Massa e potere di Elias Canetti è un testo unico nel panorama culturale, letterario e scientifico del ‘900, così com’è unico il suo autore (che scrive tra l’altro un unico romanzo, Auto da fé, considerato uno dei più rilevanti del secolo). Non è un saggio di sociologia, né di psicologia o di antropologia, e nemmeno può essere considerato un testo storico o filosofico (di filosofi non ne vengono praticamente citati): pur tuttavia si fa ampio riferimento a racconti etnografici così come a referti clinici, a casi storici (spesso poco noti), alla zoologia, all’etologia – anche se non vi è nessuna di queste discipline a prevalere. Massa e potere non ha in sostanza un taglio specialistico, e rimane un testo inclassificabile – cosa che ne fa senza dubbio aumentare il fascino e l’interesse.
Leggerlo è un’esperienza quantomai “straniante”: al termine ogni nostro più piccolo gesto ci apparirà sotto tutt’altra luce (da questo punto di vista lo ritengo filosofico nel senso più alto: massima gioia conoscitiva e disagio e angoscia crescenti nel progredire spiazzante della conoscenza di sé).
Potremmo dire che quella di Canetti è una ricerca di tipo “genealogico”, che va alle origini, alle spalle, alla base delle nostre pulsioni più profonde: massa e potere non sono solo concetti o “astrazioni”, ma il modo in cui i nostri corpi agiscono e interagiscono.
Fondamentalmente Masse und macht è un testo che parla degli elementi fondamentali che strutturano la nostra umanità: la vita e la morte, la paura, la violenza, il sopravvivere – e, al centro, il campo di battaglia di tutto ciò, ovvero la corporeità.
Questo elemento si vede subito dall’incipit del libro, che vi vorrei leggere:
«Nulla l’uomo teme di più che essere toccato dall’ignoto. Vogliamo vedere ciò che si protende dietro di noi: vogliamo conoscerlo o almeno classificarlo. Dovunque, l’uomo evita d’essere toccato da ciò che gli è estraneo. Di notte o in qualsiasi tenebra il timore suscitato dall’essere toccati inaspettatamente può crescere fino al panico. Neppure i vestiti garantiscono sufficiente sicurezza; è talmente facile strapparli, e penetrare fino alla carne nuda, liscia, indifesa dell’aggredito».
Massa e potere è, per certi aspetti, il tentativo di penetrare questa “paura dell’ignoto” – che è poi, in ultima analisi, paura della morte – e di studiare le strategie che gli umani si sono ingegnati, più o meno consapevolmente, di opporvi.
È un testo non sintetizzabile in poche battute, pertanto mi limiterò in questa prima parte a segnalare gli snodi essenziali, mentre nella seconda parte elencherò schematicamente gli argomenti trattati.
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Prima parte: massa e potere in 3 mosse
1. La massa
Canetti si limita ad una descrizione potremmo dire morfologica del fenomeno delle masse, se non addirittura fisica e fisiologica; egli non ne dà mai una connotazione valoriale, non dice che le masse sono anonime, spersonalizzanti, o simili – anzi, come si vedrà, nella massa può semmai sorgere un elemento liberatorio.
La massa nasce in risposta alla paura dell’essere toccati di cui si è parlato in apertura: ogni massa è il capovolgimento del timore dei singoli di essere toccati, come recita il titolo del primo capitolo.
Sono quattro le caratteristiche essenziali di una massa:
-crescita
-eguaglianza
-concentrazione
-direzione
Per quanto concerne il primo elemento – quello della crescita – è la molla originaria e biologica determinante, che Canetti individua nella muta.
Anche in questo caso vi è una descrizione delle mute ancestrali, che vanno a costituire l’identità dei primi gruppi umani:
-muta di caccia – che diventa ben presto muta di guerra
-muta di lamento – fondamentale per quanto concerne il rapporto con la morte, i riti funebri, la nascita delle religioni
-muta di accrescimento, che è poi la vera molla demografico-materiale per la futura nascita delle società.
L’elemento dell’accrescimento è a tal proposito essenziale in tutto il discorso di Canetti: fin dalla pulsione originaria del corpo a crescere, i gruppi umani percorrono tutte le strade che portano ad un’incessante moltiplicazione – dinamica demografica, crescita degli insediamenti e degli oggetti, fino alle società massificate e mercificate dei nostri giorni, dove le dinamiche di massa sono praticamente incalcolabili.
