Capatrena

Si continua a procedere per scissioni, disconnessioni, semplificazioni. Giorgia Meloni ironizza (e ideologizza) su “capatrena” e i suoi detrattori l’attaccano sulla questione dei diritti civili, mentre i suoi sostenitori (ma anche da sinistra) le danno ragione, perché il linguaggio sarebbe un puro formalismo, questione di lana caprina “e ci sono cose ben più importanti di cui occuparsi”. E poi c’è la questione dell’identità, il nuovo concetto (nuovo come il mondo) salito ora in auge!
Certo, le distrazioni di massa – specie in politica – esistono eccome, ma saper tenere insieme le cose, tesserle e intrecciarle è essenza dell’arte politica (per Platone simboleggiata proprio dalla tecnica della tessitura). Così come comprenderle, riuscire a gettare su di esse uno sguardo ampio, che le consideri in tutta la loro complessità e contraddittorietà. E dialetticità – cioè possibilità di movimento e di trasformazione.
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La mesta Leningrado palestinese

(pensato poco prima, scritto poco dopo, l’ascolto dal vivo della Settima Sinfonia – la Leningrado – di Šostakovič)

Ressov-Lev-Alexandrovich-Leningrad-Symphony-Conductor-Yevgeny-Mravinsky-7port42bwGli accoltellatori palestinesi – figli della pace abortita di Oslo – sono l’ultima disperata espressione della sacrosanta lotta palestinese per l’emancipazione. Accoltellare – recidere con un taglio netto un legame imposto – il colono – occupante di terre non sue, fin nel nome – è assimilabile all’antico diritto di tirannicidio. La violenza non è quella dell’insorgente palestinese, che lotta per la vita con le armi di cui dispone (le pietre, i coltelli, le mani nude, il proprio corpo) – ma dell’occupante israeliano, che nei decenni si è divorato la terra brano a brano, bevuto le sorgenti e le fonti d’acqua, ha imposto le colonie e sminuzzato lo spazio vitale palestinese.
[Non a caso uso il termine terribile – e nazista – Lebensraum: gli ebrei-israeliani – cittadini di serie A – dovrebbero aborrire quella logica che a suo tempo aveva annichilito i propri correligionari tra gli anni ’30 e ’40. Mentre invece il loro stato, di fatto etnico-suprematista, l’ha interamente adottata e abbracciata].
Oltretutto gli accoltellatori di questi giorni – “terroristi” secondo l’occhio dell’occupante israeliano – vengono giustiziati e finiti in strada, con le stesse modalità con cui spesso i nazisti finivano – con un colpo alla nuca – gli internati nei campi. Ma – si dirà – quelli erano inermi, questi sono violenti assassini!
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