Due appunti di Canetti sulla storia, risalenti al 1950:
«Darei molto se potessi disimparare a vedere il mondo nella prospettiva della storia. Questa divisione per anni è miserevole, tanto più quando si estende alla vita degli animali e delle piante nei periodi in cui non era ancora gravata della nostra presenza. La corona della tirannia umana è il computo degli anni; la più deprimente di tutte le saghe è quella che racconta che il mondo sarebbe stato creato per noi».
Ovviamente noi oggi sappiamo – dovremmo saperlo per lo meno dai tempi di Spinoza – che non siamo affatto il fine della vita o della creazione, e che il nostro impero nell’impero è fasullo; eppure né la conoscenza, né lo scetticismo, nemmeno un fugace sospetto scalfisce la credenza di fondo, e così ci comportiamo come se fossimo davvero i padroni del tempo e dello spazio storico. E come se la storia non potesse procedere altrimenti che così. Canetti fa a tal proposito un’ulteriore osservazione:
«La storia presenta tutto come se niente si fosse potuto svolgere altrimenti. Invece si sarebbe potuto svolgere in cento modi. La storia si mette dalla parte di quel che è avvenuto e lo distacca dal non avvenuto costruendo solide connessioni. Tra tutte le possibilità si basa su quella sola che è sopravvissuta. Così agisce sempre la storia, come se fosse dalla parte dell’avvenimento più forte, cioè di quello realmente avvenuto; non sarebbe potuto rimanere non avvenuto, doveva avvenire».
più che della storia mi sembra che Canetti parli di una concezione della storia di stampo hegeliano; fasulla ovviamente come lo era il ciarlatano Hegel; nemmeno le scienze esatte parlano più di causa/effetto ma solo di probabilità statistiche…esistono comunque , soprattutto presso gli storici anglosassoni, concezioni completamente diverse
Non mitizzo nessun pensatore (e nessuno in generale) ormai da tempo, ma prima di dare del ciarlatano ad Hegel ci penserei molte volte…
già pensato …concordo con Schopenhauer e altri ; se dei ragazzi vuoi farne dei deficienti o dei potenziali criminali fai in modo che aderiscano alla filosofia di Hegel che filosofava per avere uno stipendio sicuro dal principe di Prussia…nell’ambito della filosofia idealista tedesca solo Marx puoi essere salvato per la sua analisi istituzionale della società del suo tempo e del sistema capitalistico
Non mi pare di essere né un deficiente né un criminale, ma forse mi sbaglio
Marx, tra l’altro, ha fatto quelle analisi anche grazie a Hegel
ovvio che no; della prima sono sicuro e della seconda lo suppongo…
le analisi di Marx nelle quali è evidente il debito verso Hegel sono fallaci in quanto niente si è avverato …la storia non funziona in quel modo ; le analisi delle istituzioni economiche,politiche e sociali sono tuttora attualissime e qualsiasi analisi attuale in quel senso non può prescindere da Marx indipendentemente dal fatto che si sia o meno d’accordo con le sue conclusioni ; più risalta l’onestà intellettuale di Marx più si evidenzia la disonestà intellettuale di Hegel.
Hermann Göring a Norimberga disse : “ sul banco degli imputati dovrebbe sedere pure il Dottor Lutero “ …qualche anno dopo qualcuno ( forse Bertrand Russel ) aggiunse : “ giusto …ma perché no pure Hegel? “…
Non stiamo parlando di profeti. Hegel è un analista ed un osservatore quanto mai attento della società borghese, che non aveva alcuna intenzione di trasformare. Ahimè, ci ha preso più lui sulla globalizzazione e sull’andamento tragico-dialettico della storia, di quanto non abbia fatto Marx. Con mio sommo dispiacere.
(non commento la sciocchezza detta da Russell)
appunto… ; Marx invece voleva smettere di descrivere ,analizzare e osservare ma cambiare ; dove vedi questo azzeccarci di Hegel?…
mi scuso ma ho impegni…avrò il piacere di risponderti domani
buona serata
lo vedo nella centralità che per Hegel ha il lavoro: lui lo chiama “spirito”, ma è quella roba lì; lo vedo nella centralità che ha la “dialettica” (basti pensare ad una delle sue figure, quella di servo/signore): certo, Marx ne critica il camuffamento speculativo, ma se pensi pensi sempre criticamente e speculativamente. I filosofi hanno sempre pensato il mondo, si tratta di trasformarlo? Certo, è quel che lo spirito (alias le soggettività della storia) hanno sempre fatto e continueranno a fare. Su una cosa, però, ha nettamente ragione Hegel: che la filosofia arriva sempre tardi, a cose fatte, melanconicamente come la nottola di Minerva. Su questo non mi pare sia stato smentito.
