(pubblico quanto scritto dall’amico virtuale nonché compaesano Tindaro Starvaggi, a commento del mio post “Da Hegel a Nietzsche”)
«Una domanda sulla “pericolosità” del prospettivismo di Nietzsche. Fin dove ci si può spingere? Nietzsche si fa interprete di un processo di secolarizzazione già in atto (peraltro ben descritto da Max Weber negli stessi anni), evidenziando la fine degli assoluti, la morte di Dio come l’Assoluto per eccellenza. Ma dove si può arrivare? Da laico mi sono sempre posto questo problema. Relativizzare la dimensione gnoseologica ha aiutato lo sviluppo della civiltà umana. Ma è possibile mantenere la dimensione spirituale-fideistica (e il suo indubbio contributo culturale e sociale) senza doverla sottoporre al Tribunale del prospettivismo cognitivo? Insomma, posso credere in Dio e (senza ma) ricercare soluzioni non creazioniste sulla sussistenza delle res cogitans e res extensa? Tomismo e relativismo: una dicotomia insaldabile?»
Ti ho scoperto per puro caso… tramite dolcissima Maribel della Scozia…
più che altro mi ha attirato il nome del blog, ma anche le temi non mi sono estranee.
Intanto ti fisso sulla mia bacheca per tenermi aggiornata, anche se, confesso, con Nietzche vado oscillo tra l’odio e l’amore.
A presto,
Ziamame
tomismo e relativismo…buoni spunti per affrontare la notte…
No non è affatto insaldabile.Ne Platone ne Nietzche sono riusciti ad uscire
dalla caverna.
…Ora che ci penso, non sarebbe stato poi un gran male se qualcuno li avesse buttati fuori a calci, dalla caverna.