Archive for the ‘FILOSOFI E FILOSOFE’ Category
Filosofia in 100 corti – 31
lunedì 5 novembre 2018Filosofia in 100 corti – 30
mercoledì 3 ottobre 2018
Quel “che” muto e indecifrabile
venerdì 28 settembre 2018Raramente s’è qui parlato di Ludwig Wittgenstein, filosofo ostico, o, per meglio dire, filosofo distruttore della filosofia, a voler prendere seriamente la pagina di prefazione al suo Tractatus logico-philosophicus: «il libro tratta i problemi filosofici e mostra – credo – che la formulazione di questi problemi si fonda sul fraintendimento della logica del nostro linguaggio».
Frase cui fa seguito la più enigmatica delle sentenze novecentesche:
e su ciò, di cui non si può parlare, si deve tacere
– con la quale il saggio, poi, si chiuderà. L’analisi chiarificatrice di Wittgenstein si muove quindi all’interno del dicibile (che è zona logica), all’interno cioè del mondo inteso come totalità di fatti – e di speculari proposizioni linguistiche che li rappresentano, espungendo ciò che dicibile non è, e che però è la materia oscura che più brucia in ciò che è essenzialmente filosofico.
La conclusione della prefazione chiarisce bene questo punto, nell’indicare un po’ protervamente (ma a ragione, vista la potenza logica della mente dell’autore) intangibile e definitiva la verità dei pensieri qui comunicati – l’espressione “comunicati”, così compassata e distante, sembra sottintendere qualcosa come “io ve lo dico, poi fate un po’ quel che vi pare” (pur sapendo che quel “voi” cui il Tractatus si rivolge saranno sì e no un pugno di accademici, peraltro quasi sempre ostili o beatamente indifferenti).
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Figure dell’ananke
mercoledì 28 giugno 2017È passato ormai un mese da che mio padre è morto e, oltre alla malinconica tonalità emotiva che non mi dà tregua, c’è anche un pensiero ossessivo che non vuol cessare: quello dell’ananke.
Ananke è figura terribile, e ben poco traducibile, della mentalità greca: nella lingua latina diventa la necessitas, ma il significato originario viene ad esempio reso da Empedocle come “antico decreto degli dèi” (fr. 115) che si fa “intollerabile necessità” (116). Sia Platone che Aristotele traducono l’ananke in linguaggio filosofico, ora in chiave logica ora in chiave metafisica e cosmologica, ma saranno gli stoici ad innervare più di chiunque altro il proprio sistema-mondo con quella potente fatalità (simmetrica ed opposta alla misera impotenza umana), che da Crisippo viene anche indicata come heimarmene, parola greca per indicare il fato o il destino.
Ananke è innanzitutto una figura violenta, inesorabile, che non dà tregua: la forza avversa (bia), l’impossibilità che qualcosa sia diversamente da come è (l’essere di Parmenide è avvolto da quelle stesse catene). Oltre che in forma logica (l’ananke, se si vuole, regge il principio aristotelico di non contraddizione, principio fermissimo, immobile, eterno, inscalfibile, irremovibile), ci si presenta anche nella modalità fisica e psicologica del tempo, come ciò che è irreversibile, che non può tornare indietro. Un consumarsi inesorabile delle cose.
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Parlar di filosofia mangiucchiando ceci
giovedì 2 febbraio 2017“Bisogna parlare di tali cose nella stagione d’inverno
vicino al fuoco, distesi sopra un molle divano
sazi di cibo, con un dolce vino da bere e mangiucchiando ceci”
– questa l’allettante immagine consegnataci da Senofane, il girovago cantore della Magna Grecia, in uno dei suoi frammenti, a proposito di una delle modalità possibili del filosofare.
Meglio, insomma, mettersi comodi e darsi tempo, visto che di cose molto importanti si tratta – nientemeno che di far fuori una mentalità millenaria e di fondarne una moderna (Carlo Sini ha detto a tal proposito che il moderno umanesimo trova la sua antica fondazione proprio in questo strano e poco considerato pensatore presocratico).
