
Esperienza antropologica primaria – e primitiva – stamane nel bosco. Concentrato sulla corsa, sui movimenti di gambe e braccia, sul ritmo del respiro, uno due uno due – d’improvviso uno sparo seguito da urla umane e ululati di cani.
Rottura del ritmo. Angoscia. La mente prima svuotata torna a riempirsi di pensieri. Elias Canetti. Massa e potere, che sto leggendo in questi giorni. In cui si parla di mute di caccia, di fughe, di sopravvissuti, di spine del comando. E penso. All’invarianza biologica. All’animale che è in noi – che è noi. Cui ci riduciamo per lo più. La torta sotto la glassa. Non riti, non simboli – o non solo.
Poco fa, qui nei boschi del mio paese, nell’anno 2016, una muta umano-animale eccitata e urlante, andava a caccia di prede, con la bava alla bocca e il sangue in tumulto.
Mi piace:
Mi piace Caricamento...
Correlati
Autore: md
Laureatosi in Filosofia all’Università Statale di Milano con la tesi "Il selvaggio, il tempo, la storia: antropologia e politica nell’opera di Jean-Jacques Rousseau" (relatore prof. Renato Pettoello; correlatore prof. Luciano Parinetto), svolge successivamente attività di divulgazione e alfabetizzazione filosofica, organizzando corsi, seminari, incontri pubblici. Nel 1999, insieme a Francesco Muraro, Nicoletta Poidimani e Luciano Parinetto, per le edizioni Punto Rosso pubblica il saggio "Corpi in divenire". Nel 2005 contribuisce alla nascita dell’Associazione Filosofica Noesis. Partecipa quindi a un progetto di “filosofia con i bambini” presso la scuola elementare Manzoni di Rescalda, esperimento tuttora in corso. E’ bibliotecario della Biblioteca comunale di Rescaldina.
Leggi tutti gli articoli di md
Leggo questo messaggio e mi viene in mente Icaro.
Dovessimo avere sogni di gloria, questa scena ci richiama alla nostra condizione.