il reale è razionale ed il razionale è reale : nell’ accezione volgare tutto ciò che succede è razionale e niente può succedere che non sia razionale ; quindi tutto è giustificato , anche Auschwitz ; purtroppo l’accezione volgare è quella che viene propinata e rischia di creare mostri ; troppe volte i filosofi non si rendono conto a quali nefande distorsioni si prestano le loro dottrine ( Heidegger in testa …ma forse lui invece si rendeva benissimo conto …non parlo dei suoi inizi ma dal 1930 in poi e degli Schwarze Hefte ); tornando ad Hegel e dando una interpretazione meno volgare si può dire ( correggimi se sbaglio …sono vecchio e vado a memoria …i tempi del liceo sono lontani ) che secondo lui esiste una razionalità intrinseca nella realtà e detta razionalità si manifesta nel processo dialettico e quindi essa è intellegibile e finalistica ; ma questa è una fandonia ; infatti nel mondo fisico non esiste uno scopo ma tutto è casuale; se esiste un ordine è per questioni statistiche ed infatti ,abbandonato il determinismo agli inizi del 900 , tutti gli scienziati concordarono sul fatto che le leggi della fisica sono leggi statistiche ed in realtà l’ordine apparente è solo una situazione di equilibrio più probabile di altre( l’entropia fa il suo lavoro); anche l’evoluzione avviene in seguito a mutazioni casuali il più delle volte non significative o addirittura dannose ; rare mutazioni vantaggiose , che tra l’altro il più delle volte diventano vantaggiose non per qualità intrinseche ma per mutamenti nell’ambiente esterno , possono prendere il sopravvento e rendere vincente una nuova specie; nessuna finalità o razionalità…invece molti tentativi e molti vicoli ciechi ; ricordiamoci che guardando la realtà fisica noi vediamo solo i vincenti ,quelli che c’è l’hanno fatta e non tutti quelli spazzati via da circostanze ambientali imprevedibili o da mutazioni ancora più imprevedibili ;questo vedere solo quelli arrivati fino qui può darci l’idea di una razionalità
nella realtà fisica ma è solo una distorsione cognitiva…come quelli che aprono un bar o un ristorante in una grande città perché vedono che i ristoranti fanno i soldi…non sanno che su 10 ristoranti nuovi 8 chiudono
nei primi 18/24 mesi…e spesso per cause non comprensibili…
che per Hegel esista una razionalità intrinseca nella realtà è senz’altro vero (ed è una delle cose più deboli del suo sistema, anche se occorrerebbe chiedersi che cosa lui intenda per “realtà”, cosa per nulla scontata – e del resto non lo è nemmeno per i fisici del ‘900); mentre invece, per quanto concerne la sua filosofia della storia è senz’altro errata l’interpretazione deterministica corrente: l’unico “fine” che Hegel riconosce allo spirito è quello della libertà di autodeterminarsi, che non è dunque un fine determinabile a priori in nessun caso, anche perché contraddirebbe proprio l’essenza della libera coscienza. Paradossalmente appare più determinista Marx (il proletariato non può non negare ciò che lo nega, e dunque la rivoluzione è necessaria, e la lotta di classe porterà all’autoabolizione di se stessa – ma anche questo è, ovviamente, un certo modo – “marxista” e semplicistico – di interpretare e ridurre il pensiero marxiano, che è ben più articolato). Dopo di che è anche evidente che Hegel sia totalmente interno alla sua epoca, con tutti i limiti di classe e di visione ideologica ed eurocentrica del caso (lui stesso afferma molto opportunamente che non si può uscire dal proprio tempo più di quanto si possa uscire dalla propria pelle) – però la sua concezione di “verità” rimane dialettica: il vero è il divenire di se stesso, ciò che Marx riprende nelle sue analisi, anche contro le tentazioni sistematiche ed assolutistiche del pensiero hegeliano.
