«Si dice che da voi, sulla terra, ci fosse un certo pensatore filosofo che “aveva rifiutato tutto: leggi, coscienza, fede” e soprattutto la vita futura. Questi morì e si aspettava di andare direttamente nelle tenebre e nella morte, quando invece trovò dinanzi a sé la vita futura. Rimase allibito e indignato: “Questo contraddice tutte le mie convinzioni”, disse. Ed egli fu punito per questo… fu condannato a camminare nelle tenebre per un quadrilione di chilometri e quando finirà quel quadrilione, le porte del paradiso gli saranno aperte e gli perdoneranno tutto. […]
Be’, quell’uomo condannato a camminare per un quadrilione di chilometri rimase fermo, poi si guardò attorno e si sdraiò in mezzo alla strada: “Non voglio camminare, non camminerò per principio!” […]
Rimase sdraiato per mille anni, poi si alzò e si incamminò. […]
-Che asino! – esclamò Ivan […]
[Quando arrivò] gli furono aperte le porte del paradiso ed egli entrò, ma ci rimase solo due secondi – di orologio, di orologio (sebbene, a parer mio, il suo orologio doveva essersi dissolto nei suoi elementi primari là nella sua tasca, durante il tragitto) – ci rimase soltanto due secondi, e poi gridò che per quei due secondi valeva la pena di camminare non un quadrilione di chilometri ma un quadrilione di quadrilioni e pure elevati alla quadrilionesima potenza! Insomma, intonò il suo osanna ed esagerò a tal punto che alcuni lì, di idee più elevate, sulle prime non volevano neanche stringergli la mano: era saltato con troppo impeto dalla parte dei conservatori».
(Da I fratelli Karamazov, parte IV, libro XI, ed. Garzanti pp. 882-4)