Ricordo bene i tre verbi a formare lo slogan coniato in qualche simposio – quasi un programma antropologico-politico.
Quel che invece mi sfugge è la loro successione o il loro ordine di importanza.
Mi piace pensare che sia questo – ma: posso pensare ad una gerarchia nella quale il pensiero si colloca per secondo? e posso aver voglia di lottare, dopo essermi macerato nella critica-critica? e può il pensiero essere il termine medio tra la passione e la prassi?
A ben pensarci (ma è di nuovo il pensiero a dettar legge), l’ordine è indifferente. Trattasi di circolarità.
Comunque, a propagandarlo era stato Franco Crespi, mio primo maestro di filosofia (e di vita ebbra), morto nell’estate di due anni fa.
Che mi manca.
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Autore: md
Laureatosi in Filosofia all’Università Statale di Milano con la tesi "Il selvaggio, il tempo, la storia: antropologia e politica nell’opera di Jean-Jacques Rousseau" (relatore prof. Renato Pettoello; correlatore prof. Luciano Parinetto), svolge successivamente attività di divulgazione e alfabetizzazione filosofica, organizzando corsi, seminari, incontri pubblici. Nel 1999, insieme a Francesco Muraro, Nicoletta Poidimani e Luciano Parinetto, per le edizioni Punto Rosso pubblica il saggio "Corpi in divenire". Nel 2005 contribuisce alla nascita dell’Associazione Filosofica Noesis. Partecipa quindi a un progetto di “filosofia con i bambini” presso la scuola elementare Manzoni di Rescalda, esperimento tuttora in corso. E’ bibliotecario della Biblioteca comunale di Rescaldina.
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Una rimembranza s’è fatta sentire e mi ha condotto al remoto calco: “dire – fare – baciare – lettera – testamento”. Ne è seguito, quasi un automatismo, “amare – pensare – lottare – critica – fondamento”.
Però non chiedermi se significa qualcosa: sono troppo stanco.