Le centocinquanta sfumature del nulla

Che il belletto dell’amore fosse in realtà da ricondurre alla brutalità del “fottere”, ce lo aveva già fatto sapere Schopenhauer esponendoci la sua teoria metafisica della libido voluttuaria: dietro ogni palpito o sospiro amoroso c’è solo la volontà che briga per riprodursi ed espandersi, niente di più.
Dunque, il bellissimo e perverso Christian Grey dalle 50+50+50 sfumature di tenebra, pare proprio aver scoperto l’acqua calda, quando dice alla sua “proprietà” sessuale Anastasia Steele di volerla fottere, e non di voler fare l’amore con lei.
Insomma – si sarà capito – quest’estate, come già altre estati, mi sono dovuto sobbarcare una lettura dettata solo da motivi professionali, e non dal gusto personale. E così, dopo i Moccia e le Meyer, mi è anche toccato sciropparmi questa tizia di nome E L James che intende spiare desideri e perversioni dal buco (o dai buchi) delle serrature dei nuovi boudoirs post-moderni.
Naturalmente mi basta (e avanza) il primo capitolo della trilogia, le Cinquanta sfumature di grigio (ormai sembra che non esista più romanzo di successo che non debba diventare un’interminabile saga in più puntate, da rilanciare poi, a ruota, sul grande schermo – cosicché per 2-3 anni buoni, fatto salvo l’eterno decennio potteriano, saremo sommersi di volta in volta da vampiri o draghi, serial killer o lucchetti romani. Ora pare toccare a cazzi fighe ed amplessi sadomaso – e son proprio curioso di vedere come la cosa verrà gestita a livello cinematografico…).
Sorvolo sul valore letterario (prossimo allo zero) del romanzo in questione. Della trama non saprei, visto che ricalca il cliché (già utilizzato in Twilight) della ragazza imbranata che si innamora follemente del principe azzurro-tenebroso che saprà condurla sulle strade del mondo (e del godimento), plasmandola e trasformandola nella donna sicura di sé e realizzata. Da ragazza-crisalide sbarazzina (e vergine) a farfalla ultralibidinosa.
Curioso che dopo il secolo della (parzialissima e cosiddetta) emancipazione femminile, abbiano così successo questi polpettoni ultraruolizzati che tanto mi ricordano le canzonette italiane dei ’60-’70, quando lei – eterna ragazzina ingenua – doveva essere iniziata alla vita (e al sesso) da lui, un po’ macho un po’ sbruffone un po’ poeta, che sapeva già tutto dell’amore e che prendeva ogni decisione (evidentemente per tutti e due).
Mi interessa però puntare l’attenzione sulle aspettative delle lettrici di questa trilogia (che sono senz’altro la stragrande maggioranza): più che il principe azzurro (in questo caso grigio cenere), è forse proprio l’uscita dal grigio piattume dell’esistenza (anche, ma non solo, amoroso-sessuale) a far qui da volano. Desideri reconditi, curiosità neolibidiche in un’epoca ultraerotizzata (e dunque depotenziata), qualche brivido istillato dal lato oscuro della natura umana, nonché una sostanziale insoddisfazione per la propria vita erotica di donna del nuovo millennio, andrebbero a costituire il fulcro psicologico attorno a cui ruotano le 50+50+50 sfumature.
Dopo di che, la realizzazione del prodotto che dovrebbe soddisfare tali bisogni del femminino (materico più che eterno) mi pare davvero deludente (per lo meno a me, osservatore maschile): che la protagonista femminile, Ana, cresca e maturi davvero nel corso del suo fatale precipitare nell’orbita del miliardario e bellissimo e praticamente perfetto, e però tenebroso e lacerato Christian, come la falena-Icaro sul fuoco (metafora ripetuta oltre misura lungo tutto la storia), mi pare davvero dubbio.
Le prime cento pagine del romanzo sono di attesa; le seguenti 400 di fotti-fotti all’impazzata (che dopo la prima scopata risultano di una noia mortale: d’altra parte si possono sovrapporre tutti gli orpelli possibili e immaginabili, ma la sostanza del “fottere” sempre quella è); mentre le ultime 20 o 30 praticamente assurde, dato che non si capisce come mai i due assatanati, dopo l’ennesima trombata con orgasmi da primato e da urlo, e crolli a corpo morto su madide lenzuola, si lascino – se non per rilanciare la puntata numero 2 della libidosaga.
Che poi – tra un ululato orgasmico e l’altro – lei sia tutta presa dalla letteratura e da Tess d’Urbevilles e voglia lavorare nell’editoria, mentre lui, che viaggia con l’aereo privato e pare comandare mezzo stato, sia un filantropo preoccupato del Darfur e della fame nel mondo – beh, tutto questo risulta davvero insopportabilmente finto e risibile. Un po’ come se l’autrice, annoiata dal suo stesso reiterato narrare scopereccio, volesse dare una patina di sostanza all’intreccio, e rendere brillanti le sfumature del grigio. Senza però rendersi conto che non può che trattarsi di un ossimoro dopo l’altro. Per non parlare dello scavo interiore sui due personaggi – l’interno di lei sdoppiato tra una fustigatrice “vocina” della coscienza e una porchissima “dea interiore”, l’interno di lui impenetrabile come il piombo (molto meglio, a questo punto, sarebbe stato lasciar agire solo i corpi, i loro anfratti e i loro umori – ché magari ci saremmo risparmiati mezzo libro buono di psicominkiate).
Insomma, consiglio da bibliotecario (più che da filosofo): non perdeteci nemmeno un minuto del vostro tempo, a meno che non abbiate un qualche dovere culturale o sociologico da compiere. Per chi poi fosse solo curioso, o magari appassionato di eros cartaceo, e cercasse del puro e semplice svago libidinoso, penso che resterebbe in ogni caso deluso, dato che dietro l’enormità del desiderio (oltre che di gigantesche stanze, bagni, vasche, lettoni, appartamenti con viste sullo skyline, per non parlare del grosso cazzo sempre in tiro del principe), fa capolino il nulla. Che non mi pare abbia poi così tante sfumature.

