Liquida, anzi miasmica (con postilla sul papa e dichiarazione di voto)

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Alla fine di questo post (senza capo né coda, liquido esso stesso un po’ come la società e le categorie del sociologo Zygmunt Baumann), dichiarerò pure le mie intenzioni di voto al prossimo redde rationem del 24 febbraio – sempre che non si volatilizzino nel frattempo, confondendosi con i miasmi sociali, politici ed antropologici della nazione. Nazione incantata per una buona fetta, in queste incerte giornate di fine inverno, dal palco fiorito di una popolare manifestazione canora (una delle poche cose ancora solide, non affette da malefico relativismo). Insomma, sarà un post pseudodadaista.

Buttiamola subito in politica (anche se sarebbe meglio buttare la politica). Ma credo che in Italia non si possa più parlare di politica, quanto di cosche e consorterie che hanno messo le mani su ciò che è comune contendendoselo, e più spesso spartendoselo (non certo in misura eguale ed egualmente colpevole: troppo comodo berciare il ritornello da bar del “tanto sono tutti uguali”). Non è un’altra tangentopoli, quanto piuttosto il consolidamento di quel sistema e di quella crisi che non solo non ha trovato uno sbocco, ma si è fatta permanente. Tutte le uscite dalla politica (la cosiddetta antipolitica, peraltro politicissima ed ideologicissima) hanno paradossalmente consolidato il sistema: così è stato con il leghismo, poi con il berlusconismo, e c’è da temere che così avverrà anche per il grillismo.

D’altro canto il mito della società civile evocato di continuo (senza stare a scomodare Hegel o Marx), è piuttosto discutibile: non esiste più (se mai è esistita) una società civile candida, laboriosa, perbene contro una casta politica ed affaristica che la vampirizza. Si tratta invece di un sistema unico fatto di vasi comunicanti e di strette interconnessioni (tra l’altro i rappresentanti per antonomasia della società civile – su tutti il Berlusconi della prima ora – hanno trasferito nella sfera politica il peggio di sé: metabasi orripilante in altro genere).
Sfuggono poi i veri nodi, la vera sostanza di quel che avviene (continuamente trasmutata in liquami e poi miasmi ed infine fantasmi fatti di slogans e parole, che rimuovono ogni materialità): la crisi (sia localmente che globalmente) altro non è che trasferimento di risorse, di beni, di possibilità da un luogo ad un altro, da un punto ad un altro, da un gruppo sociale o da un individuo a un altro, in un globale processo di fagocitazione e consumo dei corpi, dei viventi, di ogni cosa (così come ogni arricchimento, o presunto tale, è funzione di un impoverimento); sfugge contemporaneamente il vero significato del concetto di corruzione: è corrotto in sé il capitale, che corrompe sistematicamente gli umani, i quali fanno mostra di farsi corrompere ben volentieri, senza peraltro poter controllare alcunché, neppure nelle sedicenti società democratiche più che mai eterodirette. Le uniche soluzioni della crisi e della corruzione possono avvenire solo fuoriuscendo dal sistema che le genera ed alimenta di continuo.

***

[Intermezzo-postilla. Liquide si fanno anche le millenarie istituzioni del sacro (per lo meno in Occidente, ma tecnica e denaro desacralizzano ormai ogni angolo del pianeta). Siamo ben oltre il disincanto registrato da Max Weber. Il papa che timbrerà per l’ultima volta il cartellino alle 20 del 28 febbraio come un qualsiasi funzionario di una qualsiasi istituzione o azienda, non solo indica una definitiva metamorfosi del sacro in profano, ma addirittura una sua precipitazione nel prosaico. Non è certo una novità per la chiesa – cristiana prima, cattolica poi – che ha sempre dovuto fare i conti con la sua natura ancipite, temporale e spirituale, città di dio e città terrena, in perenne combutta con tutto ciò che c’è di fetido nel materico, con l’immondezzaio del potere e della storia, e dunque esposta alle “deturpazioni del volto” e alla “sporcizia” (sono le parole usate da Ratzinger, che vuol così farci credere di essere immacolato).
Il paladino dell’antirelativismo si ritira sconfitto dal mondo, nel silenzio di una fede che non ha più nulla da dire. Che si liquefa a sua volta.
Amen!]

***

Insomma: liquefatta la sfera della progettualità e della bussola della convivenza; liquefatto il mito del lavoro e della socialità; liquefatte le fedi e le ideologie – cosa resta?
Attenzione, non sto dicendo che tutto ondeggia e veleggia verso il nulla – anzi, questo è stato il grave errore di certe ideologie del postmoderno, che banchettavano sul cadavere delle certezze e sorseggiavano i frizzanti calici del pensiero debole – mentre i poteri fortissimi, la guerra, la follia distruttiva del capitale affermavano se stessi e afferravano il pianeta per la gola (e gli umani per la pancia).

Naturalmente anche il pensiero apocalittico-catastrofico è figlio del tempo liquido e, soprattutto, del sovraccarico psicologico di paure e di tensioni veicolate dall’informazione globale. Apprendere nel giro di un solo minuto che da qualche parte sul pianeta sta crollando un grattacielo, avviene un terremoto o uno tsunami, esplode un contagio, e poi una bomba sul metro, un’imminente guerra civile e l’estinzione di qualche specie e il buco dell’ozono e un meteorite che precipita o un asteroide in arrivo, una grande azienda che fallisce o uno stato che fa bancarotta e la perturbazione che tra poco devasterà un’intera regione… paure liquide e miasmiche quantomai, ma che si stratificano e solidificano in un profondo senso di angoscia e di disagio.

Tutto ciò genera sentimenti non proprio idilliaci nei confronti del futuro: impotenza (se si guarda al tutto fuori di sé) e narcisismo (che è una riduzione del tutto ad un miserrimo sé).
Compito gravosissimo è dunque quello di rifondare nuove forme di socialità e di comunità. Certo, tornare alla solidità della tradizione non è più né possibile né soprattutto auspicabile, ciò che è liquido in termini sociali non si risolidifica più, o meglio, è suscettibile di dar luogo a nuove forme – e d’altra parte non si può nemmeno campare di sola acqua o aria. Ma tutto questo è bene lasciarlo in sospeso, allo stato gassoso, senza doverne sperimentare eventuali precipitazioni qui e ora.

