La piccola porta da cui può entrare il messia

Tra la fine del 1939 e il 1940, Walter Benjamin scrive le tesi Sul concetto di storia, quello che può essere considerato il suo testamento filosofico, un vero e proprio Manifesto di un partito rivoluzionario a venire, conficcato nel mezzo del Novecento, mentre infuria la più terribile delle bufere. Il filo conduttore delle tesi sta nella confluenza di materialismo storico e messianismo teologico ebraico secolarizzato, e dunque in una rilettura della teoria marxiana della storia e della rivoluzione: la vittoria della lotta di classe non è affatto un automatismo della storia, la quale si trova piuttosto senz’anima e senza speranza se affidata alle magnifiche sorti del progresso, sia borghese che socialdemocratico (del tutto incapaci di fermare l’avvento del fascismo tecnocratico).
Il tempo della rivoluzione non può essere lineare, né provenire da un vuoto futuro, quanto semmai Jetztzeit – presentificazione dirompente della spettralità dei vinti della storia. Se l’angelo non può arrestare il corso degli eventi, né piegarsi pietosamente a “ricomporre l’infranto”, è compito dei rivoluzionari “organizzare il pessimismo” senza cedere all’acèdia, ovvero al fatalismo malinconico.
È, quella di Benjamin, una scrittura densa ed allusiva, che fa uso di allegorie e metafore, e che va quindi collocata nel suo contesto storico e filosofico. Ma, allo stesso tempo, è un pensiero quantomai utopico e dirompente, un atto di amore universale per la rivoluzione e gli oppressi scritto sull’orlo dell’abisso – sia personale che storico. Quello che segue è un tentativo di sintesi, a sottolineare i punti e gli snodi essenziali.

 ***

1.

L’automa vestito alla turca in grado di vincere qualunque giocatore di scacchi, nasconde in realtà al suo interno un nano gobbo che lo manovra. Se il materialismo storico (l’automa) non vuol essere un meccanismo vuoto, deve rianimarsi con il messianismo teologico (il nano). 

[Lo spunto dell’allegoria viene da Il giocatore di scacchi di Maelzel di E.A. Poe]

2. 

Noi siamo stati attesi sulla terra, questo è il patto segreto tra generazioni, e all’ultima viene sempre consegnata una debole forza messianica, a cui il passato ha diritto.

3.

Solo per una umanità redenta tutti i fatti storici diventano citabili ed ereditabili, nulla è perduto come nel giorno del giudizio.

4.

“Cercate innanzitutto cibo e vesti e il regno di Dio vi sarà dato in sovrappiù” – è Hegel che allude a Matteo 6, 33 e Luca 12, 31. Ma la lotta di classe – e la lotta per il potere – non ottengono prede spirituali: queste operano semmai a ritroso, con una dialettica che mette sempre in discussione il vincitore.

5. 

La vera immagine del passato guizza via. È immagine che balena. E nella mancata intesa tra presente e passato – entrambi rischiano di scomparire.

6. 

Neppure i morti saranno al sicuro dal nemico, se vince. Occorre riappropriarsi del ricordo – e riaccenderne la speranza – proprio nell’attimo dell’estremo pericolo.

7.

L’acèdia è la mestizia dello storicista che accetta fatalmente la storia – e s’inchina al carro del vincitore, ricolmo del “bottino” del patrimonio culturale, che è sempre “documento di barbarie”. Il materialista storico, invece, è tenuto a fare il contropelo alla storia.

8.

Se lo “stato di emergenza” [vedi Carl Schmitt] è la regola – e gli oppressi lo sanno in prima persona – il nostro compito è di rilanciare e creare la vera emergenza: la rivoluzione.

9.

Angelus Novus di Paul Klee: allegoria dell’angelo della storia, che volge le ali tempestose al futuro, mentre dinanzi cresce il cumulo di macerie del passato. L’angelo vorrebbe fermarsi per ricomporre pietosamente l’infranto, ma non può farlo, trascinato com’è dalla bufera del progresso.

10.

Occorre evitare ogni complicità coi politici che continuano a perseguire, anche in nome della lotta al fascismo, la cieca fede nel progresso e nel consenso di massa, mentre invece sono servi di un apparato incontrollabile.

11.

Il conformismo: non avere revocato in dubbio il concetto di lavoro (Weber, programma di Gotha) comporta una totale adesione all’ideologia del progresso, al fascismo tecnocratico, al dominio della natura. Che dovrebbe invece essere ricondotta alla sua “gratuità” e potenza creatrice.

12.

Il soggetto della conoscenza storica: la classe vendicatrice (secondo Marx, Blanqui, gli Spartachisti). Classe che ora disapprende la funzione rivoluzionaria, ovvero l’odio alimentato dall’immagine degli sconfitti e degli avi da redimere, piuttosto che dall’ideale di un futuro libero.

13.

La critica ai “caratteri” del progresso (dell’umanità in generale, interminabile e inarrestabile) deve essere applicata a monte, all’idea cioè che la storia proceda in un tempo vuoto ed omogeneo.

14.

Al tempo lineare si contrappone lo Jetztzeit, l’adesso, il tempo-presente di cui è oggetto la costruzione storica – non un tempo vuoto, ma un tempo riempito, dialettico, puntiforme.

15.

La rivoluzione è Jetztzeit, ciò che fa saltare il continuum storico: i giorni di festa e di rammemorazione (non di commemorazione). Calendari contro orologi: i rivoluzionari del luglio 1830 che sparano sugli orologi!

16.

Storicismo vs Materialismo storico: il “c’era una volta” eternizzato vs lo scardinamento del continuum storico.

17.

L’arresto messianico dell’accadere: la chance rivoluzionaria nella lotta a favore del passato oppresso. Estrarre la vita da un’epoca, dal corpus di un autore; estrarre il seme insapore dal tempo.

17a.

Le stanze del passato e il potere di aprirle – potere conferito dall’attimo. L’azione politica è l’ingresso nella stanza, che non può non essere messianica. La società marxiana senza classi è tempo messianico secolarizzato.

18.

L’intera storia dell’umanità – una misera frazione della storia della vita – si contrae nell’adesso (Jetztzeit), modello del tempo messianico, che corrisponde al ruolo dell’umanità nel cosmo. 

a, b. L’adesso contiene schegge anteriori di tempo messianico, mentre il futuro – che non può essere investigato – è la piccola porta da cui può entrare il messia.

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Autore: md

Laureatosi in Filosofia all’Università Statale di Milano con la tesi "Il selvaggio, il tempo, la storia: antropologia e politica nell’opera di Jean-Jacques Rousseau" (relatore prof. Renato Pettoello; correlatore prof. Luciano Parinetto), svolge successivamente attività di divulgazione e alfabetizzazione filosofica, organizzando corsi, seminari, incontri pubblici. Nel 1999, insieme a Francesco Muraro, Nicoletta Poidimani e Luciano Parinetto, per le edizioni Punto Rosso pubblica il saggio "Corpi in divenire". Nel 2005 contribuisce alla nascita dell’Associazione Filosofica Noesis. Partecipa quindi a un progetto di “filosofia con i bambini” presso la scuola elementare Manzoni di Rescalda, esperimento tuttora in corso. E’ bibliotecario della Biblioteca comunale di Rescaldina.

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