Autore: md

Laureatosi in Filosofia all’Università Statale di Milano con la tesi "Il selvaggio, il tempo, la storia: antropologia e politica nell’opera di Jean-Jacques Rousseau" (relatore prof. Renato Pettoello; correlatore prof. Luciano Parinetto), svolge successivamente attività di divulgazione e alfabetizzazione filosofica, organizzando corsi, seminari, incontri pubblici. Nel 1999, insieme a Francesco Muraro, Nicoletta Poidimani e Luciano Parinetto, per le edizioni Punto Rosso pubblica il saggio "Corpi in divenire". Nel 2005 contribuisce alla nascita dell’Associazione Filosofica Noesis. Partecipa quindi a un progetto di “filosofia con i bambini” presso la scuola elementare Manzoni di Rescalda, esperimento tuttora in corso. E’ bibliotecario della Biblioteca comunale di Rescaldina.

11 pensieri riguardo “Le centocinquanta sfumature del nulla”

  1. Bellissima e divertente critica che ha aggiunto certezza a ciò di cui ero già pienamente convinto.
    Siamo all’editoria da strapazzo, ma mi chiedo: chi legge robaccia del genere? Un bel “auto da fè” canettiano no?

  2. Concordo con la critica veramente piacevole che hai scritto, bisogna ammettere che la maggioranza di acari che popolano la terra predilige questo tipo di lettura.
    Ciò non toglie che donne come Ruta Sepetys abbiano scritto un romanzo bellissimo dal titolo: Avevano spento anche la luna.
    E questo è solo un esempio.

  3. @Stefano Re: grazie!

    Il problema del rapporto alto/basso in letteratura (e più in generale nella cultura di massa) non è certo nuovo. Parecchia letteratura (direi forse il 90%) è nata per essere consumata, basti pensare al genere giallo o al rosa. Tant’è che c’è chi non la considera a rigore “letteratura”. D’altro canto Dumas e Dickens hanno forse scritto le loro cose migliori in appendice, e anche Pinocchio – che è un capolavoro indiscutibile della narrativa mondiale – è nato un po’ allo stesso modo.
    Oggi il fenomeno è senz’altro amplificato (e reso piuttosto fastidioso) dall’enorme macchina globale dell’immaginario – che, ovviamente, è una macchina fatta per produrre profitto innanzitutto, non certo arte.
    Dopo di che, ciascuno scriva, legga e produca quel che gli pare – purché gli spazi dell’autonomia artistica vengano salvaguardati e promossi. Le biblioteche servono anche a questo, senza voler però creare steccati rigidi tra alto e basso: succede talvolta che i piani, col tempo, si ribaltino. E che un raffinatissimo e coltissimo musicista come Mahler finisca per depredare la tradizione musicale più plebea e popolare…

