“La morte, stratagemma per ottenere molta vita”

XAM66129 Death and Life, c.1911 (oil on canvas) by Klimt, Gustav (1862-1918); 177.8×198.1 cm; Private Collection; Austrian, out of copyright

(traccia dell’incontro del Gruppo di discussione filosofica del 13 dicembre 2021)

Ci sono due modi fondamentali di considerare la morte: diciamo, per semplificare, uno oggettivo ed uno soggettivo. Il primo guarda la morte da lontano, come un fenomeno naturale, nel suo intreccio necessario con la vita e con il variare delle sue forme (ciò di cui ci siamo occupati la volta scorsa). È un guardare la morte come se non ci riguardasse: è una finzione consentita proprio dalla nostra facoltà cognitiva, dalla capacità di astrarre. Anche dal modo di funzionare della coscienza, dalla sua capacità di duplicazione – di scindere se stessa dal mondo, io dal non-io. In verità è un atteggiamento tipico della filosofia, ereditato poi dalla scienza nell’epoca moderna. Vedremo stasera come la filosofia degli inizi, in particolare quella dei presocratici, si occupò della morte in questi termini, come un elemento dialettico del divenire e dei processi naturali.
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APOPTOSI II – Riflessioni su vecchiaia e dintorni

(Queste note sparse compariranno sul blog proprio mentre sarò in viaggio per la Sicilia – magia tecnologica! Mi recherò laggiù ad onorare i miei vecchi – i vivi e i morti. Innanzitutto mio padre, che ancora non lo sa, e cui conto di fare una sorpresa per il suo ottantesimo. E poi mio nonno, che riposa in un suggestivo cimitero tra i Nebrodi, all’ombra di una torre mezza saracena e mezza normanna).

“Non c’è nulla di bello nell’invecchiare: la saggezza? che cos’è? forse soltanto il sapere che ci si sta inesorabilmente staccando dalla vita” – così qualche tempo fa mi disse una mia utente in biblioteca, una signora distinta che legge molto e bene, in risposta ad una mia osservazione sulle virtù della vecchiaia.

Tutt’altra opinione quella di Eugenio Scalfari a conclusione del suo recente libro autobiografico: “Sono dolcissimi quei frutti, perciò io sostengo che la vecchiata è una bella stagione e vale la pena di viverla in una quiete senza ignavia”.

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