d’accordo sulla libertà di autodeterminarsi dello spirito ( che poi non si capisce bene cosa sia e odora di metafisica stantia) ; ma lo spirito non ha però la libertà di non autodeterminarsi e stare a riposo in pensione …quindi
ne consegue che una volta che si è reso manifesto nel mondo la realtà è l’incarnazione
dello spirito e quindi è razionale in quanto lo spirito non ha la libertà di essere irrazionale ,non è nella sua natura ; quindi il potere in qualsiasi forma è sempre giustificato in quanto razionale ; del resto Hegel spese parecchie parole contro la concessione di una costituzione e di alcune libertà di stampo illuministico in Prussia ; glorificava il Re ( che lo compensò ampiamente ) e lo Stato ; i suoi scritti non lasciano dubbi sul suo
carattere fortemente reazionario anche in relazione ai tempi ; in definitiva
i filosofi vanno giudicati anche per la loro azione nel mondo e spesso le loro dottrine si rivelano ad un’analisi attenta coerenti con la loro azione ,
questo per i pochi che agiscono…esempio massimo Platone cacciato ripetutamente da Siracusa …ho il dubbio che la filosofia idealista tedesca ( escludo Marx ma non i marxisti) abbia una responsabilità per il successo del nazismo …per Heidegger invece non ho nessun dubbio…
Hegel brindò da giovane alla Rivoluzione francese (ed anche durante le prussianissime lezioni di filosofia della storia ne parlò come di un’alba di una nuova epoca); lungi da me fare il suo avvocato, però ritenere l’idealismo tedesco responsabile del nazismo è una delle tante boutades che ogni tanto agitano le acque stantie dell’accademismo, un po’ come quella popperiana del Platone padre di tutti i totalitarismi. Che Heidegger fosse nazista non v’è dubbio, che la sua filosofia fosse determinante per il successo del nazismo mi sento invece di escluderlo del tutto.
(tra l’altro è uno schema argomentativo tipico del pensiero reazionario antimarxista e anticomunista, secondo cui lo stalinismo, il totalitarismo, le tirannie sanguinarie alla Pol Pot ed ogni nefandezza del Novecento è da attribuire alle teorie se non alla mente perversa di Marx)
ho risposto ma non accetta
riprovo ma riassumo…Hegel no Heidegger no…allora chi? il nazismo è piovuto dal cielo su Rep. di Weimar senza retroterra culturale tra l’altro vincendo regolari elezioni…
responsabilità dei marxisti ( non di Marx ): 1922 Italia e 1933 Germania…i comunisti hanno rotto il fronte con i socialdemocratici che consideravano elemento frenante pensando che il fascismo ed il nazismo fossero tappe attraverso le quali passare per la rivoluzione proletaria e quindi avessero ,come il capitalismo passaggio obbligato, una loro razionalità nella loro visione escatologica ; …una follia ed un pensiero fortemente reazionario come tutte le ideologie che pensano di prevedere la storia e vogliono dire alla gente come vivere
il nazifascimo non è piovuto dal cielo, c’è un’ampia letteratura storica in merito (per quel che riguarda gli aspetti ideologici c’è il classico di Mosse “Le origini culturali del Terzo Reich”): e da questa letteratura si evince che si tratta di fenomeni complessi che hanno – ovviamente – un ampio e profondo retroterra insieme a fenomeni scatenanti “contingenti” (due esempi su tutti: il punitivo trattato di guerra di Parigi, la crisi del ’29). Heidegger conta, ma conta quanto può contare un filosofo, peraltro ben poco tenuto in considerazione dal regime nazista, che si serviva di altri leccapiedi filosofici. Che non vuol dire che non abbia aderito al nazismo (c’è il celebre discorso di rettorato in proposito) o che non fosse un reazionario. Ma, d’altro canto, questo non è sufficiente a gettarne in toto il pensiero (Essere e tempo rimane un testo importante).
Hegel, poi, direbbe che la filosofia può solo contemplare (si fa per dire) il disastro solo dopo che è avvenuto. I filosofi non sono profeti e non causano nulla, possono solo cercare di comprendere (che poi questo comprendere diventi un “giustificare”, è cosa su cui riflettere attentamente).
In sintesi: starei sempre molto attento a semplificare i problemi, la linea causale e i nessi. Il mondo – fortunatamente – è un po’ più complicato di quel che credono le ideologie o le teorie dei filosofi.