  4. In quanto a Mahler, é senz’altro in gran compagnia, poiché dalla musica popolare hanno saccheggiato a piene mani un po’ tutti i classici,,talvolta anche in modo sfacciato e ruffiano. Le tue considerazioni sul libro dell’estate, caro m.d., sono senz’altro serie e al tempo stesso esilaranti. Soprattutto me li hai fatti immaginare, i due “homo arrapans”, come campioncini del trash piccolo borghese, ridicolo anche quando non intende far ridere e, peggio ancora, tristanzuolo quando vuole esser divertente. Poi ci sono i lettori,chè altrimenti non si pubblicherebbero e sopprattutto non si venderebbero robe così. Ma, naturalmente, questo vale anche per la Divina Commedia: siamo in regime di libertà che diamine!

  5. Salve ragazzi.
    Condivido con Saverio: esilarante recensione!
    Però … MD: non ti facevo così moralista

    Ma sì, in un senso (lato) mi è mancata la lettura di questo prodotto editoriale. Proverò a dargli una scorsa la prossima volta al supermercato, giusto per tenermi aggiornata sulle libidini collettive: leggiucchiando qua e là di sicuro se ne può cogliere lo spessore.
    C’è però da dire però che tra i variopinti gironi dell’inferno forse i libidinosi non sono più da annoverare tra i peggiori peccatori. Gli inventori dell’aspartame, o dell’eternit, (ad esempio, per citare appena qualche categoria, e per quanto risulti difficile stabilire una graduatoria dei peccati) sono ben peggiori: indubbiamente producono danni maggiori …
    Perciò diciamo che in generale i produttori di immondizia inquinante e non riciclabile, sarebbero da mettere all’indice. Perché? mi preoccupa lo spreco di materia prima – quanti metri cubi di carta sprecata? E ancora, proprio adesso che il prezzo della cellulosa sta andando alle stelle, e un quaderno scolastico di carta bianca e pulita, viene offerto in promozione al supermercato alla folle cifra di 4 euri!
    No, non ci siamo. Va bene che potremmo sempre dire agli scolari (come per le brioches di Maria Antonietta) : Mamma e papà non possono permettersi di comprarvi i quaderni? Che problema c’è? Fatevi comprare il computer … o l’IPad
    Per il resto, credo che ci siano dei periodi in cui le tempeste ormonali inducono alcune persone ad un esasperato strofinamento di mucose e neuroni cerebrospinali, che forse è l’unico modo che hanno per mitigare i pruriti. Poi passa. Forse. Più che l’inferno sembrano i gironi del purgatorio, e sussiste pur sempre la possibilità di emendamento. Per questo bisognerebbe cercare di essere comprensivi. E tolleranti. Poveri bimbi: è solo un peccato veniale …

    Comunque ieri ho letto in fb quattro versi di Franco Arminio, che vi giro a stretto giro di posta, per risollevare il morale ….

    Molti confondono il sesso
    con l’atletica
    e così arrivano esausti
    al traguardo dell’orgasmo.
    Il sesso è rimanere ultimi
    insieme a un altro
    perdere un poco di tempo assieme.
    Lo dico a te che hai coralli
    al posto delle vene.

  6. mi ero scordata di aggiungere al commento precedente, questo:
    😉
    che indica il tono del testo … (se non s’era capito)
    escluse ovviamente le parole di Franco Arminio
    ciao

  7. Devo aggiungere però che la cosa che mi fa più incavolare, è questo spreco di sfumature di grigio …
    Ci pensavo proprio una sera di settimana scorsa, quando, uscendo dal supermercato c’era un cielo di sfumature di grigio vero, tale da far sprofondare tutti gli editor di una certa risma in un colpo solo …
    Che non s’immaginano proprio quanto può essere bello il grigio, e come sia impossibile catturarne le sfumature … nemmeno centocinquanta … di parole al vento

  8. può essere, non abitiamo molto lontani… e non sai come mi rende lieta sapere che siamo sotto lo stesso cielo …
    Quando sei in sicilia si sente che qui manca qualcosa.
    Non potresti portar qui la sicilia invece di andartene là così spesso? 😉
    Non so proprio come sia il cielo di sicilia, non ci sono mai stata e temo che per me sia off limits, soprattutto nell’estate infuocata.
    Per questo, vogliamo qui la sicilia, e non solo i siciliani!
    così anche i siciliani innestati in terra longobarda si sentirebbero più a casa … 🙂

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