Certo che è dura terminare, dopo voli pindarici e destinali, con la piccola politica elettorale dell’Italietta (ma direi dell’Italiaccia) di questi anni. Che sembra oltretutto aver preso una china inarrestabile, fatta com’è di proclami a vanvera che vellicano la pancia (l’IMU, le tasse, i dané), la paura e il livore – prevalenza dell’amigdala e messa tra parentesi della corteccia cerebrale. Ma mi leverò il dente, e – scartata l’opzione, peraltro rispettabilissima, dell’astensione –  non potrò che parteggiare per quel che resta della sinistra (afflitta da settarismo, massimalismo parolaio, gruppettarismo, elitarismo, confusione intellettuale, strabismo ombelicale – fenomeni di cui sono anch’io corresponsabile), e dunque votare per:

Rivoluzione Civile alla Camera
Sel al Senato
Etico (che sostiene Ambrosoli) alla Regione Lombardia.

Spero solo (a minuscola consolazione) che l’amico Giorgio Riolo venga eletto nel Consiglio regionale: la sua militanza, onestà intellettuale e coerenza sono tutt’altro che liquide, anzi sono solide come roccia.
E che prima o poi esploda una gioiosa rabbia collettiva, trasformatrice per davvero, che sappia far leva anche sulla cara, vecchia e solida ragione.

Autore: md

Laureatosi in Filosofia all’Università Statale di Milano con la tesi "Il selvaggio, il tempo, la storia: antropologia e politica nell’opera di Jean-Jacques Rousseau" (relatore prof. Renato Pettoello; correlatore prof. Luciano Parinetto), svolge successivamente attività di divulgazione e alfabetizzazione filosofica, organizzando corsi, seminari, incontri pubblici. Nel 1999, insieme a Francesco Muraro, Nicoletta Poidimani e Luciano Parinetto, per le edizioni Punto Rosso pubblica il saggio "Corpi in divenire". Nel 2005 contribuisce alla nascita dell’Associazione Filosofica Noesis. Partecipa quindi a un progetto di “filosofia con i bambini” presso la scuola elementare Manzoni di Rescalda, esperimento tuttora in corso. E’ bibliotecario della Biblioteca comunale di Rescaldina.

37 pensieri riguardo “Liquida, anzi miasmica (con postilla sul papa e dichiarazione di voto)”

  1. Siete unici…vi seguo da qualche mese, senza disturbarmi sul chi siate e perchè siate dove siate ma solo verso il quando…il pensiero è si un lusso, ma fra i più economici, se lo si vuol ottenere.

  2. grazie fanux, continua a seguirci e concediti pure il lusso di intervenire!

    @filosofiazzero:
    né raccomandarti sarà mia premura
    di andare a ritirarlo in prefettura
    (lo so che è in comune, ma non mi veniva la rima)

  3. @Md

    Hai descritto la “catastrofe”con parole di verità, al servizio di chi è confuso e vuole capire. Hai proposto un manifesto di intenti, un impegno civile (rivoluzionario) per chi non ama abitare la casa del “grande fratello permanente” e vuole, essendo giovane, costruirsi un futuro possibile e sostenibile. Ecco come la filosofia può “incarnarsi”, mettendosi in gioco per il “bene comune”. Hai interpretato la mia provocazione precedente in modo mirabile.
    Non so se farà breccia, ma certamente è una testimonianza che può scaldare i cuori degli onesti.
    Grazie.

  4. Puntuale come sempre, ad ogni ricorrenza elettorale, si scatena l’analisi delle puntate precedenti per poi alla fine ridurre il tutto ad una probabile catastrofe se “vincono gli altri”, o ad una prospettiva meno angosciante se “non perdono” i propri. Quale ben sia lo scarto fra le idee dei primi e dei secondi, negli ultimi lustri, mi è un po’ difficile dichiarare con certezza, e non mi riferisco nè alle intenzioni, nè alla buona o cattiva fede nel sostenerle. bensì alla sostanza dei risultati che hanno raggiunto, con o senza le attenuanti che ciascuno di essi accampa ad ogni pié sospinto. Non ho rimpianti di nessun genere per il passato, tantomeno intendo affidare all’amarezza o al disincanto le prospettive del mio e altrui futuro, vorrei solo rendermi conto meglio di quanto la liquidità in questione si sia già trasformata in liquame, e in questo caso di che genere esso sia: alcuni, pure puzzolenti all’olfatto, sono ottimi fertilizzanti per ciò che la terra saprà dare, altri non sono che un residuo venefico e inquinante che può mettere a rischio la sopravvivenza di intere comunità. Come si può ben capire mi inquieta molto che per la gran parte degli umani le puzze siano tutte uguali. E comunque non di sole elezioni si campa…

  5. md colgo l’occasione per ringraziarti di questo spazio di pensiero sempre acuto e stimolante che offri, ma in occasione del tuo endorsement politico mi permetto di notare un’analisi poco serena sul m5s a cui non dai scampo definendolo grillismo. Scrivi: “Le uniche soluzioni della crisi e della corruzione possono avvenire solo fuoriuscendo dal sistema che le genera ed alimenta di continuo.”
    Perfettamente d’accordo. E la pensano cosi’ pure gli attivisti del m5s. Capisco la repulsione per lo sbraitante Grillo, ma guarderei agli attivisti a cosa dicono e soprattutto a cosa hanno fatto e fanno: politica senza soldi, trasparente, controllo dell’elettore sull’eletto, partecipazione attiva, attenzione ai temi cruciali per il futuro di una comunita’. E’ un modo diverso di vedere le cose che nasce dalla consapevolzza che il fondamento originario di una societa’ non e’ l’individuo, come vorrebbe l’ideologia empirista-liberista, ma e’ la comunita’ che lo accoglie. Non vedo come questo modo di pensare possa fare del male alla democrazia, non vedo cosa c’entri con Berlusconi e la Lega (pur riconoscendo che molti di quelli che lo voteranno saranno i delusi di B e lega). Ma direi che ognuno vede il film che vuole: c’e’ chi vede un ritorno al fascismo, chi una riproposizione del berlusconismo e chi come Fo, ieri a Milano, una voglia di produrre futuro che l’Italia ha conosciuto solo dopo la guerra.

