Melancholìa per Mahler

(Congedo. Frantumi. Struggimento. Gelassenheit. Ahi, me lasso! Abbandono. Dissolvimento. Fato. Morte. Dissoluzione. Danza macabra. Silenzio. Melancholìa…
Parole associate all’ascolto della Nona Sinfonia di Mahler, di cui oggi 18 maggio ricorre il centenario della morte).

Antica disputa quella sul rapporto tra arte (o pensiero o azione) e vita: quanto la biografia di un artista (o pensatore o figura storica) è determinante per la sua opera? Che lo sia almeno un po’, anche i più oggettivisti e neutralisti non possono negarlo. In che misura lo sia, quanto debba essere considerata e soppesata – questo è forse oggetto perenne (e forse irrisolvibile) di disputa. Ma è lana caprina, dato che il bios di un individuo è a sua volta una struttura complessa e immersa nella storia, nei contesti oggettivi, nella temperie e negli “stili di vita” di un’epoca. Certo, il naso di Cleopatra resta un elemento contingente e va messo nella giusta gerarchia della causalità storica; mentre nella vita di un artista la contingenza o la casualità possono ben avere un’incidenza maggiore, anche se a conti fatti la questione di fondo rimane identica: qual è il peso di quella singolarità sulla totalità?
Esemplare, da questo punto di vista, il destino di Gustav Mahler. Nell’estate del 1907 una duplice (quanto tragica) svolta biografica concorrerà all’apertura dell’ultima fase della sua opera, contraddistinta da quello che un critico ha definito “stile del dissolvimento”. Il 12 luglio muore di difterite, a soli quattro anni, la figlia maggiore Maria Anna. Pochi giorni dopo, un medico chiamato d’urgenza per un collasso della moglie Alma, già che c’era visitò anche Mahler e gli diagnosticò un vizio valvolare congenito. Gli ultimi anni – quelli del Lied von der Erde, della Nona e del frammento della Decima sinfonia – sono condizionati dunque dai fatti di quella tremenda estate.

Le parole-chiave che, alla rinfusa, ho elencato sopra a proposito dell’ascolto della Nona Sinfonia (numero che ha terrorizzato diversi musicisti sinfonici dopo Beethoven) – son parole che alludono a un suono e a una forma musicale inauditi, che aprono il Novecento e, anzi, vanno forse persino oltre – e sono solo il tentativo (imperfetto) di descrivere uno stato d’animo – quello che dalla mente, dai nervi e dal cuore malfunzionante di Mahler, attraverso un complicatissimo sistema di rielaborazione/produzione/affinamento (quasi una serie infinita di alambicchi), arriva infine al nostro orecchio (e al nostro cuore e cervello) – un distillato musicale purissimo e rarefatto. A dirci la frammentarietà, la bellezza struggente, la melancholìa dell’esistenza. Che si dissolve, alla fine, in quell’Adagio che – come ha scritto Webern in una lettera a Schönberg – “propriamente non si conclude; sempre più lento, sempre più ampio, sempre più tenero, senza fine”. “Un pianissimo di infinita delicatezza, una disgregazione e rarefazione tesa alle soglie del silenzio” […] Le ultime note sembrano quasi suoni isolati che svaniscono nel nulla” (P. Petazzi, Le sinfonie di Mahler).
O che, potremmo dire, sfociano in un altisonante silenzio – l’ossimoro insostenibile che talvolta ci squassa l’anima. Quel silenzio da cui, forse, un giorno, risorgerà ancora un suono nuovo e diverso – ma che per ora ci tiene sospesi alla bacchetta del direttore d’orchestra che non s’abbassa, e non sembra intenzionata a farlo. Come se presentisse che quella è l’ultima nota, l’ultimo suono, il limite estremo del cerchio dell’esistenza, superato il quale sarebbero il nulla e l’insensatezza a vincere.
E allora io sto ancora lì, appeso a quella bacchetta, di fronte alla moltitudine di musicisti (che Mahler avrebbe voluto far diventare tutti solisti, monadi correlate in una fastosa – ed insieme tragica – unità totale di suoni e colori), a tenere con tenacia il suono, ma anche il silenzio, che del suono è altra forma. E intanto le mie labbra salmodiano un

Grazie Mahler!
Grazie per essere esistito e per avermi fatto provare tutto questo.
Te ne sarò eternamente grato.

