Primo lunedì: apocatastasi!

Macro shot fuzzy mold growing on raspberries

La nostra ricognizione sui “chiaroscuri” dell’esistenza esordisce con l’opposizione inizio/fine – forse la più tipica coppia dialettica (insieme a nascita/morte, che anzi, per certi aspetti, la fonda): probabilmente se noi umani fossimo immortali non ci faremmo alcuna domanda sul senso della vita (e della morte), e dunque anche la questione del sorgere e del dissolversi delle cose e dei viventi non ci angoscerebbe granché.
Ho introdotto l’argomento giustapponendo tre pensatori molto distanti tra loro, sia in termini temporali che teorici, ma che proverò a far interagire: Anassimandro, Leibniz, Arendt.

I filosofi delle origini, che ricercavano l’arché, si posero il problema dell’inizio in un modo radicale e totalizzante, se è vero che arché è da intendere più correttamente con la ricerca dell’elemento che sostiene, sorregge, impera (l’esempio della parola archeologia, composto da archaios=antico è fuorviante, meglio archi-tettura, archi-trave o arcangelo, retti da archèin=comandare: ciò che è primo, quindi il primo costruttore, la prima trave, il primo angelo) – insomma la ricerca dell’arché si caratterizza come la ricerca della (prima) legge che regge le sorti del mondo e di tutti gli esseri: architrave e sorgente del tutto-natura, ovvero della physis.
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En plein air

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«Noi non siamo di quelli che riescono a pensare solo in mezzo a libri, sotto la scossa di libri – è nostra consuetudine pensare all’aria aperta, camminando, saltando, salendo, danzando, preferibilmente su monti solitari o sulla riva del mare, laddove sono le vie stesse a farsi meditabonde».

(F. Nietzsche, La gaia scienza)

Lunedì filosofici in biblioteca

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Dopo l’esperienza dello scorso anno, che ha rivelato il bisogno di confronto e di socializzazione dei problemi, delle domande più cruciali, delle ansie, ma anche della bellezza e dello stupore che attraversano le nostre vite – abbiamo pensato di proseguire il cammino. E di allargare gli orizzonti con l’introduzione di nuovi temi, in gran parte suggeriti e proposti dai partecipanti al gruppo.
Che naturalmente vuole crescere ed aprirsi ad altre e ad altri.
Quest’anno, in definitiva, ci occuperemo di dialettica! Però non fatevi impressionare dalla parola…

Questo il calendario degli incontri:

21 ottobre – L’inizio e la fine del mondo: nascita e apocalisse
18 novembre – L’amore: tra èros e agape*
16 dicembre – Maschile/femminile: la guerra dei sessi
20 gennaio – Teodicea, ovvero il male nel mondo*
17 febbraio – La fiducia, cura delle passioni tristi
17 marzo – Agonismo e competizione: per una paideia dello sport
14 aprile – Etica ambientale: principio-speranza versus
principio-responsabilità
19 maggio – La musica, l’arte, la bellezza: realtà o finzione?

(*Durante gli incontri del 18 novembre e del 20 gennaio è prevista la presenza del teologo Marco Paleari)

Di volta in volta verranno segnalati testi, letture, poesie, video, film, canzoni o qualunque altro spunto utile alla riflessione e alla discussione sul tema dell’incontro successivo.

L’accesso è del tutto libero e non richiede alcuna iscrizione. Ore 21, presso la Biblioteca di Rescaldina, via Battisti 3.
Ad introdurre e coordinare – con discrezione – il vostro md…

La Gazzetta di Diogene – nr. 23

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♦ Io davvero non capisco come questo paese oblungo, che pare tuffarsi nel mezzo del Mediterraneo, non capisca a sua volta che quella è la sua vocazione storico-naturale (un tempo si sarebbe detto “destino”): l’Italia può e deve diventare il cuore del Mediterraneo – un sistema alternativo di convivenza pacifica e di sviluppo armonioso dei popoli che vi si affacciano.
E la Sicilia può e deve essere l’avamposto, il ponte (non certo quello di Messina), il cuore di quel cuore.
Come si fa a non capire e a mettere in pratica questa verità (economica, culturale, sociale ed antropologica) così ovvia ed evidente?

♦ Abolire la Bossi-Fini, abolire la Bossi-Fini, abolire la Bossi-Fini, abolire Bossi & Fini… ops!
Abolire la Turco-Napolitano, abolire…

♦ «Se durante le elezioni politiche avessimo proposto l’abolizione del reato di clandestinità, il M5S avrebbe ottenuto percentuali da prefisso telefonico». In questa frase uscita dal senno dei capipopolo da strapazzo Grillo-Casaleggio, sta la cifra essenziale del fasciopopulismo imperante, in perfetta continuità con il qualunquismo del “come tu mi vuoi” berlusconiano.