  6. @mixedsources: naturalmente quel che va accadendo in termini politico-elettorali è in fase di veloce mutamento (forse anche smottamento), ed è dunque difficile fissarlo e registrarlo. Come sempre – hegelianamente – il pensiero arriva solo dopo, quando tutto è accaduto.
    Però mi sento lo stesso di fare qualche riflessione a proposito del fenomeno M5S-Grillo. Tenderei innanzitutto a distinguere 3 livelli:
    Grillo in sé (che è un effetto dell’onda lunga del craxismo e del berlusconismo, cioè della spettacolarizzazione della politica);
    gli attivisti, che sono sicuramente persone rispettabilissime, non certo lontane dalla passione dei vecchi militanti di partito (per quanto sia la forma-partito ad essere messa in discussione);
    ed infine la liquidità dell’elettorato (in questi ultimi giorni si ha ad esempio la sensazione di una crescita vorticosa dell’elettorato potenziale, che pescherebbe a destra come a sinistra, dai leghisti delusi, dai no-tav/no-global, dalla classe media impoverita, sicuramente in massa dai giovani elettori, ecc.ecc.).
    Detto questo, quel che noto è una netta dicotomia tra programma (che ho letto e che condivido in buona parte, tra l’altro molti di quei punti provengono dal movimento contro la globalizzazione degli anni ’90 e dei primi 2000, nel quale ho militato anch’io, e dunque non sono un patrimonio del solo M5S, ma di una fetta ben più grande di cittadini) e conduzione autoritario-demagogica da parte di Beppe Grillo.
    Da non pochi anni sostengo la necessità di superare la forma-partito (personalmente sono sempre stato più movimentista che militante di partito), ma non mi pare che l’alternativa stia in Grillo, che trovo fin troppo simile a tutte le maschere dell’antipolitica apparse negli ultimi 20 anni (dalla Lega della prima ora al berlusconismo ), che sempre si sono appellate alla società civile, con lo slogan del fare “piazza pulita”, ecc.ecc.
    Sulla “fuoriuscita dal sistema” non bastano certo 4 slogans o urla in piazza: occorre una rivoluzione sociale, politica, culturale ed antropologica che non può certo riguardare solo l’Italia, e di cui non vedo all’orizzonte molti segnali incoraggianti.
    Oltretutto è chiaro anche che non si può nemmeno aspettare che dall’orizzonte risorga Utopia, occorre fare qualcosa qui e ora per questo derelitto paese.
    Magari ragionare un po’ di più, e non votare o non agire politicamente – come è stato fatto per troppi anni – più con la pancia che con la testa.
    Vi è poi, infine, una questione di biografia politica ed intellettuale personale, una storia da cui provengo che mi mette profondamente a disagio nei confronti di movimenti come quello di M5S – cui sento di essere vicino per alcuni contenuti, ma lontano anni luce nel modo di pensare, nello stile, nella forma politica (che non è solo pelle, ma sostanza).
    Per ora mi fermo qui, in attesa di vedere gli sviluppi.

  7. @ filosofiazzero
    non capisco perche’ mi sono meritato il SIC!, ma onorato che mi abbia letto fino alla fine 🙂
    @md
    sono tutti timori legittimi i tuoi e interpretazioni condivisibili, pero’ mi permetto semplicemente di essere ottimista (SIC!): chi e’ stato eletto e sta gia’ operando sul territorio sta dimostrando autonomia, trasparenza, responsabilita’, aderenza al programma, toni pacati e atteggiamento collaborativo; chi sara’ eletto in parlamento, conoscendo gia’ molti attivisti, credo fara’ lo stesso. Non nego: ci sono i puri e semplici grillini, ma non si trovano forse ovunque? i bersanini, i vendolini, gli ingroini cioe’ quelli che: il capo non sbaglia mai? Pero’ sono convinto che la maggioranza sia dotata di spirito critico e autonomia di scelta all’interno del quadro programmatico di riferimento. Potrebbe non essere cosi’, potrebbero essere tutti burattini nelle mani di Grillo ecc; non credo sia cosi’, la mia e’ una speranza ma, vorrei dire, molto fondata.
    Sulla struttura padronale del movimento non vi sono dubbi; pero’, pur rischiando il marchio di grillino, do’ una mia interpretazione: Grillo spera, ingenuamente, in questo modo di salavguardare la genuinita’ del movimento, il suo non essere partito, il suo essere semplice contenitore di idee, piattaforma per il confronto di idee e non un luogo di scontro tra ego da cui alla fine emergera’ il leader che dettera’ una linea ecc. Se diventa scalabile, diventa un partito. Pur condividendo il timore di Grillo, non credo comuqnue questa possa essere una soluzione di lungo termine (tocchera’ pure a lui di morire un giorno).
    Ho parlato di chi fa parte del movimento, per gli elettori va invece sicruramente fatto un discorso a parte. Come anche sul concetto di demagogia in una democrazia siffatta. Ma mi fermo anch’io, fiducioso negli sviluppi.

  8. @mixedsources

    Riporto una frase che ho scritto altrove: Molti non pensano che votare sia “votare il meno peggio”. Cercano un’alchimia perfetta che
    in natura non esiste. Viaggiano con i loro sogni (Grillo) “fuori pista” e così il paese va a sbattere (paralisi totale).
    Attenzione siamo vicini al burrone. Ancora un passo avanti e la Grecia ci accoglierà a braccia aperte. In questo caso, però, la filosofia non c’entra e la disperazione ci coglierà di sorpresa.
    Meglio un piccolo passo in avanti che cento nel delirio.
    Ovviamente spero di sbagliarmi.

