Questo prodotto bacato di una delle istituzioni più bacate del bacato Occidente, comincia a starmi decisamente simpatico (si fa per dire).
La sua dichiarazione a proposito dell’uccisione in guerra di ben 25 talebani (una roba da Signore degli anelli, nella gara tra l’elfo e il nano), se presa seriamente (e non come vorrebbero le “democratiche” istituzioni inglesi – esercito in primis – che lo accusano di tradimento e di ogni nefandezza) – è davvero una bomba sotto il culo dell’ipocrisia borghese britannica (e occidentale), della monarchia e della sua famiglia allargata.
Il principe Harry ha perfettamente ragione: le persone uccise in guerra sono come «pezzi degli scacchi» tolti dal gioco, perché è impossibile uccidere un bersaglio «se lo si considera come una persona».
Senza volerlo il duca di Sussex ha riportato in auge la sottile analisi hegeliana della guerra moderna, resa astratta e del tutto meccanica dall’invenzione dell’arma da fuoco (una linea che arriva dritta fino ai droni): il nemico, per essere ucciso con maggiore efficienza “etica”, deve essere del tutto spersonalizzato, non essere più – come nella guerra antica – «questa persona particolare», bensì il membro di «un intero ostile in genere».
Ciò non vuol certo dire che occorre riabilitare la visione hegeliana della guerra, secondo cui «come il movimento dei venti preserva il mare dalla putredine», essa manterrebbe la salute etica dei popoli (e, soprattutto, dello stato) – ma sono proprio questi cortocircuiti della cattiva coscienza a svelarci quel che i sepolcri imbiancati guerrafondai – capi di stato, generali, politici, giornalisti, “intellettuali” – tengono ben nascosto dietro i loro proclami e “valori”: la guerra è esattamente quella putredine.