“Chi corre, chi s’appiatta
per ingannare il Tempo, belva attenta e funesta…”
(C. Baudelaire)
È così bello, esserci!
Anche perché così casuale…
È da qualche giorno che sto cercando di scrivere qualcosa di sensato su quell’insensatezza assoluta che è lo scorrere del tempo, il passare degli anni, il consumarsi del (mio) bìos. Che di per sé (o meglio in sé) sono fenomeni del tutto indifferenti, parte di una megamacchina cosmica che segue imperturbabilmente il suo corso, glaciale, muta e misteriosa come un cielo d’inverno trafitto di stelle. Ma che per me devono pur significare qualcosa. E tutto sommato se ne potrebbe concludere che altro senso non ha la vita (vista da una parzialissima e finitissima mente umana) se non quello di essere narrata (dalla medesima mente) attribuendole un senso, un verso, un capo e una coda – quali essi siano. Che è poi una autoattribuzione. Ma veniamo al dettaglio, scendendo dall’algido in sé al bruciante per me…
In qualsiasi modo li conti, mi fanno impressione: cinquanta è cifra tonda, bella piena e matura, al limitar della senescenza, di certo ben oltre quell’eterna giovinezza di cui si bea la nostra stupida epoca. Quando un quarto di secolo fa erano stati 25, mi ero messo leziosamente a nominarli “5 lustri”, ed era stato divertente. Potrei ora far lo stesso, raddoppiando il numero: 10 lustri, ma non lo trovo più così divertente. Quel che ora mi impressiona è tradurli in secoli: d’accordo, è solo mezzo, ma non è che capiti tutti i giorni di metterlo insieme.
C’è soprattutto la precisa sensazione, forse per la prima volta, di essere parte (abbondantemente passiva) di un inesorabile scorrere del tempo storico: sto a cavallo di due secoli che sembrano più che mai divaricati; son nato negli anni del baby boom e della crisi di Cuba, di Marilyn Monroe e dei Beatles; scuola di massa, cultura cartacea, poca Tv e corse nei campi, e ora tutto questo è finito nei film e nelle mostre e nei cataloghi fotografici – quasi sempre in bianco e nero. Quell’epoca sembra non aver più nulla in comune con questa. E io che ho i piedi laggiù e la testa quassù, mi sento talvolta dimidiato se non schizofrenico. Insomma, come qualcuno ha spiritosamente commentato, ormai sono vintage!
Se tempestoso è stato questo transitar di secoli (e di millenni), fatico anche a ricomporre il filo del mio bios… che cosa lo tiene insieme? che cosa dà continuità e senso a questo flusso identitario, pieno di contraddizioni e di giravolte, ma anche di qualche continuità e tenace abbarbicarsi ad alcune (poche) idee fisse?
La fatica è oltretutto duplice: tenere insieme il tempo esterno (gli eventi, il corso storico, i mutamenti) e quello interno (il filo ininterrotto dell’identità, di quell’oggetto che denominiamo “io”). Soprattutto, trovare un trait d’union tra i due fili – che ovviamente già c’è in sé, ma che non sempre coincide o s’attaglia al punto di vista soggettivo.
Io e la storia.
Io e il tempo.
Io e gli altri, l’alterità, il non-io.
Da brividi, anche perché i poli andrebbero invertiti.
Restano quelle 4-5 cose fatte nel mezzo secolo trascorso, di cui andar fieri, tra cui metterei anche questo blog (ma poi si finisce per chiedersi cosa mai sia questa fierezza, da dove viene e dove vuole andare a parare…).
E quelle altre 4-5 che nel tempo a venire vorrei poter fare. Nel tempo che nella parte superiore della clessidra è rimasto. Sempre che la stia osservando dalla parte giusta.
E già il fatto di non sapere se questo tempo è già stato determinato, può istillare un filo di angoscia; ma sarebbe ancor più angosciante il saperlo, e soprattutto sapere quanta sabbia è rimasta.
C’è poi un’altra cosa che mi impressiona non poco: che in mezzo secolo sono incappato in centinaia se non migliaia di persone, volti, storie, biografie – la maggior parte delle quali sono passate oltre o di lato (o rimaste indietro), e di cui nulla so più. Brevi o lunghi pezzi di strada insieme, segmenti che si sono intersecati (a volte incasinati), purtroppo alcuni amici perduti… Mi giro indietro e vedo, tra le altre cose, molte macerie. Anche se poi m’incazzo lievemente con me stesso, e mi dico che sono un ingrato, visto che ho avuto la fortuna di essere stato balestrato in questo scorcio di mondo, dove di macerie (quelle vere) non ce n’è più da 70 anni, e dove (crisi o non crisi) si sta bene e si ha la pancia piena. E per una volta sorvolo sulle macerie spirituali e culturali.