  9. @ Carlo
    Io sono fiducioso. E’ vero l’alchimia perfetta non esiste ma la Grecia nel burrone ci è finita a piccoli passi, non perché ha inseguito sogni “fuori pista”. In me è molto più grande la speranza del timore.

  10. @mixedsources

    E’ vero la speranza è l’ultima a morire. Ma anch’essa può morire, se le pre-visioni si fanno su calcoli sbagliati. In quanto ai “piccoli passi”, questi non li riferivo alla Grecia, ma proponevo che venissero fatti dall’elettore. Non ci può affidare all’utopia ma a un sano realismo. L’elettore dovrebbe chiedersi: quale coalizione è in grado di dare stabilità (relativa) al paese? Si possono accarezzare i sogni (auspicare), ma questo stato d’animo è assai rischioso. Occorre smacchiare il giaguaro e togliere definitivamente la fantomatica “padania” dalla cartina geografica dei barbari sognanti. Quando uno si definisce “barbaro” denuncia pubblicamente la sua insipienza. E pretende anche di essere votato. E’ il massimo della follia. Incrociamo le dita, non vorrei finire nella botte di Diogene insieme a milioni di miei connazionali.

  11. @Tutti
    Sottopongo alla vostra attenzione una “notiziola” di Luigi Franco, che ho trovato sul Fatto Quotidiano on-line:

    “Più della metà degli italiani ha difficoltà a comprendere l’informazione scritta e molti anche quella parlata”. Il quadro delineato dal linguista Tullio De Mauro sull’analfabetismo di ritorno della nostra popolazione ha influenze negative anche sul grado di consapevolezza con cui gli elettori si recheranno alle urne fra qualche giorno: “Molti sono spinti a votare più con la pancia che con la testa”. Inevitabili le conseguenze negative per la democrazia, visto che le difficoltà di comprensione, secondo De Mauro, non consentono di sviluppare in modo adeguato gli strumenti di controllo dell’operato delle classi dirigenti. Le responsabilità della politica non vanno cercate solo negli ultimi anni, ma sono distribuite lungo tutti i 150 anni che seguono l’Unità: “Tradizionalmente le classi dirigenti si sono occupate poco di migliorare il funzionamento delle scuole – spiega il linguista -. La valutazione di questi gruppi dirigenti è che uno sviluppo adeguato dell’istruzione mette in crisi la loro stessa persistenza in posizioni di potere”.

    Sorge l’interrogativo: possiamo parlare di “democrazia matura” in questo paese? O, più semplicemente, se un popolo è drammaticamente ignorante, possiamo ritenere le elezioni generali un atto di democrazia, oppure lo dobbiamo considerare solo un “rito”, una procedura burocratica, svuotata di senso?
    La volontà del popolo può essere solo un eufemismo volgare (risuona bene, ma razzola male).

  12. certo Carlo, la questione di “una testa un voto” è cruciale, anche perché in quella che tu chiami “democrazia matura” – e che a me piacerebbe chiamare democrazia sostanziale, non formale – la testa non può essere intesa in senso quantitativo, ma qualitativo: il processo di emancipazione cominciato grosso modo con l’illuminismo (la definizione di Kant di uscita dalla minorità è in tal senso esemplare, un vero e proprio manifesto della modernità) aveva proprio come obiettivo quello della presa di coscienza, della diffusione della conoscenza e dunque, conseguentemente, di un agire razionale e consapevole.
    L’Italia, poi, assomma un bel po’ di ritardi e di tare – a me fa impressione, ad esempio, che al centro di questa campagna elettorale non ci siano la scuola e la ricerca, gli unici motori che possano davvero toglierci dal pantano.
    Dopo di che ci sarebbe da fare un discorso più generale sulle società di massa e dei consumi, sull’atomizzazione (e complementare omologazione), ecc. ecc. – temi che abbiamo già avuto modo di affrontare.
    Ma tutto deve ricominciare – dopo la grave crisi della scuola di massa – da un serio progetto di ri-alfabetizzazione. Abbiamo noi una classe politica e di intellettuali in grado di assumersi questo compito di ampio respiro? Di ripensare e ri-progettare cioè il paese dei prossimi decenni?

  13. ….prima si anderebbe de-alfabetizzati del nuovo alfabeto trangugiato e metabolizzato in quello che è ora il pensiero vigente (noi tutti compresi)La qual cosa o avverrà come è sempre avvenuta nel processo hegeliano(!), cosiddetto, della, cosiddetta, procedente cultura, qualsiasi, insieme alla storia, eccetra, o non avverrà, se lo fosse possibile.

  14. “anch’essa può morire, se le pre-visioni si fanno su calcoli sbagliati”
    … ma allora diciamo che mi sono rimaste davvero poche speranze, se devo affidarmi ‘di nuovo’ a quelli che di calcoli sbagliati ne hanno fatti parecchi, sostanzialmente tutti sbagliati, vista la situazione in cui ci hanno condotto adottando l’Euro e legandoci le mani col tasso fisso, senza possibilità di agire con politiche indipendenti per far fronte alla crisi economica, e condannandoci al ruolo di schiavi periferici, eccetera.

    “il sano realismo”
    Difficile da argomentare quale sia il sano realismo.
    Infatti esistono almeno 2 versioni opposte, e ogni parte considera la propria come il sano realismo. Vedi:
    http://www.byoblu.com/post/2013/01/28/Quello-che-sta-per-succedere-e-perche.aspx
    La prima versione è quella nota (particolarmente mononota).
    Sulla seconda è calato abbondantemente il silenzio, soprattutto in periodo elettorale. E perché? Perché … chiaramente, bisogna attenersi al “sano realismo” dello status quo (qui quo qua).
    Mentre ovviamente MD (leggi Mario Draghi) è l’unico Paperone che decide.

