La più deprimente di tutte le saghe

Due appunti di Canetti sulla storia, risalenti al 1950:

«Darei molto se potessi disimparare a vedere il mondo nella prospettiva della storia. Questa divisione per anni è miserevole, tanto più quando si estende alla vita degli animali e delle piante nei periodi in cui non era ancora gravata della nostra presenza. La corona della tirannia umana è il computo degli anni; la più deprimente di tutte le saghe è quella che racconta che il mondo sarebbe stato creato per noi».

Ovviamente noi oggi sappiamo – dovremmo saperlo per lo meno dai tempi di Spinoza – che non siamo affatto il fine della vita o della creazione, e che il nostro impero nell’impero è fasullo; eppure né la conoscenza, né lo scetticismo, nemmeno un fugace sospetto scalfisce la credenza di fondo, e così ci comportiamo come se fossimo davvero i padroni del tempo e dello spazio storico. E come se la storia non potesse procedere altrimenti che così. Canetti fa a tal proposito un’ulteriore osservazione:

«La storia presenta tutto come se niente si fosse potuto svolgere altrimenti. Invece si sarebbe potuto svolgere in cento modi. La storia si mette dalla parte di quel che è avvenuto e lo distacca dal non avvenuto costruendo solide connessioni. Tra tutte le possibilità si basa su quella sola che è sopravvissuta. Così agisce sempre la storia, come se fosse dalla parte dell’avvenimento più forte, cioè di quello realmente avvenuto; non sarebbe potuto rimanere non avvenuto, doveva avvenire».