Archive for the ‘GUERRA (E PACE)’ Category
Benvenuti in Europa, ovvero sul pianeta Terra
sabato 5 settembre 2015Sterminatori culturali
lunedì 2 febbraio 2015«Se questa condotta fosse conforme al diritto umano, bisognerebbe dunque che il giapponese esecrasse il cinese, che a sua volta esecrerebbe il siamese; questi perseguiterebbe i gangaridi, che si getterebbero sugli abitanti dell’Indo: un mongolo strapperebbe il cuore al primo malabaro che incontrasse; il malabaro potrebbe strozzare il persiano, il quale potrebbe massacrare il turco; e tutti insieme si precipiterebbero sui cristiani, che così a lungo si sono divorati tra di loro.
Il diritto dell’intolleranza è dunque assurdo e barbaro; è il diritto delle tigri; è anzi ben più orribile, perché le tigri non si fanno a pezzi che per mangiare, e noi ci siamo sterminati per dei paragrafi».
(Voltaire, Trattato sulla tolleranza)
Potenze
venerdì 9 gennaio 2015Tali e tante le questioni in campo da non sapere come stiano (o come metterle) insieme. Ne elenco, a titolo di esempio, alcune che mi sono venute in mente (e che certo non sono né nuove né esaustive):
-fascino nichilista (spesso giovanile) per i fascismi, siano essi jihadismo, suprematismo, razzismo – matrice diversa, ma esito simile
-groviglio geopolitico: ovvero, delle disastrose guerre e dissennate politiche occidentali dalle colonne d’Ercole all’Indo, passando per l’Algeria, la Libia, la Siria, l’Iraq, l’Afghanistan, stati-nazione posticci e in disfacimento, sulle cui macerie nascono i cosiddetti califfati (dilemma: meglio il vuoto, il caos, uno straccio di stato o la “somalizzazione”?)
-naturalmente, l’eterna questione israelo-palestinese
-vero nodo centrale è però quello del ruolo di Arabia Saudita e Iran (sunniti/sciiti specchietto per le allodole della concorrenza in termini di potenze regionali)
-questione economica “locale” (43% del gas e 48% del petrolio mondiale e, pare, 35% dei fondi finanziari stanno nei paesi del Golfo) che quindi diventa immediatamente
-questione economica “globale”: la crisi, le migrazioni, la divisione internazionale del lavoro, le crescenti ingiustizie sociali
-superpotenze: disimpegno statunitense, lontananza cinese, interessi russi, ondeggiamenti europei
-e poi, a casaccio: scontro di civiltà, religione, monoteismo, laicità, cittadinanza, convivenza, alterità, etica minima ed estraneità etica, libertà di espressione, “valori”…
Il rischio, come sempre sull’onda delle notizie e dell’emotività, è quello di sparare a casaccio, semplificare, e prepararsi alla guerra (ideologica, materiale, culturale), anche perché tra i fenomeni sopra evocati si stabiliscono relazioni spesso distorte, derivazioni causali rovesciate, gerarchie fattuali improprie, accostamenti assurdi o iperbolici, ecc.ecc.
Occorrerebbe invece saper mettere “ordine” attraverso un’opera razionale immane ed una potenza concettuale che sia insieme analitica e sintetica – roba da far tremare i polsi.
Gli è che nel mentre si immagina o ci si predispone ed attrezza a tale opera (che non può che essere di intelligenza critica e collettiva) i “fatti” avanzano e ci sovrastano e scompaginano tutti gli assetti, mentali e materiali, come sempre del resto – anche se i “fatti” possono limitarsi a 2 o 3 combattenti postcoloniali di seconda generazione (e facilmente ricolonizzati e fanatizzati da barbuti profeti di sventura) che con un paio di kalashnikov tengono in scacco per giorni una ex-potenza mondiale, nonché patria dell’illuminismo.