  15. Sull’articolo di De Mauro, avrei da obiettare che parlare dell’analfabetismo della popolazione alla vigilia delle elezioni sono considerazioni abbastanza superflue.
    Soprattutto perché, se le cose non sono significativamente migliorate in 150, e non sono migliorate nemmeno quando c’era un benessere maggiore, c’è poco da sperare che possano migliorare in questo periodo di crisi economica.
    Ma qualcuno aveva anche osservato che in 150 anni non siamo riusciti nemmeno a realizzare una convergenza economica fra le regioni del nord e quelle del sud del paese. Per questo, l’obiettivo di realizzare una convergenza economica dei paesi del nord e del sud Europa, mi pare un obbiettivo non realistico, e che avrà come unica conseguenza di distruggere l’economia di questo povero paese. Che oltre ad essere povero di suo, è stato portato da una classe politica criminale, non solo sull’orlo del fallimento, ma in una situazione in cui non ha più alcun modo o mezzo per riprendersi, che non sia la svendita dei beni e le privatizzazioni dei servizi essenziali come acqua, energia, mobilità, e Sanità.
    Attenzione: ce lo chiede l’Europa! Il che significa pagare tutto in caso di malattia, oppure farsi delle assicurazioni private, per chi se le potrà permettere, ovviamente.

    Quindi, le condizioni future dipenderanno dal benessere economico che potremo mantenere, conservare. Solo un benessere economico diffuso e ben distribuito può migliorare l’istruzione e la democrazia. Viceversa, se l’economia di questo paese andrà sempre più a rotoli, andrà sempre più a rotoli anche l’istruzione, e con essa la democrazia.
    Inutile farsi tante illusioni. Per quanto non siamo certo nelle condizione della Grecia, la seguiremo a ruota.
    E queste votazioni non cambieranno nulla, a meno di provocare un cambiamento di rotta decisivo.

    Certo si dice che qualcuno voterà con la pancia, altri con la testa, e forse qualcuno anche col cuore. Ma, se l’informazione e la proposta politica è scarsa, anche a voler votare con la testa diventa un’impresa impossible. Avere una testa e non poterla usare, allora è meno doloroso sbatterla contro un muro, e non pensarci più. Votare col cuore, invece, somiglia alla soluzione del medico pietoso che fa la piaga cancrenosa. Giusto per allontanare l’amaro calice, diluirlo in una lenta agonia. Non so, forse sarebbe quasi meglio una fine spaventosa ma rapida, piuttosto che uno spavento senza fine.
    E in una situazione estremamente liquida, come quella in cui ci troviamo ora, forse dovremmo preoccuparci anche degli extracomunitari che fra non molto potremo essere anche noi.
    Anche perchè gli extracomunitari attuali, quelli che possono già se la danno a gambe.

    Ho letto il programma di Ingroia, e mi pare meritevole di attenzione. Solo che non spiega in che modo potrà rinegoziare le politiche fiscali con l’Europa.
    Semplicemente non lo potrà fare, a meno di uscire dall’Euro e dall’Europa. E poi, in ogni caso, sa benissimo lui stesso che riuscirà a racimolare una quantità di voti del tutto insufficienti, per cui sarà influente. Non so, potrà giusto offrirli al PD? E in cambio de che?
    A parte questo piccolo particolare (e l’altro, di essersi tenuto Di Pietro) forse però almeno Ingroia ci prova.

  16. in linea di principio sono con voi… come non esserlo in linea di principio ? Ma nella terra isolata i principi sono i limiti o barriere poste per i perdenti fatte per essere abbattute dai vincenti. So che il moto d’animo che subito vi monterà è un…embè noi stiamo con i perdenti e perché io no ? ma dalla parte dei vincenti. Coscienze infelici che vagate raminghe…

  17. @Tutti

    Data l’analisi che tutti, qui, abbiamo svolto sulla situazione contingente del nostro paese, dell’Europa e del Mondo (escludiamo l’Universo o il Multiverso che se la ride) e sulle “magagne” universali, non ci viene il sospetto che siamo accampati (in questa fase storica) sull’orlo di un precipizio? Un luogo oltre-frontiera, che potrebbe essere di “non ritorno” (Nietsche permettendo) entro pochi decenni? O, almeno, siamo sicuri che il nostro sguardo non stia scorgendo i prodromi di un disfacimento generale?
    Le risorse si stanno esaurendo, la popolazione mondiale cresce a ritmi sostenuti, la natura viene saccheggiata e il cemento ricopre ogni “filo d’erba”, miliardi di persone vivono al di sotto della soglia di povertà e tendono a spostarsi in massa …
    Solo un folle può dirsi ottimista e “pensare positivo”.

    Le “società di massa e dei consumi, atomizzando e omologando”, non potrebbero aver destrutturato definitivamente l’ “humanitas” nella nostra specie, a tutto vantaggio delle entità impersonali sovrannazionali (interessi finanziari concentrati in poche mani) che attualmente dominano il pianeta ?
    Speriamo che i nostri sogni (progetti di redenzione sociale) non si trasformino in incubi (di massa): Hitler venne votato e acclamato da folle adoranti … A volte la piazza, luogo della democrazia, quando, cialtronescamente eccitata dal tribuno di turno, risponde rabbiosa e vociante, a me, sinceramente, viene un brivido gelido dietro la schiena.
    Si può cambiare lo “status quo” in Italia ? Forse, ma evitiamo, per favore, di credere nei “pifferai magici” che ti prospettano soluzioni “facili e a portata di mano” e che solleticano il nostro immaginario (palingenetico) privato.
    Piedi per terra e barra dritta.

