[Lascerò parlare direttamente i bambini, senza troppi commenti o sovrapposizioni, dato che queste loro impressioni – l’unica mia richiesta di scrittura dopo un anno di discussione filosofica – sono di una tale adamantina purezza e immediatezza da lasciare senza fiato. Noto solo che nelle due classi, al di là di una serie di elementi comuni (la fascinosa scoperta delle teorie cosmologiche degli antichi filosofi, la catena infinita di domande, l’analisi del mondo emotivo con la connessa visione e discussione finale dei film Nel paese delle creature selvagge e The Giver – quest’ultimo amatissimo), sono emersi due filoni tematici preferenziali, relativi forse ad una diversa urgenza dialogica e percezione di sé e degli altri: in una classe la crescente sensazione di “essere liberi” di poter esprimere qualsivoglia pensiero o sentimento, senza l’ansia del giudizio (non era giudicato nulla di ciò che dicevi; credevo di dire sciocchezze… ma non erano sciocchezze); nell’altra la dialettica esterno/interno, mondo di fuori e mondo di dentro, e la presa di coscienza che la filosofia può essere la cerniera ideale per la connessione e comprensione di questi due mondi (la filosofia gira intorno a noi; la filosofia è anche nel mondo). Esporsi (individualmente) e al contempo essere in cerchio: Khalili ha saputo concentrare e risolvere questa tensione in una meravigliosa espressione, credo la sintesi perfetta del lavoro di un anno: la filosofia è anche nei miei compagni – che è come dire vedo ciò che è in me nell’altro e ciò che è nell’altro in me]
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