Quel che invece non mi impressiona affatto e di cui sono convinto, nonché grato, è che questo mio bios semisecolare è in grandissima parte determinato da altri, non da me. Sono quel che sono grazie agli altri, e nella folla di questi “altri” ho avuto in sorte di incontrare persone straordinarie. E allora non posso fare altro che cercare di tenere il filo, il verso, il senso di questo guazzabuglio di storie, di incontri, di bellezza sparsa e casuale – ecco, alla fin fine posso solo far questo, plasmare e dar forma, per quanto mi è possibile, all’informe.
Ma bando alle mestizie e alle inani chiacchiere. Tra poco brinderò con un calice di vino rosso, un Nebbiolo di Valtellina che attende pazientemente da 6 anni di essere stappato!
Oh, se il tempo va così, allora bisognerà mettere anche il Grumello in lista d’attesa 😉
Tanti tanti auguri, Mario
E grazie anche per le bellissime parole di questo testo. Molto molto bello.
Ci teniamo …
cara rozmilla, grazie!
Per i tuoi scritti agguatizzanti a volte ti pensavo al di sotto dei 40
Sei giovane invece- Auguri
Eg
@egil: grazie! (ma quell'”agguatizzanti” da dove salta fuori? comunque rende l’idea…)
Ecco qui un giovinortto che finge di non esserlo più (per quel che può contare il dato anagrafico) e, come di prammatica, ha già tirato fuori il bilancino del tempo trascorso. Concediamogli questa debolezza e, già che ci siamo, s’alzino calici virtuali per un brindisi alla salute dei suoi prossimi 50! E per dare il giusto impeto all’augurio, scaglierò quindi il suddetto calice nelll’altresì virtuale caminetto che giganteggia alle mie spalle,all’usanza dei granduchi russi, che li avranno pur fucilati, ma non mi sembravano poi così peggiori di quelli di oggi. Questo comunque non c’entra niente. Auguri Mario!
grazie caro xavier (anche per aver perdonato la mia debolezza)
tanti cari auguri Mario, ma quando li compi, di preciso, questi benedetti anni 50?
sei nato sotto il segno della bilancia?
…mezzo secolo di un po’ di tutto:
…per esempio, dice Luttwack(sempre le solita testa di cazzo e anche stronzo):
” c’è un macrotrend evidente, che è quello di lasciare gli islamici cuocere nel loro brodo. Gli Stati Uniti sono riluttanti a intervenire in Libia, in Siria, perché è chiara ormai l’inutilità di certe azioni. Basti pensare all’Irak, all’Afghanistan. Grandi spese, nessun risultato. Una perdita di soldi e di tempo. Me lo lasci dire, in alcuni casi si tratta di barbari che governano selvaggi. È tutto inutile. L’ambasciatore Chris Stevens rappresentava quell’entusiasmo per la questione mediorientale che ora, con la sua uccisione, sarà sempre meno convincente e avrà sempre meno riscontro nella realtà».
Questo è il macrotrend, come lo chiama lei. Ma nell’immediato qualcosa l’Occidente può fare?«Certo: possiamo liberarci del linguaggio falsificante. Ad esempio non c’è una nuova democrazia in Libia, perché se non c’è rispetto della persona non può esserci democrazia. E non credo che le cose potranno cambiare per un secolo o due. Per ora islam e democrazia sono due parole incompatibili».
…e “noi” come gli potremmo ribattere a lui?
con la morale cristiana, kantiana, col relativismo assoluto, o non-assoluto, comportandosi bene noi, come minimo, eccetra?
@carla: grazie! la data è quella del post, il 17 settembre
@filosofiazzero: ecco, Luttwack è una di quelle persone che nel mio mezzo secolo avrei evitato volentieri anche solo di sentir nominare…
Ah, ma allora sei della vergine!
le poche persone che conosco di questo segno hanno un’intelligenza vivace e brillante, capace di risolvere qualsiasi problema per la sua determinazione pacata…
e inoltre…(e quì cito l’esempio di una mia collega)…sanno essere critici con la C maiuscola!
…md:
….ma cosa gli potremmo VERAMENTE rispondere “noi”(!) a lui?
vaffanculo, a persone “così” solo vaffanculo si può e si deve rispondere? noi invece aprisi al diverso, dialogare, arricchirsi nel dialogo e nell’accoglienza, etc. etc. etc.? da una parte i Luttwack, dall’altra “noi” e nient’altro che “noi”?