  18. Quando parli di pifferaio magico, mi sembra di capire che ti riferisci a Grillo.
    Premetto che non ho mai avuto intenzione di votare per il movimento dei grillini, ma è chiaro che non si può né potrà far finta che non esista. Se non sbaglio, mi pare di aver letto che le ultime previsioni lo davano al 20% (ma ho letto previsioni false che lo davano al 45%) e questo vorrà dire che inevitabilmente cambieranno gli equilibri in parlamento, se non persino in senato. E vuol dire che nemmeno il PD non potrà non tenerne conto. Ma sappiamo anche che a causa della legge elettorale le probabilità di riuscire governare a larga maggioranza per il PD, data la situazione incerta, potrebbero essere scarse.
    Eppure, per quanto possa sembrare strano, sto pensando che se una belle fetta voterà Grillo, cosa che comunque accadrà e non si potrà evitare, Bersani e SEL potrebbero avere maggiori probabilità di governare, piuttosto del contrario.
    Ma assisteremo soltanto ad elezioni avvenute alle alleanze fra le varie forze esistenti.
    Sappiamo come Bersani pur di governare fosse disposto a mettersi di nuovo persino con Monti, e continuare le “riforme” di lacrime e sangue. Ecco, in tal senso forse questo potrebbe essere evitato proprio dalla comparsa sulla scena dei grillini, che potrebbero far virare la politica della coalizione di Bersani un po’ più a favore del popolo e della giustizia sociale. Tra l’altro i grillini sono no TAV, contro le spese militari eccetera eccetera. Quindi, in questo senso secondo me il cambio potrebbe essere meno peggio.
    La situazione non è catastrofica a causa dei grillini. La situazione è ed era già catastrofica prima e durante. Ovvio che spero che una volta entrati nelle istituzioni, riescano a collaborare con le altre forze esistenti.
    Non so cosa succederà, e certo i cambiamenti provocano paura.
    Attenzione, perché anche questa potrebbe non essere che una reazione di paura. Certo, è un movimento di rottura col passato, ma forse è anche il caso di rompere un po’ col passato marcio che c’è stato. Potrebbe essere peggio? ma non è detto.
    Per esempio non condivido la chiusura del PD verso il movimento dei grillini. Credo sia un pessimo errore strategico.
    Il PD è un partito vecchio, mentre i giovani giustamente vogliono cambiare ed hanno tutto il diritto di immaginare e progettare un futuro un po’ meno peggio, un po’ meno vecchio.
    Anche noi lo pensavamo, un tempo. Ora che c’è però ci fa paura?

  19. Ma tornando a parlare di pifferai magici, non mi pare che nemmeno Monti&CO (sostenuto anche dal PD) lo sia e lo sia stato di meno.
    Ha preso in mano le redini del governo con lo scopo di risanare il debito pubblico, e dopo le riforme imposte dall’Europa, come si sa, il debito non è affatto diminuito, ma aumentato.
    Le riforme fiscali e del lavoro non hanno che peggiorato ulteriormente la situazione. In breve, seguire Monti e le direttive UE non faranno che intrappolarci in una spirale recessiva senza via d’uscita. Con l’entrata in vigore del fiscal compact (votato anche dal PD) che statuisce, tra le altre cose, che il rapporto debito/PIL deve assestarsi al 60%, l’Italia sarà costretta a varare manovre su manovre, ogni anno, per decine e decine di miliardi. In assenza di una crescita sostenuta, le conseguenze saranno inimmaginabili.
    Essere realisti significa cercare di immaginare le conseguenze di queste manovre, in una condizione di recessione ormai conclamata.
    Quello che mi stupisce è quando anche le persone con un cervello ascoltano una sola campana, si fidano ciecamente del tamtam dell’informazione rifilata dal pensiero unico dell’Euro, e ci cascano come salami. Puntano la barra e la tengono dritta … verso il dirupo?
    Stare coi piedi per terra, per come mi sembra lo intendono i moderati creduloni che si bevono la panzana del “ce lo chiede l’Europa”, vuol dire rassegnarsi ad aver i piedi legati ai ceppi, e con la emme che sale e sale e prima o poi c’arriverà in bocca.
    Realistico secondo me è rendersi conto che in una situazione catastrofica non si possono affrontare i problemi con gli stessi parametri e metodi che si sono adottati per crearli.

  20. Catastrofi in vista su tutta la linea, a medio se non breve termine, e poi di seguito una sfilza di attestazioni senza via di scampo…mi viene in mente una rima “Gaberiana”, ma sarebbe troppo facile. Suvvia, a guardare bene il mondo ed i bipedi che lo abitano vien da dire che c’é proprio dentro di tutto, tant’é che basta partire da un infinitesimo granello di sabbia come le elezioni nel nostro paesucolo, ed ecco scatenarsi analisi e controanalisi apocalittico/ planetarie, e persino il risveglio dei “vincenti” (??!?) a far da corollario all’allegra brigata dei perdenti (?!??). Siamo sempre in clima di derby, con o senza filosofia, ma non perdiamoci d’animo: in fondo da lunedì pomeriggio avremo la nuova classifica, e poi via di nuovo a fronteggiar “la crisi”, con italico ardore, s’intende:

  21. @rozmilla: lasciami essere sospettosissimo di questa cosa nuova (anche se Grillo mi pare fin troppo un deja vu). C’era una canzone di Daniele Silvestri che diceva che lo slogan è fascista per sua natura, e ultimamente, quando mi capita di essere ad un corteo, provo esattamente questa sensazione, anche se lo slogan mi rappresenta e mi parla di internazionalismo, rivoluzione, proletariato, ecc.
    Sarà forse l’età…
    Ad ogni modo è ovvio che non si può prescindere da M5S (che poi dovrà fare i conti, come sempre, con la questione istituzionale e organizzativa, con la propria democrazia interna, ecc.ecc.). Quel che mi fa davvero arrabbiare è che tutto quel patrimonio ideale che data dalla metà degli anni ’90, che è passato attraverso Seattle e Genova, i girotondi, le varie rifondazioni, l’ambientalismo, i referendum sui beni comuni, ecc.ecc. non ha trovato una degna rappresentanza (unitaria) a sinistra del PD. Rivoluzione civile (che pure voterò alla Camera) mi pare da questo punto di vista un’operazione cosmetica e affrettata.
    Insomma, possibile che non ci sia un tertium datur tra una frotta di settari e gruppettari (che fa infantilmente a gara a chi è più a sinistra) e un nuovo capetto fascistoide acclamato a furor di popolo?

