. Le voci e le testimonianze raccolte ce lo dicono a chiare lettere e ci avvertono sulle possibili future prospettive ed espansioni di tali logiche di potere e di controllo sociale, anche perché tutto è suscettibile di diventare emergenza. Prova ne è il dispositivo di potere messo in atto con la Protezione civile, che da sacrosanta organizzazione di tutela (meglio sarebbe, auto-tutela) dei cittadini e del territorio, nell’epoca berlusconiana si è andata trasformando in una sorta di braccio armato della neopolitica emergenziale.
3. Ma è il corollario economico di tutto ciò a doverci preoccupare ancor più, dato che mette in campo l’ideologia di fondo del berlusconismo – il terreno su cui un’opposizione da ricostruire fin dalle radici dovrebbe batterlo: la plateale ed esibita indistinzione tra pubblico e privato, o meglio l’integrale privatizzazione della sfera sociale e pubblica. Il tentativo (per ora fallito) di trasformare la Protezione civile in Spa, l’estensione della categoria “emergenziale” a tutto ciò che è “grande opera” e “grande evento” (e la discrezionalità del potere di trasformare qualsiasi cosa in “grande evento”, comprese le visite del papa, gli eventi sportivi e quant’altro), le politiche di privatizzazione dell’acqua e quel che presto ci verrà imposto come prezzo da pagare per la crisi (provocata e gestita da lorsignori) – tutti questi tasselli ci indicano chiaramente la direzione che la cricca berlusconiana vuole imprimere a questo paese, compiendo così un processo di lungo periodo di demolizione di ciò che è “comunità sociale” e “bene pubblico”. Le mani non solo “sulla città”, ma su ogni cosa e, prima ancora, “sull’anima”!

Oltretutto, una logica emergenziale a tutto campo (che si dispiega anche nei vari campi che si vanno aprendo qua e là) ha davvero buon gioco nell’epoca dell’incertezza e della totale precarizzazione dell’esistenza: i sudditi finiranno anzi per ringraziare ed inchinarsi al sovrano che ha loro concesso la possibilità di avere una casa nuova, una vita nuova e tanti bei passatempi e sogni da realizzare… Panem et circenses, tanto per cambiare!
E le crepe che nel sistema ogni tanto si aprono, con le risate notturne di imprenditori vampireschi, le fugaci visioni di festini e lupanari, gli avidi politicanti colti con le mani nel sacco – sono atti isolati di qualche “mattacchione”, e comunque i prezzi da pagare per garantire il benessere degli onesti cittadini (relegati a inscenare proteste sempre più rare, con fischi e striscioni prontamente ripiegati e repressi). Che stiano quindi zitti e lascino lavorare il manovratore. Certo non durerà per sempre, ma per ora dura – ed è sempre più dura da digerire!

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Autore: md

Laureatosi in Filosofia all’Università Statale di Milano con la tesi "Il selvaggio, il tempo, la storia: antropologia e politica nell’opera di Jean-Jacques Rousseau" (relatore prof. Renato Pettoello; correlatore prof. Luciano Parinetto), svolge successivamente attività di divulgazione e alfabetizzazione filosofica, organizzando corsi, seminari, incontri pubblici. Nel 1999, insieme a Francesco Muraro, Nicoletta Poidimani e Luciano Parinetto, per le edizioni Punto Rosso pubblica il saggio "Corpi in divenire". Nel 2005 contribuisce alla nascita dell’Associazione Filosofica Noesis. Partecipa quindi a un progetto di “filosofia con i bambini” presso la scuola elementare Manzoni di Rescalda, esperimento tuttora in corso. E’ bibliotecario della Biblioteca comunale di Rescaldina.

5 pensieri riguardo “La durevole dittatura della merda”

  1. Secondo voi l’edificazione dell’immagine dell’uomo o della donna ideale
    come modello di ciò che è meglio comprare influisce nella consapevolezza dell’essere consumatore o serve per mascherare la natura di consumatore attraverso il consumatore ideale.
    Secondo voi un modello consumerebbe allo stesso modo….

    noveseidue.blogspot.com

  2. @noveseidue: scusa, ma non ho ben capito la domanda – e per la parte che mi pare d’aver capito, la risposta è senz’altro sì

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