«In caso di attacco (non sporadica cannonata) al territorio russo, la Russia risponderà come ogni potenza nucleare risponderebbe nello stesso caso. Non è mai la prima opzione, per ovvi motivi, ma è una delle opzioni. Poi per carità, facciamo sempre finta che Putin sia un buffoncello che strilla a vuoto. Finora ciò che ha detto lo ha fatto. Io, a differenza di chi vuole chiamare il bluff sperando sia tale, spero che tutto questo sia propedeutico a un congelamento del conflitto. Io voglio che la guerra finisca, altri vogliono fare le gare».
Così lo storico Francesco Dall’Aglio.
Anch’io temo i folli che “vogliono fare le gare”. Che vogliono vincere. A tutti i costi.
Ma è la guerra – ora è chiarissimo, e non bisognerebbe mai dimenticarsene nemmeno negli apparenti tempi di pace – a costituire l’intelaiatura del mondo.
È modificabile questo mondo? Sì. Ma è dalla distruzione di quella tela malata – massima (ed eraclitea) espressione dell’ingiustizia e della dismisura – che occorre sempre ripartire.
A me ricorda ciò che accadde nel 1859 ai confini tra Piemonte e il Lombardo Veneto…