  22. Le cose che avremmo desiderato magari arrivano in forme inaspettate. Non che io non sia sospettosa (ed anche schifata) ma la situazione mi pare davvero eccezionale: l’obiettivo di portare in parlamento delle nuove leve di aspiranti politici mandando a casa quelli corrotti, immagino che sarà raggiunto.
    Per questo rimango moderatamente ottimista non su Grillo, ma sulle possibilità, anche contraddittorie, del movimento.
    Saranno loro poi che dovranno farsi valere e mostrare di che pasta son fatti. Potrebbe rivelarsi solo un bluff, ma ancora non lo si può dire. O il carro dei vincenti potrebbe rivelarsi un carro di imbecilli o di marionette tirate dai fili.
    Anch’io prima pensavo di votare Ingroia, mi ma ora temo che potrebbe non riuscire a superare la soglia. Quindi penso di votare Sel per entrambe le camere. Se il vento spira forte da una parte, non forse è meglio buttarsi sull’altro lato per bilanciare?

  23. Non sono brava nelle analisi, ma poco fa ho letto in fb un post di Christian Raimo che credo interpreti bene come ci sentiamo rispetto alla faccenda Grillo.

    “Porcoddue, ma un politico uno, non chiedo Gobetti, ma anche uno mezzo screditato, un nipote di Pajetta, un cugino di terzo grado di Berlinguer, un residuo delle Fabbriche di Vendola, un Pannella diciassettenne, una bambina di sette anni in cui si reincarni lo spirito della Pasionaria, mi date un politico che faccia un discorso politico invece di questa fiera della bile e della banalità? Mi fate riuscire Pasolini dalla tomba giusto per dirgli, tranquillo tranquillo, che se cacci la stampa e poi fai vedere il video con PPP sul potere non hai capito proprio tutto tutto? Mi fate tornare Vittorio Arrigoni almeno mezz’ora che la tradizione pacifista ha in sé anche giusto qualche batterio antigiustizialista al suo interno? Oppure mi fate tornare indietro di sette anni nel tempo che se sapevo che andava a finire così, lo fondavo io un movimento invece di andare al cinema, e oggi mezza roba in più di Giancarlo da Termoli sul reddito garantito la sapevo dire?”

    E un altro ha commentato:
    – il PD non ha capito che la parola chiave di questa campagna elettorale era “protezione.” Un partito deve essere in grado di capire, interpretare e raccontare con le immagini e le parole giuste i bisogni di una società. Questo Grillo e i suoi guru sono riusciti a farlo: non si tratta di un movimento rivoluzionario, ma di un movimento ri-formatore come ce ne sono stati e ce ne saranno tanti, che promette di riportare tutto a com’era prima, a un’Italia preindustriale e parrocchiale, “francescana” che è ancora viva nella mentalità collettiva. Il PD per l’ennesima volta ha sbagliato campagna ma soprattutto ha individuato il nemico sbagliato (cioè il solito) mentre Grillo ha saputo individuare quelli giusti, con un linguaggio semplice, efficace, grossolano e dunque all’altezza di gran parte degli italiani, che no, non sono colti e forse neanche così intelligenti: ed è questo che a noi, assuefatti alle buone letture e al “senso della complessità”, dunque convinti – a torto o a ragione? – di essere “migliori”, dà semplicemente e profondamente fastidio.”

  24. @Tutti
    Nei discorsi il condizionale è d’obbligo …
    “Grillo ha saputo individuare quelli giusti, con un linguaggio semplice, efficace, grossolano e dunque all’altezza di gran parte degli italiani, che no, non sono colti e forse neanche così intelligenti.”
    I meccanismi, comunque, per vincere alle elezioni e per creare consenso (tra la gente “comune”, “grossolana” e perché no, poco adusa al ragionamento “filosofico”), sono sempre gli stessi: urlare in pubblico le cose che la “gente” sente istintivamente “sue” a livello subliminale (Mussolini con la “perfida Albione”, la Lega con “Roma ladrona”, Berlusconi con “i comunisti indegni”, Grillo con “tutti i politici (per definizione “ladri”) a casa”. Ma ovviamente, poi, una volta al governo, i soggetti citati, messi alla prova della Storia, cascano come “asini”. Grillo, che non entrerà in parlamento perché condannato in via definitiva(1), non verrà “testato”, come dice lui, direttamente, ma solo per interposte persone (i grillini).

    (1) Nel 1988 la Corte suprema di cassazione condannò definitivamente Beppe Grillo, alla guida di un fuoristrada Chevrolet K5 Blazer, per omicidio colposo plurimo a un anno e tre mesi di carcere, poiché giudicato responsabile della morte di due coniugi genovesi, Renzo Giberti (45 anni) e Rossana Guastapelle (33 anni), e del loro bambino Francesco, di 9 anni, a seguito di un incidente stradale nei pressi di Limone Piemonte da lui causato il 7 dicembre 1981.

    Qui, qualcuno è un economista conclamato in grado di analizzare i vari parametri economici con competenza e lungimiranza? Io, no, ma temo che non ci rendiamo ben conto del fatto che siamo inseriti in un contesto (europeo, mondiale) da cui non possiamo prescindere. Fare politiche “un po’ più a favore del popolo e della giustizia sociale”, è certamente auspicabile e in sintonia con i valori che, qui, vengono testimoniati da tutti. Ma se le riforme verranno messe in cantiere, in assoluta autonomia rispetto al contesto, si corre il rischio di naufragare facilmente. Chi crea ricchezza è il mondo del “privato”, nazionale e internazionale. Se quest’ultimo percepisce i cambiamenti come sassi nell’ingranaggio produttivo, si allontanerà dal nostro mercato (vendita di quote azionarie e titoli di stato). Si produrranno fallimenti a catena e aumento abnorme della disoccupazione. Con il rischio che non si possano pagare le pensioni di tutti e che gli stipendi nel pubblico vengano drasticamente ridotti.
    Chi governerà dovrà dimostrare di essere affidabile (gestore competente e rispettato), altrimenti tutto andrà a farsi fottere. I sogni di gloria di una società giusta moriranno e allora ecco la mia denuncia: perdersi nelle alchimie delle alleanza (indebolire il Pd, rafforzare Grillo, dare spazio a Ingroia con un pizzico di società civile) potrà rivelarsi un comportamento fallimentare. Tutti quelli che amano “veramente” questo paese e vogliono “giustizia” dovrebbero convincersi che è meglio avere una sinistra del 55% (più o meno “pura”, ma integra) che tre sinistre attestate al 30%, al 20%, e al 5%, litigiose e sgomitanti. I tempi (tragici) impongono una scelta lungimirante.
    Durante la Resistenza i partiti si unirono in un “fronte”, oggi che si fanno? i dispettucci. In passato promossero epurazioni varie, a tutto vantaggio dei fascismi nascenti.
    Questa è la vera povertà intellettuale della “sinistra” italiana dalla sua fondazione (1892).

