“Un tempo spezzavamo loro le reni, oggi le braccia”, così Radio Popolare di Milano stamattina, a ricordarci che c’è un passato coloniale rimosso in tutto quello che sta succedendo: gli sgomberati del palazzo di via Curtatone di Roma sono infatti etiopi ed eritrei, discendenti di quelli che un tempo gasavamo e schiavizzavamo. E non è certo bastata la carezza da “italiani brava gente” a edulcorare la nuda e cruda realtà: la testa calva di Minniti ricorda troppo quella del mascellone che sognava l’impero africano. E gli ordini che la polizia riceve sembrano ormai i tweet di Salvini – “Forza ragazzi: sgomberi, ordine, pulizia ed espulsioni, gli italiani sono con voi”. Io no, non sono con voi. Mi dissocio da questa volgare rievocazione degli anni ’30, dal clima da Manifesto della razza e da caccia ai poveri.
E se gli altri poveri e fragili, quelli con in testa lo slogan “prima gli italiani” (coniato dai privilegiati e da quelli che hanno il culo ben attaccato alla poltrona) avessero un briciolo di ragione, non ci cascherebbero e saprebbero da che parte stare e proverebbero a ripartire da quell’antica cosa chiamata solidarietà.
L’ha ribloggato su iCalamari.
Una vergogna verso chiunque sia fatto simil gesto
Che poi gli eritrei hanno una storia antica di persecuzioni se non sbaglio furono i primi rifugiati politici, non migranti come li chiamano.
Dopo di che concesso loro asilo politico non gli hanno consegnato alloggio…
non basta l’accoglienza, non è sufficiente l’asilo politico senza gesti doverosi e umani.
sì infatti, stiamo parlando di arrivi che risalgono agli anni ’70, specialmente a Bologna e Milano: nella zona milanese di porta Venezia sono radicati e hanno aperto diversi ristoranti dove si può gustare il loro celebre zigni.
Fuggivano all’epoca per l’invasione da parte etiope, oggi per una feroce dittatura che ha militarizzato il paese