…non mi piacciono le modalità relazionali, non mi piace il linguaggio, non mi piace il tono inquisitorio o ultimativo, canzonatorio o sarcastico fine a se stesso, gli interventi a raffica da chat o stile facebook, la confusione che si ingenera di continuo, i malintesi, il turpiloquio, le offese, ecc.ecc.
Ho anzi il fondato sospetto che tutto ciò soddisfi solo gli ego o determinate pulsioni di chi interviene, con intenti monologici ed ossessivi o contrappositivi che nulla hanno a che fare con lo spirito – di ricerca e di critica – con cui questo blog è nato. Magari c’è in giro anche qualche “guastatore virtuale” a cui piace giocare con i nickname.
Naturalmente non posso decidere io a priori come la discussione dovrà avvenire (ed è il motivo per cui fino ad ora mi sono rifiutato di moderare i commenti, meccanismo che condurrebbe ad un dialogo truccato ed eterodiretto).
Non so se io possa fare appello all’automoderazione (anche perché potrebbe essere diversamente interpretata, e poi se qualcuno vuole “guastare” o scassare la minkia – tanto per essere espliciti e raffinati – continuerà a farlo a prescindere), ma è chiaro che se tale modalità di discussione continua avrò di fronte a me due sole possibilità:
a) mettere in moderazione i commenti
b) smettere di leggere i commenti (e devo dire che della gran parte di quelli pubblicati negli ultimi tempi, che pure ho avuto l’accortezza di non leggere per intero, avrei fatto volentieri a meno).
Naturalmente è escluso a priori che, almeno per il momento, decida di chiudere il blog, soprattutto per una questione di rispetto nei confronti dei tanti lettori che da tempo mi seguono, magari senza commentare. E perché, ancora, mi diverto.
Fate vobis.