Non vedo un “pericolo fascista” in Italia, anzi il rischio è che si gridi “al lupo al lupo”, e non si veda il vero pericolo che si staglia all’orizzonte, che potremmo definire della non-democrazia.
Siamo ormai da anni in presenza di nuove forme politiche degli stati, non più classificabili come democratici o autoritari o liberali o autocratici, ma come sempre più svuotati di partecipazione popolare e riempiti di tecnocrazia, dirigismo ed ora, sempre più chiaramente, di militarismo.
Ormai nelle vecchie democrazie chi governa viene per lo più scelto e controllato da élites che hanno a disposizione grandi risorse e un’enorme influenza mediatica, e sempre più esigue minoranze di cittadini si limitano a ratificarne il potere (così funzionano le elezioni presidenziali americane, ma non solo).
Hans Jonas prevedeva che le grandi crisi ed emergenze che si stavano profilando all’orizzonte, avrebbero richiamato nuove forme di autoritarismo: basti pensare al periodo pandemico e ai suoi dispositivi, su tutti l’obbligo vaccinale e il green pass, come effettive forme di sospensione dei diritti individuali, in nome di un’emergenza collettiva. Una prima prova generale di quel che avverrà, presumibilmente, con le crisi ecosistemiche, climatiche ed energetiche.
Crisi ed emergenze che prevedono scenari di guerra, che già stiamo vedendo profilarsi con plastica chiarezza: la “geopolitica” non è solo il nome della disciplina che studia la complessità internazionale, ma il contenitore di corpose lotte materiali per il controllo delle risorse globali. La desertificazione, la scarsità di risorse idriche ed energetiche, le migrazioni, la pressione demografica, nuove crisi sanitarie sono alcuni dei capitoli di queste emergenze, che richiameranno modi spicci e militari di governarli.
Per tornare al caso italiano, sarebbe sbagliato bollare di “pericolo fascista” la politica del governo Meloni: certo, si tratta di un governo reazionario, che contiene al suo interno personaggi con visioni politiche piuttosto pittoresche, ma non più delle assurdità che abbiamo sentito dai ministri di tutti i governi in questi ultimi anni. Il pericolo sta semmai nella crescente militarizzazione e nel dirigismo di cui parlavo sopra, come tendenza generale della politica sia nazionale che internazionale: Meloni fa quel che dice l’agenda Draghi, quel che dicono i tecnocrati europei, quel che dicono i comandi atlantici e la Casa Bianca, né più né meno. Certo, le rimane qualche spazio interno per piccoli regolamenti di conti politico-sociali, ma la sostanza è quella – ed è la stessa che condivide con Renzi, Letta e il borghesume liberaldemocratico.
Ora, in assenza di conflitti sociali, movimenti antimilitaristi (non vagamente “per la pace”), visioni del mondo radicalmente alternative – come lo furono il socialismo ed il comunismo per oltre un secolo – gli agenti tecnocratici della non-democrazia avranno la strada spianata. Così come la guerra, che sempre mette a tacere ogni dissenso.
hai ragione ,ma quali alternative? quelle da te citate si sono rivelate disastrose ed hanno creato società oppressive; proponi delle alternative
costruttive e praticabili per il futuro ; per il passato invece dimmi quali alternative ci sarebbero state al confinamento nella prima fase ed alle vaccinazioni nella seconda ; altrimenti la critica è solamente un esercizio
intellettuale con scarsa attinenza alla realtà.
Di sicuro una rappresentazione non fanatica o fideistica della situazione, che ha prodotto danni psicosociali che pagheremo per anni.
Mentre dissento proprio su socialismo e comunismo, i cui effetti sono stati imponenti proprio sulla storia mondiale ed anche nelle società capitalistiche o miste, come la Cina (senza quella storia non avremmo avuto il welfare).
L’alternativa non cala mica dall’alto, va immaginata, pensata e praticata.
d’accordo ma il socialismo ed il comunismo , ai quali non si può negare una visione umanitaria e di giustizia e di aver condotto lotte giuste , hanno ottenuto il miglior welfare
nei paesi di economia capitalista ; come l’alternativa non cala dal cielo così pure il welfare …ci vogliono i soldi per il welfare e solo un’economia
che produce ricchezza può distribuire ricchezza ; per quanto riguarda i danni psicologici faccio presente che ti hanno chiesto di stare a casa sul divano a leggere o guardare la TV per circa 10 settimane nella primavera del 2021 e altrettante nell’autunno successivo con lo stipendio pagato; non ti hanno chiesto di andare in trincea ad ammazzare o farti ammazzare ;
mi sembra che ormai in molti casi fattori soggettivi come i danni psicologici,il sentirsi minacciati o offesi senza esserlo in realtà e quant’altro il politically correct demenziale ci propina , siano diventati motivi per rivendicare diritti o scansare doveri…piagnistei da bambini…
comunque siamo d’accordo sul fatto che l’alternativa va immaginata e pensata e se convincente praticata; allora immaginala e pensala e se convincente trovi di sicuro chi ti segue.
Secondo me dai una lettura parziale, se non del tutto errata della sindemia (non si è trattato di una semplice epidemia), e il cosiddetto lockdown (che tra l’altro ha riguardato solo una parte della popolazione) ne è stato solo un episodio.
Comunque non è questo il luogo per parlarne, e non era mia intenzione risollevare l’eterna e stucchevole diatriba tra guelfi e ghibellini cui abbiamo assistito per due anni
definirla sindemia è corretto ma banale e non aggiunge nulla di nuovo in quanto ogni pandemia è stata una sindemia nel senso che ha coinvolto aspetti sociali , economici,demografici e politici ; questo risulta chiaro fin dalla descrizione di Tucidide della peste ad Atene e delle sue conseguenze; inoltre la peste nera in Europa durante il ‘300 ha cambiato il volto del continente ponendo le basi del successivo rapido sviluppo tecnologico che
portò l’ Europa a primeggiare nel mondo …nel bene e nel male…
quindi nuovi paroloni per le stesse cose…