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Mieiku: dopo la verditudine

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Da alcuni anni vado annotando con la mente, specie mentre passeggio o corro o m’inerpico o incedo, piccoli frammenti della visione moltitudinaria che la natura, infinitamente generosa, offre ai nostri sensi.
Più d’una volta in questo blog ho sollevato dubbi sul concetto di natura, non essendo spesso chiaro che cosa il senso comune (ma non solo) intenda con quel termine. Ciò non toglie che, qualsiasi cosa astratta o astrusa vi stia dietro, l’esperienza dell’aisthesis che aderisce pienamente alla physis è pressoché quotidiana. Vi è un continuo interscambio sensibile (estetico e di relazione vitale) tra “io” e “non io”, tra mente e corpo (e corpi) che fa sospettare che al di sopra e al di là di quell’immediatezza (per quanto confusa) si ergano sovrapposizioni e costruzioni (e finzioni e, soprattutto, scissioni) circa il nostro essere tutt’uno – con-essere –  con ciò che da sempre è e ci ricomprende: lo si chiami poi come si vuole, physis, natura, essere, tutto, sostanza – la “sostanza”, appunto, non cambia.
Ovviamente tra tali alti discorsi e gli schizzi che sono andato via via scrivendo c’è dismisura e incomparabilità (disagguaglianza, direbbe Dante); ma è proprio entro questo iato (questa ferita) che le parole provano a ricucire ciò che forse non può essere più ricucito, ma che testimonia l’arché e l’origine di ogni possibile discorso: io sono non-io, io sono natura, la natura è in me, la natura è me. Ed ogni irrelatezza è (o vorrebbe essere) così bandita per sempre dall’orizzonte di senso che la filosofia faticosamente persegue ed edifica.
In questa prima raccolta ho messo insieme, data la stagione incombente, tutto quel che ho scritto nella forma deviata dei “mieiku”, a proposito della vivace e dorata mestizia che l’autunno (anch’esso una costruzione, se si vuole) reca con sé. Magari farò altrettanto quando l’inverno busserà alle porte…

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Caro Goffredo Guglielmo Leibniz, mi chiedo come ad una mente eccelsa come la tua sia potuta venire in mente una simile sciocchezza…

…quel pensiero, cioè, che ti spinse a scrivere circa tre secoli fa: «Se noi potessimo intendere abbastanza l’ordine dell’universo, troveremmo che esso sorpassa tutti i desideri dei più saggi, e che è impossibile renderlo migliore di quello che è».
Ora, io, dal mio monadicissimo punto di vista (quello stesso che contribuisce all’armonia, alla varietà, alla molteplicità delle prospettive, e che è “specchio vivente, perpetuo, dell’universo”), penso che non solo questo non è il migliore dei mondi possibili (e poco m’importa sapere che non è nemmeno il peggiore o che è-quello-che-è-e-non-può-essere-altrimenti, oppure, a seguire, una qualunque delle solenni e consimili minchiate ontologiche).
E attenzione: non dico questo solo (!) perché un numero imprecisato di umani sono oggi crepati in un atto di infinita cosmica assoluta ingiustizia – per di più nello stesso mare che ha visto la nascita di Nostra signora filosofia (cioè di una delle più belle invenzioni di quella ridicola cosa che è la specie umana). Dopotutto sono innumeri gli esseri che, d’un colpo, sono sorti e tramontati nello spazio di un attimo.
Quel che però so e che sento, è che in questo momento avrei solo voglia di urlare al cielo fino a frantumarlo. E anzi, credo proprio che lo farò. Uscirò in questa cazzo di notte padana, attraverserò il solito campo (quello del tarassaco, delle brume, delle lingue di neve, del primo sole e di tutto quanto di bello c’è, esiste, è – e lo è perennemente, eternamente e maledettamente) e poi urlerò fino a sfinirmi e a sfinire l’intera fibra dell’essere.

Saggissime sono le domande

[Rileggendo la prima stesura del mio saggio sulla filosofia con i bambini, ho arbitrariamente deciso quali sono state nel corso di 6 o 7 anni le frasi dei bambini più ingegnose e, forse, spontanee – e cioè le seguenti]:

Bob_Paul_Klee

-Saggissime sono le domande
-Il mito e il lògos sono come un campo minato e un campo fiorito
-Se ci sono troppe cose intorno ci confondiamo; è come se ci prendessero in tutto il nostro corpo, quindi preferisco poche cose
-Perché le api hanno bisogno di punger le persone?
-Si parla di tutto, e ragiona molto per arrivare a poco
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