Terra di mezzo

(È l’unico augurio che mi sento di formulare, in questa fine-inizio che periodicamente ci inventiamo, a ricordarci che è solo nel mezzo del circolo e del ciclo eterno delle cose che siamo e consistiamo..)

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Siamo gettati nel mezzo. L’inizio e la fine – i nostri limiti estremi – sono e restano inintelligibili. Ci immaginiamo che lungo quelle linee – il sorgere e il tramontare di una vita individuale – si nasconda chissà quale mistero o significato. Non solo religioni, teologie e cosmologie, anche la filosofia più disincantata non riesce ad abbandonare il territorio della metafisica individuale: qual è il significato ultimo dell’inizio e della fine? Di ciascun inizio e di ciascuna fine?
Ma è bene ad un certo punto lasciare quelle terre insidiose – i confini che tanto ci tormentano. E con esse, il gioco imperscrutabile delle possibilità e dell’annientamento di ogni possibilità. Per avventurarci nella terra che ci è davvero data – la terra di mezzo. Quella nella quale possiamo giocare una parte, seppur minima. Determinare qualcosa, fosse anche un frammento di realtà o di significato. Il piccolo apporto di una creatura così insignificante come quella di un hobbit: paradosso dell’insignificanza che genera significati!

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