Pneuma: il respiro di tutti gli esseri viventi

(traccia dell’incontro del Gruppo di discussione filosofica del 14 febbraio 2022)

Le piante, il respiro, la natura metamorfica saranno i tre temi, tra di loro strettamente connessi, di cui parleremo stasera. Per farlo, specie per quanto concerne il primo e il terzo tema, ci serviremo di due testi: La vita delle piante di Emanuele CocciaLa metamorfosi delle piante di Goethe.

1. Piante-arché
Ed è proprio Goethe a darci il là per l’attacco di stasera: «Nello spirito umano come nell’universo non vi è nulla che stia sopra o sotto». Il primo atteggiamento da assumere di fronte al mondo vegetale è proprio quello della deposizione di ogni forma di antropocentrismo o di zoocentrismo. La metafisica della mescolanza che Coccia propone, assume il punto di vista (che è un punto di vita) delle piante come decostruzione di ogni gerarchia del vivente e critica radicale di una non più tollerabile secessione umana dalla natura. Il mondo delle piante è esemplare della interconnessione delle forme di vita, della loro complementarità, del fondamento orizzontale di tutti i punti di vista-punti di vita. E ciò è proprio delle piante in quanto fondatrici del mondo della vita di cui siamo parte.
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Pneuma

Viene spesso evocato il respiro. Credo sia un tema filosofico-antropologico da sviscerare. Gli effetti più drammatici del Covid colpiscono le persone anziane – ma non solo – proprio in uno dei loro punti più deboli, e mozzano loro il respiro. George Floyd, la cui brutale aggressione e uccisione ha riacceso il movimento Black Lives Matter, diceva schiacciato a terra I can’t breathe,”non riesco a respirare”. Tutti boccheggiamo in quest’epoca – soffocati dall’aria irrespirabile delle metropoli, ma più in generale saturi di cose, notizie, informazioni, incombenze: sia l’aria fisica che quella spirituale sono pessime. Sentiamo infine – per lo meno io lo sento – la necessità di fare un lungo respiro prima di agire o decidere (o anche astenersi dal farlo): fermarsi, prendere fiato, riflettere e poi procedere nel cammino. Laddove invece ogni azione sembra condurci in uno spazio chiuso, asfittico. Muri e costrizioni e pressioni di ogni tipo, anziché quiete, serenità e aria aperta.

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B-sides: Anassimene

Con una titolazione poco filosofica, piuttosto anglomane e alquanto ammiccante al mondo della musica pop, inauguro una serie di post sui “filosofi minori”, ma non per questo meno interessanti dei loro fratelli “maggiori”. Anche perché a decidere sulle comparazioni, rimozioni ed interpretazioni è pur sempre la storiografia, quanto mai relativa e diveniente – con buona pace dell’Hegel estremista che riduce la storia al sistema (suo), fino all’incredibile e lucida follia di compiacersi per la perdita di migliaia di pagine di testi antichi, inessenziali – a suo dire – a spiegarlo quel sistema…

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Schiacciato dai suoi illustri predecessori – il “primo” filosofo Talete, simbolo archetipico della storia filosofica, e Anassimandro, immenso cosmologo e pensatore dell’infinito – il povero Anassimene di Mileto rientra a pieno titolo nel novero dei filosofi “minori”, quelli del “lato b”, meno citati e presi in considerazioni. Ed è un vero peccato, poiché a ben vedere non ha nulla da invidiare ai suoi antecessori e presumibilmente maestri, anche se è difficile calare sulla realtà filosofica dell’epoca le nostre categorie storiografiche (che sono poi state in principio quelle di Aristotele); oltre al non piccolo problema della pressoché totale mancanza di fonti originali e della necessità di ricorrere alle testimonianze.
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