Con una titolazione poco filosofica, piuttosto anglomane e alquanto ammiccante al mondo della musica pop, inauguro una serie di post sui “filosofi minori”, ma non per questo meno interessanti dei loro fratelli “maggiori”. Anche perché a decidere sulle comparazioni, rimozioni ed interpretazioni è pur sempre la storiografia, quanto mai relativa e diveniente – con buona pace dell’Hegel estremista che riduce la storia al sistema (suo), fino all’incredibile e lucida follia di compiacersi per la perdita di migliaia di pagine di testi antichi, inessenziali – a suo dire – a spiegarlo quel sistema…
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Schiacciato dai suoi illustri predecessori – il “primo” filosofo Talete, simbolo archetipico della storia filosofica, e Anassimandro, immenso cosmologo e pensatore dell’infinito – il povero Anassimene di Mileto rientra a pieno titolo nel novero dei filosofi “minori”, quelli del “lato b”, meno citati e presi in considerazioni. Ed è un vero peccato, poiché a ben vedere non ha nulla da invidiare ai suoi antecessori e presumibilmente maestri, anche se è difficile calare sulla realtà filosofica dell’epoca le nostre categorie storiografiche (che sono poi state in principio quelle di Aristotele); oltre al non piccolo problema della pressoché totale mancanza di fonti originali e della necessità di ricorrere alle testimonianze.
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