  25. Le buone intenzioni “umanistiche” sono del tutto inessenziali se si è digiuni di economia. Il nostro mercato è GIA’ stato distrutto, caro Carlo. La catastrofe è GIA’ accaduta. La prossima fase, per come stanno le cose (che non si vogliono cambiare, e tanto meno il PD ne ha la minima intenzione) sarà quella di svendere il paese pezzo a pezzo. E che lo faccia il PD o il PDL non farà alcuna differenza.
    L’unica possibilità realistica per poterlo evitare e uscire dalla recessione, a parere di molti economisti sarebbe quella di uscire dall’Euro in modo da riconquistare la competitività che abbiamo perso proprio adottando l’Euro.
    L’Euro è stato fortemente voluto dalla Germania di Kohl, quando con l’annessione della DDR era in crisi e con il marco forte paralizzava la loro esportazione.
    “Un’Italia fuori dall’euro farebbe una concorrenza rovinosa all’industria tedesca. L’Italia deve quindi essere subito parte dell’euro, alle stesse condizioni degli altri partner.“ [Helmut Kohl – 1996]
    La classe politica che ha deciso di adottare l’euro alle condizioni imposte dai vari trattati, ossia realizzando una unità monetaria prima dell’unità politica, ha fatto una scelta criminale, senza nemmeno informarci delle conseguenze di quella scelta.
    Quindi io direi che è questa la principale povertà intellettuale del centro-sinistra italiano: quella di non capire un fico secco di economia. Imbecilli, che adesso cercano di salvare il salvabile, quando siamo GIA’ stati fottuti. È come qualcuno che cercasse di turare minuscoli fori dai quali fuoriesce del liquido, trascurando del tutto la falla grande come una voragine.
    E visto che mi ci fai ripensare, mi chiedo se davvero sono disposta ad affidarmi ancora a quella classe politica. No grazie.
    E a dire il vero io voterei incondizionatamente soltanto un partito che mi proponesse l’uscita controllata dall’euro al primo consiglio dei ministri. Dopodomani, fra qualche settimana.
    Tutto il resto sono bubbole. Prima usciamo dall’Euro, meglio è. Mentre procrastinare in là nel tempo questo evento, servirà solo a farci sprofondare nella miseria.
    L’illusione di riuscire a ripagare il debito, nelle condizioni attuali è solo un fogno, e nessun sacrificio nessuno servirà a raggiungere l’obiettivo. Quindi è una frottola.
    In generale poi sono contraria anche a molte imposizioni che vengono decise nel parlamento Europeo, dove i rapporti di forza iniqui conducono a situazioni assurde come quella delle quote latte nel totale spregio delle economie locali.

  26. @Rozmilla
    Leggo: “Paolo Savona, ex ministro e presidente del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, ha proposto che l’Italia si liberi del “cappio europeo che si va stringendo al collo”.
    Prendo atto del tuo ragionamento e del pensiero di Savona.
    Visto il casino generale (ognuno ha ricette miracolose per salvare il salvabile), mi ritiro a vita privata.

  27. Mi permetto di incollare qui un pezzettino dell’articolo di Paolo Nori su “Libero” (credo possa andare bene per tutti i candidati)

    “E m’è venuto in mente, l’altro giorno, intanto che correvo, Battiato, perfino Battiato, che l’ho sentito dire, per radio, che lui è una persona onesta, e io, che faccio un mestiere che tutti i giorni son messo di fronte non alle mie capacità ma alla mia incapacità, al mio spaesamento e alla mia disperazione, a me, l’altro giorno, intanto che correvo, mi è tornato in mente Zavattini, e quella poesia che diceva «A veder come la gente si saluta | mi viene un dubbio: sulla faccia della terra | d’esserci solo io bugiardo.»

  28. Filosofiazzero, quanto fu meno azzeccato il tuo nickname.” Non azzardatevi…” ha detto il “delinquente” Bersani, e allora solo per questo è un innocente, meglio Giannino a questo punto.

  29. …Sono in apnea, cari interlocutori: ne avete avuto per tutti e per tutto. Non immaginavo che un così poco interessante argomento come questo trovasse invece un così avvincente terreno di confronto. Sciocco e superficiale come al solito, avevo preso l’appuntamento di domani per l’ennesimo rituale un po’ farsa un po’ commedia che la solita compagnia del melodramma mette in scena ogni tanto per farci credere che contiamo qualcosa. Il dramma, e tantomeno la tragedia non sono nelle italiche corde: anche quando ci comprendono hanno sempre in sè, prima o poi, qualcosa di vagamente osceno che le rende più laide che altro. Se invece sta davvero per compiersi l’arcano destino del nostro paese, a questo punto allora scusatemi, ma non me ne ero proprio accorto.

  30. …ha detto bene Cacciari, nel PD è pieno di teste di cazzo,
    basta sentire parlare Letta, Franceschini (la Bindi è sparita) e altri burocrati di partito inspiegabili, e uno può anche riuscire a spiegarsi perché la (cosiddetta) sinistra non riesca a andare avanti.

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