«L’essenza della realtà è la somma di Capitale più Natura. Entrambi esistono in un etereo altrove. Qui, invece, nel mondo in cui viviamo, siamo rimasti con una macchia di petrolio. Ma non preoccupatevi: l’Altrove se ne prenderà cura. Nel frattempo, a dispetto della Natura, a dispetto di tutte le poltiglie grigie, le cose reali si scontrano e si dimenano. Alcune di esse sbucano all’improvviso perché la fabbrica funziona male o funziona fin troppo bene: il petrolio fuoriesce dalla sua voragine originaria e si sversa nel Golfo del Messico; i raggi gamma emettono plutonio per ventriquattromila anni; gli uragani si formano a partire da enormi sistemi temporaleschi nutriti dal calore dei combustibili fossili; l’oceano di tasti telefonici si estende sempre di più. Paradossalmente, il capitalismo ha scatenato miriadi di oggetti contro di noi, in tutto il loro multiforme orrore e sfavillante splendore. Duecento anni di idealismo, duecento anni in cui gli esseri umani si sono collocati al centro dell’esistente, e ora gli oggetti si prendono la loro rivincita. Una rivincita terribilmente potente, antica, duratura e pericolosamente precisa, invade ogni cellula nel nostro corpo. Quando scarichiamo l’acqua del WC, immaginiamo che il sifone porti via i rifiuti in un regno ontologicamente alieno. L’ecologia ci parla di qualcosa di molto diverso: e cioè di un mondo ontologicamente piatto privo di qualsiasi tubo di scarico, un mondo in cui non c’è nessun “altrove”».
(T. Morton, Iperoggetti)