“…nel tempo che nella parte superiore della clessidra è rimasto. Sempre che la stia osservando dalla parte giusta.”
Cosa vuole dire?
@filosofiazzero: non so mica cosa voglia dire, mi piaceva l’immagine di non sapere da che parte la sabbia stesse cadendo, così da confondere ancora più le idee. Fino ad arrivare a pensare, con Calderon, che “la vita è sogno”, e dunque anche il tempo lo è.
Un vaffanculo a Luttwack e soci direi che ci sta benissimo.
…”la vita è solo un ombra che cammina, un povero attore […]
una favola raccontata da un idiota, che non significa nulla”
Me l’ero perso questo post: per fortuna che l’ho riacciuffato! Non leggerlo, sarebbe statoo un peccato!
@Md
Lo scorrere del tempo …
Alcuni fisici sostengono che il “Tempo” non esiste. Esiste solo il cambiamento, che noi per necessità misuriamo con strumenti adeguati. Le cose del nostro orizzonte inesorabilmente sfumano in altre. Anche noi e il nostro orizzonte scolorano nell’effetto notte. E, quindi, pensare all’essere delle cose è vano. Un calice di Nebbiolo della Valtellina, assaporato lentamente, si rivela molto più “sensato”.
Carpe diem, quam minimum credula postero!
MD:
come nelle Opertte Morali, fa dire al Tasso Leopardi, “un bicchiere di vino generoso” se mi ricordo bene?
Mi permetto di segnalare la (oscura) presenza di uno scritto di Severino (ancora lui!) dove critica il nuovo (cosiddetto) realismo
(ammettendo davvero lo esista, una cosa del genere). Al contempo egli esorta gli studiosi (cosiddetti) di filosofia (cosiddetta) alla lettura di Giovanni Gentile.
@filosofiazzero: è però così oscura che non ci dici nemmeno dove esso scritto si trovi… vorrai mica boicottare l’esimio ES?
Agguatizzante per me= Insidia giocosa e felina
Eg
MD:
Supplemento “la lettura” del corriere della sera di sabato (o domenica?)
Supplemento “La lettura” di sabato 15 settembre. Oggi, sempre sul Corriere, replica alquanto stizzita di Vattimo.
Luca Ormelli:
sì, è vero, l’ho letto, davvero un po’ (tanto) isterico, ma, alla fine, mi sembra che Vattimo non dica cose sbagliate. O sì?
ho letto lo stizzito Vattimo, senza però i preamboli – anche se posso immaginare gli argomenti;
uff! forse mi son pure venuti a noia…
MD:
ma non è questo, in fondo, di cui si parla sempre qui, e di cui si è sempre parlato in filosofia? Anche se il titolo di questo blog “la botte di Diogene” (che a me garba tantissimo) placidamente intenderebbe la direzione di zzzero filosofia, in effetti….
Ho dato una scorsa alle loro argomentazioni e non sono riuscita a leggerle.
Non funziona, la ragazza ha qualcosa che non va, non s’impegna …
Devo preoccuparmi?
@filosofiazzero: ma qui se ne parla meglio…
(e così rispondo anche a rozmilla, che non ha nulla di cui preoccuparsi)
🙂
@ filosofiazzero:
rettifico in colpevole ritardo: supplemento “La lettura” di domenica 16 settembre. Il gran trombone ES ha menato la polenta con l’ottone sbagliato. Vattimo l’ha rintuzzato a dovere, se non teoreticamente quanto meno nel timbro. Certo teoreticamente ES è al riparo da qualsivoglia attacco: persino affermare che “ES è un gran trombone” costituisce – in quanto enunciato – un essente. Insultarlo è pertanto vanificato da quella medesima “struttura originaria” che lo identifica con l’enunciato. Mi attendo comunque a breve una controreplica del Doctor Subtilis sul Corriere. Non la teoresi è in qui in gioco (sono i mortali che di questo genuinamente dibattono non le prime donne da Dipartimento) ma il prestigio apud alios.
ciao Mario
bè anche il nero d’avola non starebbe male ..
io ti precedo di un paio d’anni .. è tutto vero circa le riflessioni che hai edotto , me le sono poste anch’io
a 50 anni si ha comunque …… ci sarebbe un elenco lungo da dire cosa si ha , cosa si è al mezzo secolo ..
per me la cosa più importante è non avere rimpianti , aver vissuto come desideravi .. poter dire se domani non ci sono più “non mi tange” ed è così sento di aver vissuto come volevo la mia vita migliorandola negli ultimi anni scoprendo la filosofia che riconosco ora sarebbe stata una gigantesca lacuna altrimenti
un saluto a te Pier!