Prima di passare all’analisi del potere, è interessante però citare alcune tipologie di massa spesso sottovalutate o mai pensate, che Canetti evoca. A tal proposito ho trovato di particolare interesse le cosiddetti masse invisibili, che hanno un grandissimo impatto sullo sviluppo antropologico: la massa dei morti (che è la massa maggiore in assoluto, per quanto concerne le masse umane), e la massa dei microbi, con la connessa paura del contagio, che è un elemento fondamentale della psicologia umana. Basti qui solo pensare a tutto l’immaginario che, a partire da questo tipo di masse, si è via via sviluppato, nelle arti visive, in letteratura, nel cinema. Potremmo quasi dire che le nostre vite e società sono popolate di spettri, zombi, vampiri, forze oscure, e che la paura del contagio condiziona profondamente la psiche umana. E stiamo parlando di moderne società industriali (o post-industriali), non di “culture primitive”.
2. Il potere
Canetti non opera qui un’analisi classica del concetto di potere, che tradizionalmente viene visto come potere politico (da Platone a Hobbes, passando per Machiavelli, i giusnaturalisti e i filosofi della politica).
Il potere non sta in alto (o per lo meno, non si erge solo ai vertici delle organizzazioni sociali), ma ha piuttosto a che fare con le pulsioni originarie del corpo (qui si potrebbe avvicinare la visione di Canetti a quella di Michel Foucault, un altro grande analista del potere, che vede diffuso in una dimensione da lui definita microfisica).
Se la genesi originaria delle masse sta nel gesto del “toccare”, qui invece è in primo piano quello dell’afferrare/incorporare. Afferrare è il primo atto del potere. Con il conseguente portare alla bocca ed incorporare la preda (l’animale, il cibo).
Canetti descrive in pagine molto affascinanti (e terrificanti) l’essenzialità originaria dei gesti della mano e della bocca, cui si sono sovrapposti molti elementi simbolici. In altre pagine ci parla delle posizioni del corpo (eretto, seduto, inginocchiato, accoccolato, ecc.).
Tutto ciò che viene afferrato e mangiato è oggetto di potere.
All’origine di ciò vi è il rapporto tra vittima e carnefice, preda e predatore: la preda viene indebolita e incorporata. In tale relazione naturale vi è il gesto più ancestrale del potere: chi lo esercita è la figura del sopravvissuto, di colui cioè che sopravvive sempre alla morte altrui. Il sopravvissuto sperimenta ogni volta nel suo sopravvivere l’istante della potenza: l’invulnerabilità.
Canetti passa poi ad analizzare le forme attraverso cui il potere viene esercitato:
Di particolare interesse è la forma del domandare: chi domanda vuole estorcere alla preda il suo segreto (chi sei? posso mangiarti?). La preda fa resistenza a tale estorsione. La domanda pressante è leggibile come una forma di tortura, cui è possibile (non) rispondere col silenzio, oppure opporre la risposta in grado di porre fine alle domande.
Ma la parte forse più interessante è quella a proposito della spina del comando.
L’ordine, il comando è sempre una forma di energia, di pressione (qui resa con la figura della spina) che si insedia nella mente umana – anche se l’uso del termine spina ha qualcosa di più fisico e doloroso. La spina è interna e non può essere tolta: una volta che il comando è stato eseguito, esso lascia una traccia indelebile. Già con l’educazione del bambino ha inizio questo meccanismo di “spinazione” degli umani. Il comando è la forma attraverso cui si sfugge alla morte (ti risparmio la vita ma mi devi obbedienza) – e il “risparmiare la vita” diventa garanzia di nutrimento, e al contempo strumento di asservimento.
L’analisi del potere prosegue con molti esempi storici ed antropologici e si conclude con il referto di un celebre caso clinico di paranoia (il caso Schreber, presidente del senato tedesco) che porta Canetti ad avvicinare, se non a far coincidere, paranoia e potere: il potente – la figura del sopravvissutto – nella sua estrema e radicale verità è sempre un paranoico che si erge su una montagna di cadaveri. È del tutto casuale o contingente che l’uno o l’altro umano si ritrovi sulla cima di quella montagna, poiché la paranoia alberga in ogni corpo.
