
(stavo cercando un modo per parlare, senza retorica, del decennale dell’11 settembre; credo di averlo trovato nelle carte di questa “fenomenologia” – pur sommaria – del militarismo e della sua possibile antitesi, dalla quale appare chiaro come solo un’analisi globale ed un sistema di pensiero organico siano in grado di affrontare la critica teorica della guerra globale, prospettandone insieme il superamento pratico)
Nello scorso mese di luglio è morto Franco Crespi, il mio primo (e credo più importante) maestro di filosofia, nonché amico e compagno di esperienze politiche e culturali per molti anni. Da un decennio – proprio da quel fatidico 2001 – ci eravamo persi di vista, per motivi legati alla complessità dell’esistenza e delle biografie individuali che non è qui il caso di evocare. Intendo oggi ricordarne la figura (di educatore, insegnante, rivoluzionario, comunista e appassionato filosofo) pubblicando un suo scritto del 1985 intitolato Appunti per l’antimilitarismo, steso in occasione di un seminario del Comitato antimilitarista milanese, nel quale all’epoca militavo. Si tratta di una decina di pagine fitte, redatte a mano in quella sua caratteristica grafia a stampatello, chiara e ordinata, e soprattutto – come si evince dal sommario – con quell’inconfondibile stile sistematico, di programmatica grandeur del pensiero, mai disgiunta però dalla prassi e dalla passione politica, tratti ereditati dai suoi principali maestri filosofici, Hegel e Marx.
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