Il 7 dicembre è stato riascoltato in Commissione Affari costituzionali Marco Cosentino, ricercatore in farmacologia e tossicologia presso l’Università dell’Insubria. Ovviamente il suo intervento e le tesi esposte sono opinabili (ma di sicuro lo è molto di più la propaganda cui assistiamo da 2 anni), però ci ricorda alcuni “fondamentali” su cui dovrebbe poggiare la ricerca scientifica, la sua discussione pubblica e le decisioni politico-sanitarie che ne dovrebbero conseguire.
La ragione scientifica discute, non procede per dogmi. Ed essa pare dirci attualmente due cose:
a) la vaccinazione in atto non inibisce il contagio, anzi rischia paradossalmente di favorirlo creando false sicurezze immunitarie – ergo, green pass e imposizione di obblighi per categorie sono ingiustificati da un punto di vista sanitario;
b) la vaccinazione va sempre valutata in base al rapporto rischi/benefici nei vari segmenti della popolazione: e in questo caso scarseggiano i dati necessari, che sono soprattutto quelli della farmacovigilanza attiva, la quale richiede non solo tempo ma, soprattutto, libertà dalle pressioni indotte dallo stato emergenziale, ciò che dovrebbe pertanto sconsigliare salti nel buio, specie per fasce di popolazione come quelle dei bambini.