Disseccantesi emozionalità

germoglio

«Così nasce la filosofia, creatura troppo composita e mediata per racchiudere in sé nuove possibilità di vita ascendente. Le spegne la scrittura, essenziale a questa nascita. E l’emozionalità, a un tempo dialettica e retorica, che ancora vibra in Platone, è destinata a disseccarsi in un breve volgere di tempo, a sedimentarsi e cristallizzarsi nello spirito sistematico.
Abbiamo inteso in senso stretto di dare un quadro della nascita della filosofia. Nel momento stesso in cui la filosofia nasce, noi qui l’abbandoniamo. Ma quello che ci premeva di suggerire è che quanto precede la filosofia, il tronco per cui la tradizione usa il nome di «sapienza» e da cui esce questo virgulto presto intristito, è per noi, remotissimi discendenti – secondo una paradossale inversione dei tempi – più vitale della filosofia stessa».

Avevo letto La nascita della filosofia di Giorgio Colli nel dicembre del 1988, ancora molto acerbo di cose filosofiche, ma appassionato ed emozionato al punto giusto (καιρός); l’ho riletta poi nel febbraio del 1994, quando già il virgulto andava intristendosi e disseccandosi, tanto che in una pagina scrissi la seguente nota: “Non sono d’accordo!” (calcando il tratto di matita e sottolineando la frase), e a seguire argomentavo con baldanzosa sicumera (io contro Giorgio Colli!): «La lettura mistico-trascendente di Eraclito mi pare del tutto fuorviante. Per quanto “autorizzata” dall’ermeneutica del frammento, mi convince di più quella “materialistico-immanente”». Per fortuna che tra parentesi c’è un “vedi Parinetto” – che Eraclito l’ha studiato a fondo e tradotto a sua volta – a mitigare la mia protervia.
Che sia venuto il tempo di rileggere quel testo-ponte con l’antica sapienza, deponendo ogni lente pregressa, e consegnandomi – di nuovo – al fulgore di quel nascente virgulto? «Nello scritto invece – scrive Colli – l’interiorità va perduta». Dunque rimeditare, ri-pensare, dia-logare senza né leggere né scrivere.
Ecco, questo potrebbe essere un buon proposito filosofico (che è insieme post e pre-filosofico): alla ricerca della sapienza perduta…

Autore: md

Laureatosi in Filosofia all’Università Statale di Milano con la tesi "Il selvaggio, il tempo, la storia: antropologia e politica nell’opera di Jean-Jacques Rousseau" (relatore prof. Renato Pettoello; correlatore prof. Luciano Parinetto), svolge successivamente attività di divulgazione e alfabetizzazione filosofica, organizzando corsi, seminari, incontri pubblici. Nel 1999, insieme a Francesco Muraro, Nicoletta Poidimani e Luciano Parinetto, per le edizioni Punto Rosso pubblica il saggio "Corpi in divenire". Nel 2005 contribuisce alla nascita dell’Associazione Filosofica Noesis. Partecipa quindi a un progetto di “filosofia con i bambini” presso la scuola elementare Manzoni di Rescalda, esperimento tuttora in corso. E’ bibliotecario della Biblioteca comunale di Rescaldina.

11 pensieri riguardo “Disseccantesi emozionalità”

  1. @Md

    Riporto un testo recuperato in rete: “Nostalgia di Arianna” – Alla ricerca di una sapienza perduta (*)

    In un mondo divenuto, nel giro di pochi decenni, fragile, travagliato, scosso da crisi sempre più estese ed ingovernabili, segnato repentinamente da un improvviso crollo delle ideologie, delle certezze e della stessa fede, l’uomo “brancola” tra l’infamia di un consumismo esasperato e la tragedia della fame. L’uomo è ormai smarrito in un labirinto di orrori crescenti.
    Coscienti di essere sull’orlo di un baratro, gli autori intraprendono un dialogo attraverso i millenni alla ricerca del filo spezzato della sapienza smarrita, cercando di dare una risposta al “perché” dell’abominio dell’olocausto, della bomba atomica, dei bambini mutilati e sfruttati, scheletri od obesi, della follia criminale del terrorismo e della moltitudine crescente dei “paria” moderni e delle innumerevoli specie di animali e di piante condannati all’estinzione.
    Un “perché” che travaglia, ormai, tutti coloro non ancora spenti nello spirito e sensibili all’ “urlo silenzioso” che proviene da una natura morente e dalla tragedia sociale globale che incombe. Solo trovando una risposta a questi “perché” l’uomo potrà riprendere il proprio cammino di civiltà allontanandosi dall’orlo dell’abisso. I tanti “perché” sono segno di speranza. Ciò consente di trovare la via della salvezza, a condizione che ciascuno si assuma le proprie responsabilità, in quanto: “Nessuno commette un errore più grande di colui che non fa nulla per il bene dell’umanità solo perché è convinto di poter fare troppo poco”.
    Con questa frase Edmund Burke, statista inglese (1729-1797), si impegnò per l’abolizione del commercio degli schiavi e contro ogni tipo di violenza. Guai a “delegare” gli altri e rassegnarsi nel credere che il destino dell’umanità sia solo nelle mani dei “grandi”, soprattutto nei nostri giorni ove la parola “grande” ha una valenza di esclusivo “potere materiale” e non più di nobiltà d’animo.
    Sarà proprio la necessità di seguire le tracce che questa elevatezza di spirito, forse solo temporaneamente smarrita, ha lasciato nella storia dell’umanità, che condurrà gli autori a riconoscere nell’Egitto dell’Antico Regno (3300-2050) la prima testimonianza della piena consapevolezza che solo la sapienza è in grado di rendere l’uomo davvero “grande”.

