Partiamo dai dati elettorali locali: nella mia ridente cittadina lombarda, che fa circa 14000 abitanti, sono andati a votare in 7400 degli 11000 aventi diritto, circa 2/3 (in linea con la media nazionale). Di questi poco più di 2000 hanno votato Fratelli d’Italia, un migliaio la Lega; alle Europee del 2019 la Lega prese da sola circa 3000 voti, e FdI 420: secondo me, a occhio e croce, son gli stessi elettori, centinaio più centinaio meno (anzi, parrebbe meno). Erano tutti già lì, e facevano parte del paesaggio socioantropologico paesano, quello che aveva introiettato lo slogan “prima gli italiani” (o prima la mia tribù, per semplificare).
3000 su 7400; 3000 su 11000 aventi diritto di voto – ma soprattutto 3000 su 14000. Poco più di 1/5 degli abitanti. Ovvero una netta minoranza. A me, al momento, non fanno nessuna paura, non danno particolari preoccupazioni (per lo meno non più di quelle che mi diedero 3 anni fa).
Certo, può sempre succedere che un “normale” cittadino subisca un’improvvisa mutazione e diventi un carnefice (è già successo in passato, lo sappiamo bene). Ma questo vale anche per gli altri 8000 (terrei fuori i bambini e i ragazzi, e, per il momento, gli adolescenti): nessuno può garantire che i candidati a diventare canaglie stiano tutti da una parte.
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