Prima parola: guerra
lunedì 20 ottobre 2014Ci sono almeno 3 ragioni che mi hanno indotto ad inaugurare il nostro Gruppo di discussione 2014/15 con il tema della guerra (l’unico che non era stato suggerito dal gruppo precedente). La prima è di tipo locale e contingente: qui a Rescaldina, per volontà di alcune associazioni e della nuova amministrazione comunale, si sta riflettendo sul tema della pace, attraverso un itinerario di incontri e di iniziative che proseguirà anche nelle prossime settimane. Solo che la parola-chiave di questa sera non è “pace”, ma “guerra”. La scelta non è casuale. Veniamo quindi alla seconda ragione, di tipo globale: è evidente come la guerra sia ancora l’orizzonte generale delle relazioni internazionali, la modalità attraverso cui, in ultima analisi, la politica gestisce i conflitti (dal Mediterraneo al Medio Oriente, dall’Ucraina ad altri scenari più periferici e, spesso, oscurati dai media). Infine, questo incontro è per me l’occasione di fare il punto sul rapporto tra filosofia e guerra, dato che proprio 30 anni fa, nell’incontrare la filosofia, cominciavo a riflettere sulle dinamiche militariste e sull’antimilitarismo come teoria e prassi di ampio respiro.
Aforisma 87
mercoledì 10 settembre 2014Ogni guerra contiene in sé le ragioni della successiva.
Si fotta la guerra (con tutti gli imperatori) – proprio oggi, a cent’anni esatti dalla prima fottuta guerra mondiale
lunedì 28 luglio 2014A me Hamas non piace. È una specie di Comunione e Liberazione islamica con un braccio armato. Ma:
1. Non sono terroristi (non più di quanto lo siano i soldati israeliani).
2. Non hanno rapito i 3 ragazzi israeliani, usati strumentalmente dal governo israeliano – che lo sapeva benissimo – per condurre l’ennesima guerra contro i palestinesi (e non solo contro Hamas)
3. Hamas è il governo di Gaza. Hamas è l’esercito di Gaza. Hamas, ci piaccia o no, difende il suo popolo come può – con razzi, tunnel e quant’altro. Quegli altri hanno la bomba atomica e uno degli eserciti più potenti del mondo.
4. Hamas viveva una forte crisi di consenso sociale, fino a qualche settimana fa. Corruzione, incompetenza, nessuna prospettiva. Ora invece la popolazione di Gaza sta con Hamas. Un gran bel risultato per Israele, non c’è che dire!
5. In questo momento, se Israele vuole punire Hamas non può non punire la popolazione civile (e temo che la cosa non gli dispiaccia affatto).
6. Esistono due alternative: o Israele rinuncia alle sue politiche espansionistiche ed annessionistiche (con crescente frantumazione del popolo palestinese) oppure continuerà a disseminare uova di drago che prima o poi gli si ritorceranno contro.
7. È però ragionevole pensare che la gran parte delle forze politiche israeliane (così come Hamas) non vuole la fine della guerra. È la guerra a tenerli in piedi, a dar loro un’identità.
8. Ci vorrebbe un bambino che indicasse la nudità degli imperatori in campo. Ma quel bambino viene quotidianamente ucciso, ferito, traumatizzato. Così che non ci sia nemmeno l’idea di un futuro.
Il seme d’Europa
venerdì 25 aprile 2014La Gazzetta di Diogene – nr. 24
giovedì 6 marzo 2014[numero monografico su Ucraina e dintorni]
♦ Repetita iuvant: q
♦ La Crimea sta in Ucraina che sta in Europa che però comprende anche la Russia (che non sta mica su Marte). Ergo: se, almeno per un pezzetto, sono europeo, allora sono anche, per un sottopezzetto, ucraino, russo, crimeano, tataro…
♦ Gassssss… sssssibila il vero nome – al di là delle ciance – della posta in gioco.
♦ Ucraini chiamati a scegliere (o a subire?) tra oligarchi filo-di-qua e oligarchi filo-di-là.
♦ Le cronache ci narrano di bambine in pianto o di donne che separano i mariti etno-ossessionati. Poca cosa, ma è sapienza millenaria che non arretra di fronte alla follia.