Cominciano ad essere veramente parecchi i saggi con visioni totalizzanti – vere e proprie “opere totali” – che cercano di spiegare in un unico “quadro d’insieme” i fenomeni che vanno dall’origine del cosmo, passando per le leggi naturali, fino alla teoria dei significati, alla coscienza, all’etica.
Per lo più si tratta di scienziati, spesso fisici teorici, com’è il caso di questo autore americano. Evidentemente spingersi alle estremità della pensabilità o, meglio, studiabilità del mondo, li stimola proprio sul piano filosofico e ontologico – ciò che, viceversa, i filosofi fanno sempre meno.
Oggi come oggi i nuovi presocratici sono in maggioranza scienziati (del resto il loro oggetto di studio era la physis).
Sean Carroll utilizza poi un termine curioso – naturalismo poetico – per far intendere il suo tentativo di tenere insieme la natura dura e pura con le sue leggi implacabili, il cosmo gelido e indifferente e il nostro piccolo destino umano, che però a noi sembra così significativo. E credo lo sia, dopotutto: l’ultimo capitolo del libro – dopo Cosmo, Conoscere, Essenza (core theory), Complessità, Pensare – è intitolato Tenerci.
«Noi esseri umani siamo ammassi di fango organizzato, che attraverso il funzionamento impersonale delle leggi della natura hanno sviluppato la capacità di contemplare, amare e affrontare la formidabile complessità del mondo che ci circonda».
[Nella versione americana originale la titolazione è invertita: prima il sottotitolo – The Big Picture – poi il titolo On the origins…]