Mentre intervengono pure i parrucconi-professoroni pediatri a dire cose infondate oppure banalità, appare sempre più evidente come la strategia reazionaria dei trogloditi etici della “famiglia naturale” sia non solo povera di argomenti, ma anche di spirito: ché essi riducono appunto lo spirito ad animalità, e l’amorosa educazione dei bambini ad una faccenda biologica – e i genitori alla nudità di un ovulo e dello sperma che lo feconda.
Ora, non è nel mio stile essere troppo assertivo, ma viste le idiozie provenienti dal campo dell’infamilyday è bene chiarire alcuni punti fermi:
a) non esiste alcuna “famiglia naturale” – esistono solo forme storiche e sociali di famiglia, e dunque famiglie diverse e in perenne trasformazione
b) non esiste nemmeno una forma unica, naturale ed assoluta di nascita e procreazione: la tecnoscienza ha mutato e muterà sempre di più la biologia, che non è, come qualcuno ha detto, un destino
c) è infondato pensare che un bambino necessiti di un papà e di una mamma, altrimenti sarebbe infelice: un bambino necessita di cure in senso lato, e le figure che lo accudiscono sono ruoli del tutto convenzionali
d) mi par legittimo che in una società in cui tutti i cittadini abbiano pari diritti, ciascun* possa decidere liberamente ed autonomamente quale forma di unione e/o forma familiare scegliere – matrimonio compreso
e) l’adozione e/o la procreazione di bambini da parte di persone glbt ha pari dignità e pari possibilità di successo delle forme di adozione/procreazione tradizionali
f) infine: esiste un “diritto d’amore” (rivendicato ad esempio da Stefano Rodotà) che può e deve far convergere regole e sfera affettiva. È l’amore ad avere un alto significato sociale, non “i valori”.
Fine degli umani non è forse la felicità, nonostante la valle di lacrime? Perché moltiplicarle laddove non ce n’è alcun bisogno?
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Secondo fuoco: piccola apologia (gender) del corpo

Tema quantomai scottante – direi infuocato come le discussioni che ne potrebbero scaturire – quello di stasera. Scottante perché attiene al sé di ciascuno e ciascuna, al modo di essere, alla propria identità più profonda – alle modalità attraverso cui l’essere umano si viene costituendo.
Ecco perché, tra l’altro, scatena battaglie ideologiche, guerre, fobie, campagne mediatiche…
Mi riferirò, di tanto in tanto, non ad uno – come preannunciato – ma a ben tre testi che ci aiuteranno nell’impostazione della riflessione e del dibattito – senza per questo doverli seguire passo passo.
1. Delegherò la funzione di “battaglia di retroguardia” alla filosofa morale Michela Marzano, che, pur da un punto di vista cattolico, dedica gran parte del pamphlet appena pubblicato dal titolo provocatorio Papà, mamma e gender a smontare, criticare, decostruire i luoghi comuni cattolici – e più in generale oscurantisti – su questo tema.
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È, dunque, la violenza!
Ho letto di recente Il caso Eddy Belleguele, che pare abbia spopolato in Francia. Qualche tempo fa avevo letto, di John Williams, Nulla, solo la notte. Un accostamento improprio, data la lontananza geografica, culturale, tematica, stilistica. Eppure: sarà che ultimamente vedo e percepisco straniamenti ovunque, trovo che entrambi questi brevi romanzi – oltre al contenuto della violenza che li lega – siano caratterizzati proprio dalla loro forma straniante.
Nel caso dello scrittore americano, in maniera praticamente dichiarata ed oltranzista (come del resto era già avvenuto in Stoner): il sogno con cui il racconto di Williams si apre, è una lenta messa a fuoco del fenomeno straniante per eccellenza, un riconoscimento solo a posteriori che la figura al centro della scena non è un altro, ma io – eppure è come se fosse un altro, e “io” e “altro” si equivalgono proprio in questa fuoriuscita e deflagrazione del senso. Irrelatezza e separatezza – “guardandola, fu assalito di nuovo dalla coscienza dell’evidente ed essenziale separatezza di tutte le persone” – sono la cifra esistenziale dominante, in tutto quel che accade al giovane Maxley in una qualsiasi giornata californiana, dall’alba a notte inoltrata (i termini temporali della narrazione, che sono però i termini di una vita insensata ed irrelata).
Ma è il giovane scrittore francese Èdouard Louis Continua a leggere “È, dunque, la violenza!”
La peste di Tadzio
Chi volesse cimentarsi in una sorta di “esperienza estetica totale”, potrebbe ad esempio passare un’intera giornata in compagnia di un precipitato artistico che nel Novecento ha avuto pochi eguali: cominciare al mattino leggendo La morte a Venezia di Thomas Mann; ascoltare – possibilmente dal vivo – la Quinta Sinfonia di Mahler (con particolare attenzione al celebre Adagietto), ed infine compiere l’opera con la visione del film di Luchino Visconti Morte a Venezia (se non ricordo male l’omissione dell’articolo non fu casuale). Se poi al malcapitato fruitore dovesse restare tempo, potrebbe anche provare a dare un occhio al melodramma di Britten – ma credo che già così la sopportazione estetico-percettiva avrebbe raggiunto il livello di guardia. E quella che si annunciava come una straordinaria esperienza estetica volgerebbe ben presto in un asfittico incubo estetizzante.
(Un mio amico filosofo, a tal proposito, soleva dire che, insieme a psicologismo e narcisismo, l’estetismo è uno dei grandi mali che affliggono la nostra epoca – e tutti e tre questi -ismi confluiscono nel male più grande di tutti, che è poi il solito nichilismo. Io non so se avesse ragione, ma certo di alcune morbose manifestazioni socioantropologiche occorre tener conto).
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OMOFOBI DI TUTTO IL MONDO…
…con l’imprimatur del Vaticano, delle sacre scritture e di Dio in persona:
“Allora il Signore fece piovere sopra Sodoma e sopra Gomorra zolfo e fuoco, da parte del Signore, e distrusse quelle città e tutta la pianura, tutti gli abitanti della città e ogni germinazione del suolo. Or, la moglie di Lot si voltò indietro a guardare e diventò una colonna di sale. Abramo intanto si era alzato di buon mattino […] e vide che dalla terra si alzava un fumo simile al fumo di una fornace. Ma quando Iddio distrusse le città della pianura si ricordò di Abramo e fece scampare Lot dallo sterminio, mentre distruggeva le città in cui Lot aveva abitato” (Genesi, 19, 24-29).
In questo passo della “sacra” bibbia si parla di qualcosa di molto simile a un bombardamento atomico (zolfo e fuoco, distruzione di ogni “germinazione” e forma di vita, persone che diventano “colonne di sale”); ma anche l’accostamento ad Auschwitz mi pare pertinente (fumo di fornace e sterminio). Amen.