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Autore: md

Laureatosi in Filosofia all’Università Statale di Milano con la tesi "Il selvaggio, il tempo, la storia: antropologia e politica nell’opera di Jean-Jacques Rousseau" (relatore prof. Renato Pettoello; correlatore prof. Luciano Parinetto), svolge successivamente attività di divulgazione e alfabetizzazione filosofica, organizzando corsi, seminari, incontri pubblici. Nel 1999, insieme a Francesco Muraro, Nicoletta Poidimani e Luciano Parinetto, per le edizioni Punto Rosso pubblica il saggio "Corpi in divenire". Nel 2005 contribuisce alla nascita dell’Associazione Filosofica Noesis. Partecipa quindi a un progetto di “filosofia con i bambini” presso la scuola elementare Manzoni di Rescalda, esperimento tuttora in corso. E’ bibliotecario della Biblioteca comunale di Rescaldina.

16 pensieri riguardo “Melancholìa per Mahler”

  1. Aggiungo una piccola informazione: questa sera a radio tre alle 21 ci sarà in diretta un concerto dall’Accademia Nazionale di santa cecilia: in programma la decima sinfonia di Mahler e la terza di Beethoven, dirige Daniel Barenboim. Buon ascolto.

  2. (ho pensato che non devo obbligarti a venire a leggerla da me…
    anche se da me avevo messo un fiore al centro della poesia, che si chiama l’occhietto della madonna. ciao 🙂

    Sehnsucht

    Attingo

    il mio desiderio da ciò

    che non posso toccare.

    Vedere lo schianto di luce che scorre

    e attraversa

    la retina della mia sfera;

    pupillare, vascolare, capillare.

    – Sensuht –

    Vedere e sentire

    la fibra crearsi nel fiore

    e piano appassire.

  3. Durante la pausa del radio-concerto…
    Non si poteva trovare modo migliore per ricordare Mahler: non solo Barenboim, ma Barenboim che dirige la West Easter Divan Orchestra!
    Molto divertente (si fa per dire) quell’interruzione iniziale per lo squillo di un cellulare… non oso immaginare la faccia che avrebbe fatto Mahler, soprattutto del Mahler rarefatto dell’ultimo periodo che duetta con il silenzio e con il suono che dal silenzio sorge e che nel silenzio ritorna…
    All’Auditorium Parco della Musica di Roma (quello dove ha sede l’Accademia Santa Cecilia), se gli dèi vorranno sarò in ottobre ad ascoltare l’Ottava (la Sinfonia dei Mille), che qui a Milano è stata l’unica sinfonia di Mahler che non è stata eseguita.
    Ora vado ad ascoltare la Terza di Beethoven…

  4. @Carla: mmmm, mi son messo a scrivere e l’ho tenuta sullo sfondo, la marcia funebre era davvero bella , però l’ascolto dal vivo è tutta un’altra cosa…

  5. @ Carla: bella la tua poesia, l’avevo già letta a febbraio. Gli occhietti della madonna sono i primi fiori a comparire dopo il disgelo, costellazioni di occhietti della madonna dappertutto. Vengo sempre a leggere le tue poesie, sono troppo belle, non ne perdo una.
    @ Xavier: grazie per la segnalazione. Purtroppo ho letto il tuo messaggio troppo tardi e ne l’ho ascoltato da un certo punto in poi. Ma quando capita, please, do it again!
    @ Md: certo non è la stessa cosa ascoltarlo alla radio. In autunno mia figlia mi ha accompagnato al concerto “Resurrezione”. Eravamo tra le prime file, musica e vibrazioni, massaggio cardiaco potente.
    Quindi lo faranno il concerto dei Mille? Mille musicisti assieme … come si può dire, sarà un evento raro?

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