Giunti ormai sull’orlo di una catastrofe generale, si sente spesso dire: ciò che fino a qualche tempo fa era impensabile, sta ora avvenendo. E sta avvenendo nel 2023 – come se essere arrivati a questo secolo e a questo anno e a questo livello di “progresso”, ci dovesse salvaguardare dall’impensabile o dall’assurdo o da una barbarie pregressa.
In realtà quell’impensabile si fonda sull’impensato – non tanto nel suo significato prevalente di imprevisto e di inimmaginabile, ma più letteralmente come ciò che non pensato resta nascosto, come nel sottosuolo, nell’inconscio collettivo, in una zona oscura.
Potremmo fare l’elenco di questi “impensabili” che fuoriescono dalle crepe dell’impensato. Un elenco che di anno in anno si allunga sempre di più.
Una guerra novecentesca in piena Europa – nonostante i precedenti jugoslavi, oggi rimossi – era impensabile. La sua progressione – giunta ora all’invio di carri armati tedeschi in terre slave (una nuova forma di Lebensraum), era del tutto impensabile.
Una nuova corsa al riarmo generalizzata era impensabile.
Che i postfascisti di una repubblica antifascista andassero al governo era impensabile.
Che salvare in mare dei derelitti diventasse un crimine, era impensabile.
Una pandemia globale era impensabile. Ma soprattutto impensabile era la proliferazione – a cascata – di impensabili dispositivi da cui siamo stati investiti: streghizzazione dei cittadini (dai runners ai novax), TSO di massa, carte verdi e proibizioni assurde, da quelle di partecipare ai funerali a quelle di impedire ai bambini di stare all’aperto o di andare a scuola – fino a quelle perduranti e crudeli di seppellire anziani e fragili (per il loro supremo bene) negli ospedali o nelle RSA, isolati dai propri cari.
La siccità e lo scioglimento a ritmi serrati dei ghiacciai erano impensabili (solo ieri ci hanno informato che dall’Antartide si è staccato un iceberg grande come la città di Londra o la provincia di Milano, ma gli scienziati ci vorrebbero rassicurare che il surriscaldamento globale non c’entra).
Il salutismo obbligatorio, la felicità coatta, la rimozione del dolore e del lutto – e tra un po’ l’immortalità – erano impensabili.
Essere governati consigliati guidati controllati omologati diretti dalle macchine e dagli algoritmi – da una selva di iperoggetti invisibili – era del tutto impensabile. Per lo meno non a questo livello di saturazione, non a questa velocità e profondità.
Ma l’impensabile più terrificante che ci si rovescia addosso da 11 mesi a ritmi alterni è quello dell’annuncio di una possibile catastrofe nucleare, ciò che viene enunciato come se si parlasse di un fatto tra gli altri: aumenta il prezzo della benzina, esce la nuova serie tanto attesa su Netflix, gli italiani riprendono a viaggiare – e Tizio o Caio, en passant, dicono che l’uso delle bombe atomiche non è più un tabù. Evocando così un gigantesco rimosso – un altro impensato, quello più simbolico ed apocalittico della contemporanea condizione umana: abbiamo 13000 bombe nucleari sotto il culo o puntate sulla testa, di cui 2000 in stato di perenne ed elevata allerta operativa, e questo non riguarda solo noi omuncoli, ma milioni di specie viventi.
Tutto ciò, come si diceva sopra, si fonda sull’impensato, su ciò che non sale alla coscienza se non per frammenti o fugaci apparizioni o paure fantasmatiche, che per lo più vengono ricacciati nel sottosuolo dalle necessità e dagli automatismi della vita quotidiana, da questo andare per andare, a ritmi meccanici e predeterminati – o indeterminati. Aumento del PIL, aumento dell’età media, aumento dei consumi, aumento della potenza, aumento della popolazione, aumento di ogni cosa. E il sottosuolo, però – l’impensato – anche lui cresce, cresce e ribolle.
E quando fuoriuscirà da ogni poro, sarà già tardi.
chi considera le cose elencate impensabili semplicemente non pensa ; disquisisce ma non pensa e non si informa .
Solo qualche esempio : una pandemia dovuta a spill-over era considerata
piuttosto probabile dagli specialisti ; già 15 anni fa David Quammen ed altri virologhi di fama mondiale ( non quelli di recente protagonismo televisivo) misero in guardia e nel 2012 uscì il libro di Quammen che si intitola appunto spill-over e che letto ora potrebbe essere considerato una profezia azzeccata e pienamente realizzata e non quello che invece è: una ragionata ipotesi di quello che sarebbe probabilmente accaduto basata su un lavoro sul campo ed in laboratorio condotto con metodo scientifico;
per quanto riguarda il riscaldamento globale ed il fatto inevitabile che il suo ritmo diventasse sempre più serrato per l’accumularsi dei fattori
determinanti è da metà degli anni 90 che gli scienziati mettono i governanti sull’avviso; l’aggressione russa era pensabilissima dopo 8 anni di guerra civile di bassa intensità nelle zone contese anche se considerata non significativamente probabile ; la catastrofe nucleare è abbastanza improbabile ma non impensabile mentre un utilizzo di bombe nucleari tattiche ( limitato raggio d’azione)diventa ogni giorno più probabile ed è quindi altamente pensabile e non ora ma da sempre in quanto nella storia l’uomo ha sempre usato le armi che aveva a disposizione soprattutto se messo alle strette o se le considera una rapida via d’uscita con rischi relativi ; e per tutto il resto si può dire che come per un matto sono matti gli altri così solo un folle può considerare impensabile la follia umana…
per le persone razionali la follia umana fu ,è e sarà sempre una cosa con la quale bisogna fare i conti e che può avere sviluppi oltre ogni previsione…
@franco
certo che tutto quel che accade era ampiamente previsto e prevedibile, il punto è però che – diversamente da quel che appariva in un tempo in cui era immaginabile poter mettere mano alla “follia” in modo razionale, indirizzando la storia in una direzione (“progresso” o “sol dell’avvenire” che fosse), in un tempo in cui, cioè, era data una possibile “filosofia della storia”, in un tempo in cui ci si ricordava di essere animali politici – nel tempo presente tutta la pensabilità e la trasformabilità del reale appare consegnato a “potenze estranee”. Noi non dobbiamo più pensare – o se lo facciamo è solo per nostro diletto, quasi un’insana ed antica abitudine, un tic -, sopratutto non dobbiamo più pensare che le società siano trasformabili.
Ciò che è scomparsa dalla scena è la dialettica. Ciò che prevale è l’automatismo dei gesti.