L’essere è. Non deve consolare.

Autore: md
Laureatosi in Filosofia all’Università Statale di Milano con la tesi "Il selvaggio, il tempo, la storia: antropologia e politica nell’opera di Jean-Jacques Rousseau" (relatore prof. Renato Pettoello; correlatore prof. Luciano Parinetto), svolge successivamente attività di divulgazione e alfabetizzazione filosofica, organizzando corsi, seminari, incontri pubblici. Nel 1999, insieme a Francesco Muraro, Nicoletta Poidimani e Luciano Parinetto, per le edizioni Punto Rosso pubblica il saggio "Corpi in divenire". Nel 2005 contribuisce alla nascita dell’Associazione Filosofica Noesis. Partecipa quindi a un progetto di “filosofia con i bambini” presso la scuola elementare Manzoni di Rescalda, esperimento tuttora in corso. E’ bibliotecario della Biblioteca comunale di Rescaldina. Leggi tutti gli articoli di md
affrontando il problema dal punto di vista empirico, si direbbe tuttavia che l’Essere non è e che il non essere c’è.
non so se questo sia consolante oppure no, a me lo sembra abbastanza.
Nessuna cosa é al di fuori dell’essere altrimenti non esisterebbe-
In disordine:-E’ più semlice immaginare l’infinito, posso vedere la
fiitezza della mia stanza o di una piazza l’unverso si muove per
questo é infinito,come la stanza la piazza il nostro cervello-
Karl Popper paragona Parmenide ad Einstein il tempo si curva,
sempre circolarità e ancora il prof.Severino siamo contnuti come
un film su una bobina il tempo e uno soltanto-in disordine ancora:-
L’essere “il bene il male” Tommaso,-siamo noi incorporei eterni occupiamo un corpo una stella un gatto quello che ho adesso e che sarà ancora qualcosa di diverso- Essere energia positiva negativa ma in movimento Siamo sempre e niente muore niente é
finito- Immaginare il finito non é facile-
Egill
Il Male- Tommaso-
Egill
io sono un’essere, e come tale mi piace poter consolare e sentirmi consolata, a volte.
Sì, ma più dell’essere (che è piuttosto impassibile e tetragono), molto meglio lo fanno le Consolazioni di Liszt…