3. Metamorfosi e liberazione
Concludiamo con due figure di grande interesse, che possono aprire uno spiraglio, opponendosi a questa figura terribile del potente come “paranoico” assetato di sangue:
-la metamorfosi
-la massa di liberazione o capovolgimento
Anche nel fenomeno della metamorfosi Canetti vede un impulso originario (fuga, mascheramento, identificazione umana negli animali con tutte le connesse simbologie: argomento di grandissimo interesse che occorrerebbe approfondire). Il potere è sempre una dinamica di antimutamento, di blocco della metamorfosi, di irrigidimento del corpo (qui potremmo fare l’esempio del volto, in tutta la sua infinita capacità mimica e di movimento, in opposizione alla maschera, congelata in una rigida smorfia o in una glaciale espressione neutra).
Se tradizionalmente si pensa sempre ad un rapporto tra massa e potere come ad un “uso” delle masse da parte del potere (cosa che è sempre possibile), in realtà esistono elementi propri delle masse (e dunque dei corpi) che possono tradursi in un antidoto al potere: la scarica come elemento liberatorio e di capovolgimento. La scarica è l’istante in cui ogni singolo che converge nella massa si sente uguale all’altro, annullando così ogni distanza: ruoli, differenze, status sociali, tutto si annulla nell’eguale concentrazione della massa – fosse solo per un istante illusorio.
Canetti non conclude con un programma politico o sociale, quanto piuttosto con la domanda – che pare voglia rivolgere al lettore che lo ha seguito fino alla fine della lunga ricerca – a proposito di una possibile strategia di uscita dalla logica del “sopravvivere”: se il potente vuole essere l’unico a sopravvivere (nella forma mitigata, l’unico che si serve degli altri) – occorrerà allora guardare in faccia Medusa e trovare il modo di toglierle la spina del comando.
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Seconda parte – Massa e potere schematizzato in 30 punti
(tra parentesi quadre e in corsivo ci sono mie indicazioni su possibili rinvii ad altri temi/testi o a fenomeni sociali del presente)
1. La massa.
Capovolgimento del timore d’essere toccato: dalla distanza tra i corpi all’unico corpo [la pulsione originaria ad essere materia inorganica?]
2. Impulso originario a crescere indefinitamente
[c’è qualcosa di immediatamente primordiale in ciò, e di vitale: la vita come meccanico processo espansivo: Schrödinger?]
3. Il ciclo della massa: convergenza, accrescimento, scarica, impulso distruttivo, panico, disgregazione…
4. Masse doppie: la guerra (amici/nemici), uomini/donne, fedeli/infedeli (masse religiose), viventi/morti – la massa dei morti è la massa incomparabilmente più ampia che ci sia
5. Tipologie e dinamiche della massa: masse addomesticate (religioni, riti, sport. Ecc.), masse in fuga, masse lente o veloci (ritmo), masse statiche (teatro, concerti)
6. Caratteristiche essenziali:
-crescita
-eguaglianza
-concentrazione
-direzione
7. Masse invisibili: i morti (gli spiriti), i microbi (paura del contagio), ecc.
8. Masse aizzate (origine nella muta di caccia): capro espiatorio, linciaggio, spettacolo dell’esecuzione, ecc.
[oggi: linciaggio nei social network]
9. Masse in fuga [i profughi]; masse rivoluzionarie.
10. Simboli di massa: fuoco, mare, pioggia, fiume, foresta, grano, vento, sabbia, mucchi, stelle, ecc.
11. La muta
Unità di azione (diversamente da stirpe, clan, ecc.): prima forma umana di massa
[Muta viene dal latino med. movita=movimento…movida!]
-muta di caccia
-muta di guerra
-muta del lamento: molto interessante per le dinamiche di identificazione e poi di distacco col morente/morto
-muta di accrescimento: dopo le tre forme originarie identificative di ogni gruppo, l’accrescimento è la dinamica che porta all’ampliamento indefinito dell’umanità – metamorfosi e simboli di massa
12. Ripartizione e accrescimento: la hybris della produzione [mercificazione, consumismo, aumento indefinito della produzione, illimitatezza, ecc.]
– conseguenza della muta di accrescimento
13. Il potere
Psicologia dell’afferrare e dell’incorporare.