    (*) http://www.3csc.it/index.php?option=com_docman&task=cat_view&gid=158&Itemid=125

    Ovviamente le argomentazioni, nobili nelle intenzioni, sono in realtà fragili perchè è impensabile che possano tradursi in un concreto progetto di cambiamento.
    Fare progetti, anche se limitati, è sempre un’operazione di corto respiro, destinata spesso al naufragio, perchè incorpora in sè, ineluttabilmente, una buona dose di utopia. Anche i dialoghi “filosofici” non sfuggono a questa regola. Solo la “lentezza” si addice alla filosofia. Il Blog incarna un “mordi e fuggi” che avvilisce, a dipetto della buonafede dei dialoganti, ogni pensiero meditato.

    “Graecia capta ferum victorem cepit”: la filosofia, assoggettata al Blog, si ribellò all’usurpatore, negando a lui la sapienza (traduzione molto libera).

  2. @Carlo:
    come vedi sono passati due giorni prima di risponderti (in omaggio alla “lentezza”, anche se non dirò alte cose filosofiche).
    La discussione su questo blog ha sempre attraversato periodi di calma (relativa) alternati a tempeste – ma non è nulla rispetto a quel che succede “là fuori”, anche se forse un “fuori” in realtà non c’è.
    C’è stata anni fa, ricordo, una lunga e accesa discussione con un gentilissimo ospite che sosteneva una contraddizione pressochè “ontologica” tra la forma-blog e il dialogo filosofico; d’altra parte, se si volesse seguire rigorosamente Giorgio Colli che non a caso ho qui citato, la sapienza parrebbe essersi subito spenta, soffocata quasi nella culla, proprio a causa della scrittura (poco importa il supporto, a questo punto).
    Ma forse anche il linguaggio non riesce a catturare le ansie più profonde dell’esistenza, e dunque nemmeno il pensiero. Per ora è la forma espressiva più convincente (anche se non esaustiva) che siamo riusciti ad architettare, in attesa di altre più “evolute” – magari nel passaggio ad un’altra specie o forma di vita.
    Naturalmente c’è poi tutto il resto, che è però fondamento, anche se oscuro: primum vivere… tanto per citare il solito latinorum.
    Un caro saluto

  3. @Md

    Probabilmente il linguaggio che si attualizza nel singolo, esprime sempre una visione/emozione/provocazione/maleducazione soggettiva e, quindi, mal si presta ad essere condivisa con altri, se non nella dimensione effimera che il Blog incarna.
    Oggettivare il senso di ogni pensiero è un’operazione che si addice più agli dei che agl’ uomini

    Proposta minimalista: un filtro con password potrebbe, forse, risolvere ….

    Ricambio il saluto.

  4. mmmm Carlo, già mi pare eccessiva la moderazione (che infatti è solo una “misura” temporanea), addirittura l’idea dell’iscrizione con pw tipo club esclusivo non è proprio nelle mie corde.

  5. @md molto interessante quel che dici sul libro di Colli (che però a rigore non avrebbe dovuto scrivere…). Mi è venuta voglia di rileggerlo, anch’io lo lessi molti anni fa e ne ebbi la stessa reazione stizzita da filosofo in erba.
    Ma principalmente ti (ri)scrivo per chiederti: pubblicità sul tuo blog?!

  6. @Andrea:
    è già strana la giustapposizione tra il libro di Colli e la forma-blog, figuriamoci con un blog che contiene pure la pubblicità…
    Nel mio caso, poi, non sarebbe giustapposizione, ma antagonismo assoluto.

  7. @md no, te lo chiedevo perché effettivamente ho trovato pubblicità sul tuo blog (nella fattispecie di videogiochi, evidentemente inserita del tutto a tua insaputa e tuo malgrado) e ne sono rimasto sorpreso…

  8. Subito dopo la voce che hai qui pubblicato (Disseccantesi emozionalità), prima dei commenti, c’è in questo momento uno spazio pubblcitario dove si alternano spot vari, dalla Coca Cola ai videogiochi. Credo sia una nuova clausola per i blog della WordPress (è spiegato se si clicca sul link “About these ads”). L’anima del commercio anche sui blog… (e senza consenso del titolare evidentemente)

  9. Si tratta di inserzioni collocate da WordPress per garantire la gratuità della piattaforma. Per rimuovere le quali è necessario registrare il blog a fronte di un canone annuo.

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