Psicosofie estive – 7. Repetita iuvant

alcuni_cerchi_kandinsky

Già una volta mi ero meritato le lucciole.
Però non credevo che una cosa del genere si sarebbe potuta ripetere.
Certo, non è mai la stessa cosa. Trattasi degli ossessionanti indiscernibili leibniziani: perché mai dovrebbero esistere due cose identiche?
E di fatti: niente lucciole, tre anni di più, una maggiore stanchezza che grava sulle membra accaldate e sprofondate nella sedia a sdraio, qui sul balcone. Il crepuscolo promettente in arrivo non è sufficiente a farmi muovere.
Poi succede che… quel refolo d’aria fresca… quella striscia rosata di una certa nuvola… quel battito d’ali delle mie due amiche nottole… insomma, un concorso di banali concause, ed ecco che, come un automa, mi trovo catapultato sul solito viottolo di campagna, al limitar del bosco.
Se non altro, è fresco. Lo percorro mentre la luce si disfa e le tenebre faticano a prenderne il posto.
Decido che è meglio tornare, sto già crollando, e poi domattina… d’un tratto la vedo: ma quella? possibile che lei sia lì per me? quella forma, quella rotondità (invero smussata, anzi smangiata), quel suo sporgere inaspettata dalle robinie nerastre, quel colore inaudito: una lampada accesa sulla linea dell’orizzonte…
E così i pensieri si accendono dello stesso colore; la frase, scurrile, che si presenta è «ma che cazzo di dèi adorano gli umani, se io sono l’unico inginocchiato qui, su questo sentiero polveroso?».
E allora decido di farlo: ma non è un ululato, è un urlo che mi squassa il petto, e che spero squassi anche l’aria e la distanza che corre tra me e lei. Lei che, ne son sempre più certo, stava lì ad aspettarmi. Con quella faccia rosarancio mai vista, là dietro l’intrico dei rami e i profili scuri dei vegetali dai quali vorrebbe liberarsi. E sopra i quali, tra poco, sorgerà.
Mi spolvero le ginocchia e mi sovviene un ultimo pensiero: però qualcuno degli amici e delle amiche, qualcuno tra i viventi o tra gli essenti di questo pianeta, una qualunque anima sperduta come la mia, l’avrà pur notata, e come me si sarà inginocchiato ad adorarla e magari le avrà pure urlato qualcosa, o si sarà limitato ad accarezzarla, o a sognarla o… o a immaginarne forma e colore, come Kandinsky.
Lui, la luna e quei cerchi.
Segni e graffi, sulla tela nera ed immensa di questa notte muta e senza stelle.

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Autore: md

Laureatosi in Filosofia all’Università Statale di Milano con la tesi "Il selvaggio, il tempo, la storia: antropologia e politica nell’opera di Jean-Jacques Rousseau" (relatore prof. Renato Pettoello; correlatore prof. Luciano Parinetto), svolge successivamente attività di divulgazione e alfabetizzazione filosofica, organizzando corsi, seminari, incontri pubblici. Nel 1999, insieme a Francesco Muraro, Nicoletta Poidimani e Luciano Parinetto, per le edizioni Punto Rosso pubblica il saggio "Corpi in divenire". Nel 2005 contribuisce alla nascita dell’Associazione Filosofica Noesis. Partecipa quindi a un progetto di “filosofia con i bambini” presso la scuola elementare Manzoni di Rescalda, esperimento tuttora in corso. E’ bibliotecario della Biblioteca comunale di Rescaldina.

9 pensieri riguardo “Psicosofie estive – 7. Repetita iuvant”

  1. Secondo me quella di Kandinsky é un’eclisse di sole ke svela gli altri pianeti, ma nn la luna, ke per un atto di sacrificio é nascosta ;op

  2. chi si rivede!
    in realtà è più un’eclisse di luna, ma le cose più importanti del dipinto sono: i cerchi (forma su cui lavora parecchio in quel periodo, che non ricordo quale sia) e, forse ancora di più, lo sfondo nero: corrispondenza tra il silenzio interiore (queste sono all’incirca le sue parole) e l’immensità del cosmo…
    un saluto

  3. Credo che sia l’astrattismo, ne é il padre quindi credo che sia quello…

    Certo ke l’aura bianca ke si vede intorno al cerkio scuro più grande fa pensare alla corona solare, ke é l’unico elemento visibile del sole quando la luna lo eclissa, essendo lei il corpo celeste oscurante.

    Comunque con astrattismo è una guerra persa: nelle opere astratte ciascuno vede quel che ha voglia di vedere.

    ciao Mariello, come stai?

  4. bene Ares, grazie!
    è il pericolo (ma anche il divertimento) di scegliere un’immagine a posteriori: costruzione (astratta, appunto), di qualcosa che si è sentito. Ma questo, ça va sans dire, vale anche per la scrittura, forma potentissima di astrattismo.

  5. A si..potentissima.

    Stavo scorrendo il tuo blog.. sai Mariello che riserva sempre suggestioni importanti, e poi tu scrivi con una leggerezza tale ke anke i concetti più ostici si svelano.

    Continuo a leggerti.

  6. che dire? parole che… come note, compongono una armoniosa immagine, un dipinto che viene lentamente svelato… quasi si sentono i profumi… e il vibrare delle ali delle nottole, bravo davvero,
    continua a scrivere.

  7. Venerdì sera anche io ho visto una lucciola, il suo verde smeraldo orlato di luce dorata, e una luna quasi rubino sopra il lago di Annone….meraviglioso!
    tutto perfetto se non era per quei fastidiosissimi insetti denominati zanzare (e moscerini).

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