Afferrare: primo atto del potere.
Incorporare: denti, bocca, fauci… atto originario del potere è l’indebolimento dell’animale, che depotenziato e svilito giace dinnanzi al carnefice
Infine, deiezione: l’atto finale della vergogna, non a caso isolato
14. La mano: afferrare e lasciar andare – origine del commercio. Spidocchiare: la pazienza, vera grandezza delle mani.
Gesti delle mani, nascita degli oggetti e delle parole: rappresentare con le mani.
15. Sulla psicologia del mangiare: “tutto ciò che viene mangiato è oggetto di potere”. Il riso, originato dall’atto dell’aprire la bocca dinnanzi alla preda. Il mangiare insieme. La madre. La sazietà, lo sperpero, ecc.
16. Il sopravvissuto: l’istante della potenza, l’invulnerabilità. Vita/morte: decidibilità e diritto di vita o morte. Il desiderio di sopravvivere agli altri (specie ai coetanei). Volere la morte degli altri per sopravvivere.
17. Timore dei morti: invidia dei morti, ciò che i vivi temono di più [la figura degli zombi, ma anche quella dei vampiri]. Culto dei morti, loro addomesticamento.
18. Epidemie: la massa degli appestati, i (pochi) sopravvissuti. L’invulnerabile sopra il mucchio di cadaveri.
19. Gli elementi del potere: forza (potenziata), fulmine, velocità.
La potenza (e violenza) del domandare. Il domandare come predare. La tortura, l’estorsione – il silenzio come resistenza.
Il segreto: il nucleo più interno del potere.
Sentenziare (malattia più diffusa tra gli umani), condannare.
Il potere del perdono. La grazia. Il potente non perdona mai veramente.
20. Il comando: fuga e spina.
L’ordine come spina originaria: è sempre stato così… Lo sfuggire alla morte, origine del comando.
Il comando come l’elemento più inalterabile e duraturo dell’animo umano.
Allontanamento dall’origine biologica (lo sfuggire alla morte): garanzia di nutrimento e comando, addomesticamento: prigionia volontaria [meccanismo profondo della socialità]
21. L’angoscia di massa, come il più originario stato di massa: la vittima sacrificale tranquillizza il branco.
22. Il dissolvimento della spina nella massa: liberazione, capovolgimento
23. Casi particolari: il boia come l’uomo più soddisfatto; l’irresponsabile: “io non ho fatto questo”: il senso di colpa deviato sulla spina del comando [la shoah, i genocidi]
24. La metamorfosi: il potere su tutte le creature.
Varie forme: metamorfosi di fuga (il più universale); isterismo, mania, melanconia.
La mimica più ricca è quella umana (il volto).
La figura e la maschera – blocco e irrigidimento della metamorfosi
25. L’anti-mutamento: battaglia ininterrotta del potente contro ogni forma di metamorfosi. Riduzione della molteplicità del mondo.
Sistema delle caste, schiavitù, ecc.
26. Aspetti del potere
Posizioni: stare in piedi, seduti, giacere, inginocchiarsi, accoccolarsi, ecc.
La gloria: il ricco raccoglie mucchi, compra cose (e uomini). Il potente raccoglie uomini: vuole uomini vivi, per farsi precedere o accompagnare da essi nella morte.
L’ordine del tempo. Potere della cronologia, cronologia del potere.
L’altezza. Il trono.
27. Il potere come paranoia. Casi storici e caso clinico Schreber.
28. L’essenza del potere: mandare gli altri alla morte, allontanarla da sé per essere risparmiato
La volontà di rimanere l’ultimo dei viventi.
29. L’emergenza del potente è un semplice caso di contingenza: ciascun umano è candidato, poiché “sta come un re su uno sterminato campo di cadaveri d’animali”.
Desiderio di sopprimere gli altri per essere l’unico – o, nella forma mitigata e più frequente, servirsene.
30. Fede della nostra epoca: moderno furore dell’accrescimento – sia di uomini che di oggetti.
Il problema epocale: estinzione della figura del sopravvissuto. Guardare negli occhi il potere, togliere la spina del comando.
´´Massa e potere ´´ e il ´´cimitero di Praga ´ un’ accostamento sbagliato ? a
Se ti riferisci al romanzo di Eco non l’ho letto, quindi non saprei