Ho riletto di recente i frammenti di Senofane, e me ne sono fatto un’immagine diversa che nel passato, un po’ più incerta e sfumata, ma molto più intrigante per la sfida che pare abbia lanciato: non v’è dubbio che il punto di partenza sia la critica all’antropomorfismo, una critica irridente e corrosiva, tesa a mettere alla berlina persino i grandi padri della grecità, Omero ed Esiodo, rei a suo dire di avere a loro volta amplificato quell’insopportabile propensione a rappresentare e mettere sulla scena gli dèi a nostra immagine e somiglianza – soprattutto esaltandone i vizi, anziché le virtù.
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Pascal.0 – esprit de finesse
martedì 19 luglio 2016Capita spesso di leggere o di sentir citare un pensiero di Pascal. Del resto è proprio di questo abissale pensatore l’esprit de finesse, derivato in buona parte dalla consapevolezza di essere perennemente in bilico – in bilico tra natura e spirito, istinto e ragione, fede e scienza, passione e saggezza, radicale incertezza e geometrica necessità.
Questi stracitati Pensieri erano il materiale di una Apologia del cristianesimo che Pascal non poté pubblicare, data la precoce morte – a proposito di radicale incertezza. Ma non siamo certi nemmeno di questo.
Ne ho selezionati una quindicina o poco più, che spalmerò nel corso dell’estate – anzi, lo farò fare ai meccanismi automatici del blog; sono pensieri tratti specialmente dalle prime sezioni nelle quali sono stati ordinati, e per farlo ho utilizzato due o tre criteri ben poco scientifici e anzi piuttosto soggettivi: la brevità, un basso tasso di religiosità militante, un alto tasso di esistenzialità trasversale agli umani (e che dunque prescinda dai loro miti e fedi).
Per Pascal la condizione umana essenziale è quella del misero che sa di esserlo, della “canna pensante”, dalla quale dovrebbero discendere conseguenze etiche rilevanti. Dovrebbero…
L’immaginazione: un impero nell’impero
domenica 3 luglio 2016[La prima domanda che il primo dei miei maestri filosofici mi rivolse a bruciapelo durante il nostro primo incontro, fu “ma tu sai dirmi che cos’è un’immagine?”. Lo fece prima ancora di salutarmi, probabilmente con la complicità di alcuni bicchieri di vino o di un paio di whiskey irlandesi (purtroppo l’alcol, ben più dello spirito hegeliano, lo avrebbe dopo qualche decennio condotto alla morte).
Mi fece quella domanda ridendo – un riso davvero ilare, oltre che ebbro – mentre io, che non capii se stesse scherzando, balbettai irritato una risposta qualunque (suppongo molto stupida, data la mia giovane età e ignoranza filosofica).
Scoprii in seguito che in quei giorni era ossessionato dal problema delle immagini in Platone.
Del resto l’intera filosofia platonica, a partire dall’allegoria della caverna oltre all’uso abbondante di miti, può essere considerata un corpo a corpo con le immagini e la loro potenza sulle menti umane, ben più del fulgore delle idee. Depurarsi delle immagini che i corpi (e i desideri dei corpi) depositano nelle nostre menti è il compito essenziale della scala conoscitiva che dai sensi caduchi ed illusori porta alla luce eterna – dal buio della caverna alla verità del sole. La filosofia compiuta deve aver ragione delle immagini, debellandone la velenosa infiltrazione nell’animo umano.
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Sesto fuoco: utopia dell’armonia
domenica 13 marzo 2016discorde si accorda
stupenda armonia
da contrasti
(Eraclito)
Ci interrogheremo stasera sulla natura e funzione delle passioni, e sul conflitto tra narcisismo ed empatia – ovvero tra pulsioni egoistiche e altruistiche.
Possiamo dire che si tratta di forze compresenti, sia negli individui che nelle società, anche se la spinta naturale all’autoconservazione è quasi sempre prevalente. Vi sono anche manifestazioni sociali evidenti di tali spinte contrastanti: società più aperte e accoglienti rispetto a società più chiuse e arroccate. Noi però andremo a scavare più a fondo, alle radici di tali pulsioni, lasciando in secondo piano (e magari ad oggetto della discussione) le manifestazioni sociali o comportamentali più evidenti.
Lo faremo mettendo in scena il colloquio immaginario tra un neuroscienziato e un filosofo – Antonio Damasio e Baruch Spinoza – che a distanza di secoli si ritrovano sorprendentemente a condividere molte idee a proposito di mente, corpo ed emozioni.
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