
L’unica risposta all’insensatezza è la relatezza.
Ho parlato qua e là in questo blog di irrelatezza, come causa essenziale del male umano: credersi sciolti da ogni legame (dagli altri, dalla natura, dalla società, dalla memoria storica, persino da se stessi), e per ciò stesso dire “io” senza alcuna relazione con ciò che è altro da sé, con il non-io. Io è già in sé l’altro – perché è tutti gli altri che scorrono simultaneamente.
Derivo quindi relatezza dal rovescio di irrelatezza, ragion per cui non la chiamo relazione o correlazione o connessione, perché per come la intendo vorrei fosse un’apertura ad ampio spettro, uno sguardo differente (che non deriva dall’io ma dal non-io, o da un sentirsi prima di tutto non-io), una rete di relazioni, un intrico inestricabile di contatti con ogni cosa, ente, vivente. Un puntiforme essere in relazione. Relatezza come modalità di essere al mondo, di esistere.
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