Antropocene 7 – Elogio della discrezione

Il percorso di quest’anno – dedicato all’Antropocene, cioè all’epoca in cui sul pianeta parrebbe essere dominante e determinante per i suoi equilibri la specie umana – è stato inevitabilmente attraversato dai consueti chiaroscuri: se il successo evolutivo di homo sapiens, con la progressiva espansione della sua parte mentale e “metafisica” (quel che abbiamo denominato come sfera della coscienza) ha del prodigioso, d’altro canto proprio questo sviluppo ha comportato ricadute letali per l’ecosistema e le altre specie (e, in prospettiva, per la sopravvivenza della stessa specie umana).
Quel che faremo stasera è provare a identificare nel concetto di discrezione – in senso lato, e sulla scorta del libro L’arte di scomparire del filosofo francese Pierre Zaoui – un possibile antidoto (un contravveleno, come dice Zaoui) alla forma più letale dell’antropocentrismo fin qui manifestatasi nella storia umana, una forma che ha avuto origine in Occidente ma che interessa ormai l’intero ecumene, che ha anzi come esito finale quello dell’istituzione dell’ecumene (la casa umana) come casa globale tendenzialmente coincidente con la biosfera: l’occupazione sistematica del pianeta da parte della specie umana pretenderebbe quindi di far diventare la casa di tutti una casa esclusivamente propria.
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Antropocene – 1. Che cos’è la coscienza?

1. Possiamo introdurre il percorso di quest’anno partendo dalla celebre espressione di Kant che ho scelto come titolo generale – “il cielo stellato sopra di me, la legge morale in me” – contenuta nella conclusione della Critica della ragion pratica: le due direzioni dello sguardo cui qui si allude – fuori di me (il cielo stellato) e dentro di me (la legge morale, ma, più in generale l’intera sfera mentale, sia emotiva che razionale) – riguardano proprio la duplicità costitutiva della coscienza.
La coscienza è esattamente questo duplice modo di sentire e di considerare l’esistenza, uno rivolto all’interno e uno all’esterno. Che è come dire che la duplicità di corpo e mente (o anima o coscienza) è già contenuta nella coscienza stessa, che sembra quasi sdoppiarsi e fondare questa dicotomia.
L’esame di questa duplicità – che è anche un’opposizione – costituirà il nostro percorso di quest’anno, che avrà così un carattere insieme filosofico ed antropologico: natura e cultura – insieme a corpo e mente, materia e spirito – saranno i due poli principali di questa oscillazione originaria della coscienza.
Ho detto “originaria”, ma occorrerà verificare esattamente che cosa qui si intende per origine.

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Antropocene

112651002-3c4844db-fee6-4a48-9c7f-026d6ef61b611. Quale segno lasceremo sul pianeta?
2. Come ci cambierà il clima?
3. Chi prospererà e chi rimarrà indietro?
4. Come saranno le migrazioni di domani?
5. La società civile resisterà?
6. Controlleremo il nostro destino genetico?
7. Sconfiggeremo l’invecchiamento?
8. Se potessimo vivere per sempre, lo vorremmo?
9. Quanto dureremo?
10.Possiamo fidarci delle nostre previsioni?

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L’ultimo numero de Le scienze è uno speciale dedicato al “futuro dell’umanità”, una sorta di bilancio con proiezione probabilistica dell’esperimento umano in corso, ovvero dell’occupazione sistematica del pianeta da parte della specie Homo sapiens da 200mila anni a questa parte, con l’avvio negli ultimi secoli di un periodo non più qualificabile dal punto di vista ambientale come “Olocene”, bensì ormai decisamente come “Antropocene”.
Nessuna delle domande è strettamente filosofica (men che meno ontologica), e pur tuttavia hanno un loro fascino complessivo che le rende filosoficamente (eticamente e politicamente) rilevanti: più che il “da dove veniamo” (e per quale misteriosa ragione) è qui in primo piano il “dove andiamo” – con tutta l’inevitabile incertezza della futurologia (che non so nemmeno se possa essere considerata scienza). La domanda riguarda anche la filosofia: dove andrà? Certo, si estinguerà nel momento in cui si estingueranno gli umani – non certo l’essere che è, com’è noto, inestinguibile e non nullificabile (se non nel pensiero perverso degli stessi umani che hanno pensato insieme l’essere e il non essere – ma, banalmente, poco ci importerà di un essere post-umano, una sorta di post-verità, tanto per utilizzare il recente e bizzarro conio terminologico).

Ad ogni modo voglio giocare anch’io. Rispondendo a modo mio.

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