non sono profeti ma causano, nel senso che una corrente filosofica può benissimo creare un ambiente culturale fecondo per certe idee che il più delle volte sono in parte distorsioni della teoria filosofica ma che comunque trovano in essa un fondamento che le rende accettabili ; guardiamo ad esempio il razzismo e l antisemitismo; le teorie razziali si sono sviluppate prevalentemente in Francia nel 19esimo secolo ( Gobineau e altri ) e l antisemitismo nella sua accezione moderna in Francia e Germania ; gli ebrei , emancipati dalla rivoluzione francese, non sono più gli assassini del Cristo ( se non per l’integralismo cristiano ) ma sono attaccati al legalismo biblico e rifiutano la razionalità della modernità,non partecipano alla vita politica e si rifiutano di entrare nella dialettica della storia ; unico popolo dell’antichità sopravvissuto ,spariti i ghetti, si ghettizzano da soli sotto l’autorità dei loro rabbini e coltivano credenze
ed abitudini desuete ed incomprensibili; intorno al 1870 viene pubblicato Biarritz ,romanzo dal quale la polizia zarista trasse il clamoroso falso
“ I protocolli dei savi di Sion “ tuttora stampato in alcuni paesi arabi ; nella Germania guglielmina e poi nazista fu stampato e anche distribuito nelle scuole e nonostante fosse ormai noto che era un falso veniva letto perché tutto sommato qualcosa di vero ci deve essere , sappiamo bene come sono gli ebrei…hai ragione a dire che il mondo è complesso ,infatti questo successe ben prima del Diktat di Versailles o delle crisi del ‘29…
queste non furono le cause del nazismo ma i catalizzatori di un complesso di fenomeni culturali ben anteriori al nazismo come tu stesso hai detto; è ingenuità pensare che il 29 sia stata la causa determinante del nazismo come molti ripetono ; lo dimostra il semplice fatto che se i comunisti ed i socialdemocratici si fossero presentati uniti alle elezioni Hitler non avrebbe mai vinto ; Simone Weil soggiornò in Germania negli anni 30 e la sua analisi di ciò è interessantissima.
Heidegger?…per carità!…qualche spunto felice in mezzo ad un vuoto ciarpame che non significa nulla …cos’è l’ Essere e la differenza ontologica con gli enti?…il pastore che conduce ai pascoli dell’ Essere …le sue catene etimologiche che nel migliori dei casi sono esercizi da salotto e negli altri casi assurde ridicolaggini…Heiden il pagano e Egger erpicare …quindi Heidegger il pagano che erpica il terreno per preparare la venuta dell’ Essere. …parole sue …da ricoverare con i suoi lederhösen e cappellino tirolese ( abbigliamento amato anche da Hitler ) in un sanatorio della Foresta Nera…
Appartiene a quei filosofi , oggi numerosi, che non accettano il fatto che hanno perso il primato culturale che oggi appartiene alla scienza e devono comunque dire qualcosa …il più delle volte insensate critiche al sistema ,una spruzzatina di relativismo ,un po’ di Gödel che non fa mai male e via dicendo…hai letto Imposture Intellettuali di Sokal?…se no te lo consiglio
…c’è solo in inglese e francese e lo puoi scaricare da Apple a buon prezzo
(sono abbastanza ferrato sull’argomento, anche se c’è sempre da imparare)
comunque: figurati se non mi sono venuti a noia i filosofi, e mica solo Heidegger;
ma più di loro – tranne rare eccezioni – sopporto ancora meno gli scienziati del “primato culturale”, quelli che, in confronto, fanno sembrare le prebende e i favori del potere prussiano per Hegel delle bazzecole. Che non vuol dire essere contro la scienza – nessuno, oggi, è “contro” la scienza, anche chi dice di esserlo, se non altro perché è impossibile esserlo, visto che le nostre sono vite essenzialmente regolate dalla tecnoscienza.
Ma la scienza raggiunge i limiti del dicibile e del logico. Oltre, come direbbe Wittgenstein, c’è solo il mistico, e, dunque, la filosofia. La quale continuerà, ancora a lungo, a gesticolare nel vuoto. Ma è un gesticolare che a me piace, nonostante i gesticolatori mi siano venuti a noia…
hai ragione; ci sono cattivi scienziati ma il metodo scientifico stesso li individua e li censura se sono dei ciarlatani e se il loro scopo non è avvicinarsi alla verità ma l’interesse personale ; inoltre il metodo scientifico ha il modo di correggere anche le teorie ritenute giuste
in buona fede e quindi abbandonarle od utilizzarle per certi scopi in quanto di sufficiente precisone per detti scopi e più snelle ( ad esempio la teoria di Newton che tuttora viene utilizzata per i calcoli astronomici quelli che non richiedono assoluta precisione ma non viene utilizzata per il GPS poiché ti porterebbe ben distante da dove desideri andare ) ; in filosofia e anche nelle sociali invece non esiste il peer-review e nemmeno può esserci in quanto non esiste una metodica universalmente condivisa .
Devo infine aggiungere che nel corso degli anni ho constatato con tristezza
che molti di cultura umanista ,anche professori universitari ,sono totalmente ignoranti nelle materie scientifiche e si perdono in un bicchier d’acqua di fronte ad una semplice equazione mentre persone di cultura scientifica hanno quasi sempre un buon bagaglio culturale umanistico.