








“Ahi serva Italia, di dolore ostello
nave sanza nocchiere in gran tempesta
non donna di provincie, ma bordello!”.
La parola “marasma” (raro “marasmo”) viene dal greco marasmòs che significa consunzione. La radice indoeuropea da cui proviene è mer, che genera le parole latine morbus, marcere, morior. Il verbo correlato è maràiein, che nella sua forma passiva è traducibile con: illanguidirsi, appassire, consumarsi, venir meno, andar giù, estinguersi. Gli autori greci la utilizzavano in espressioni quali: “inaridisce il sangue” (Eschilo), “seccarsi le sorgenti dei fiumi” (Erodoto), “è consunta dal male” (Euripide).
Atarassia è parola decisamente più filosofica. Ataraxìa (tranquillità, imperturbabilità, calma) è “la perfetta pace dell’anima che nasce dalla liberazione delle passioni”. Sto citando il Vocabolario greco della filosofia curato da Ivan Gobry, che così spiega: “Il concetto appartiene al periodo filosofico che segue Aristotele, durante il quale il saggio ricerca una calma saggezza che superi l’agitazione”. Il primo ad evocare l’atarassìa pare sia stato Democrito, ma i cultori di questa categoria dell’anima sono stati Epicuro, gli stoici e alcuni scettici (tra cui Sesto Empirico).
Epicuro riteneva senz’altro più utile al conseguimento della felicità ritrarsi dagli affanni della politica. Nelle Sentenze vaticane consiglia: “Sciogliamoci dal carcere degli affari e della politica” (LVIII), ed incita i suoi seguaci a dedicarsi piuttosto alla conoscenza e alla coltivazione dell’amicizia: “Animo nobile massimamente si concede a saggezza ed amicizia: bene mortale l’una, l’altra immortale”. Nelle Massime capitali diffida dal ritenere “sicura” la posizione che dà ricchezza e potere (VII, XIV).
Che cosa fare oggi di fronte al “marasma”?
Ho sempre pensato, e penso tuttora, che il “conflitto” (non la guerra) sia salutare, faccia bene alla società, sia produttivo di trasformazioni, gravido di futuro. Ma il conflitto (il “caos sotto i cieli” che tanto piaceva a Mao), necessita di uno sbocco, soprattutto deve essere sostenuto da un progetto. Oggi non vedo né l’uno né l’altro.
D’altro canto “ritirarsi in campagna”, come ironizzava Gaber a proposito della dialettica “mi ritiro/mi incazzo”, non ci proteggerà certo dal marasma. E si potrà anche essere imperturbabili mentre la nave affonda, ma va contemplata anche la possibilità che un nocchiere più stronzo e più avido degli altri, forzi la situazione per accaparrarsi l’esclusiva del timone. Così, certo, ci sarà più “atarassia” per tutti…
Categorie: Conati, Politica
tags: epicuro
Fonti bibliografiche: Dante, Divina Commedia, Purg.canto VI, 76-8
Epicuro, Opere, Laterza 1971
Vocabolario greco della filosofia, a cura di I. Gobry, B.Mondadori 2004