La forza del pensiero

«La collettività è più potente dell’individuo in tutti gli ambiti, salvo uno solo: il pensare. La collettività è per definizione più forte dell’individuo: il “diritto” dell’individuo contro la società è altrettanto ridicolo del “diritto” del grammo verso la tonnellata. L’individuo non ha che una forza: il pensiero. Ma non come l’intendono i piatti idealisti – coscienza, opinione, ecc. Ilpensiero costituisce una forza e dunque un diritto unicamente nella misura in cui interviene nella vita materiale». 

Così estrapolata dal contesto, questa frase di Simone Weil tratta dai suoi Quaderni (vol. I), può essere interpretata sia come una apologia del collettivo (l’individuo conta come un grammo), sia come il suo esatto rovescio: l’unico modo di cui l’individuo dispone per evitare di essere assorbito e schiacciato dal collettivo, è il suo essere pensante. Dal che potrebbe derivare che il collettivo non pensa (nemmeno attraverso la categoria marxiana di general intellect, o quella averroistica di intelletto attivo, filogenetico e comune a tutti gli umani). Ma l’individuo non è forse un prodotto del collettivo? Da dove sgorga il pensiero, se non da una lunga storia, e da una perenne dialettica tra individuo e comunità, fatta per lo più di rotture, deviazioni, negazioni?

Continua a leggere “La forza del pensiero”

Concetti-capestro

Elogio della dialettica_Magritte

Luciano Parinetto utilizzava spesso l’espressione “concetti-progetto” per designare quelle categorie o prospettive filosofiche che, anziché ingessare il discorso filosofico in un’autoreferenziale celebrazione accademica (o nella deificazione del reale-reale, che è poi l’astratto-astratto), aprono al futuro e alla trasformazione radicale dell’esistente. Prassi pensante e utopia concreta (non sterile utopismo).
Così come in filosofia esistono i concetti-progetto, esistono anche i concetti-capestro. Tutto, essere, nulla, realtà, verità, sostanza diventano spesso e volentieri, nelle mani e nelle menti maniaco-ossessive di certi ontologisti (ma anche in quelle riduzionistiche o semplificazionistiche di certi scientisti o realisti più del re), concetti che se da una parte si ammantano di solidità e luccicano ammiccanti promesse di risposte definitive alle domande più radicali, dall’altra rischiano spesso di diventare vecchi arnesi della fumisteria reazionaria.
Tutto, essere, nulla eccetera – che pure sono le parole essenziali evocate dai filosofi greci – continuano a metterci di fronte a quella strana/straniata/straniante sfera, che Kant aveva definito del noumeno, che volenti o nolenti finisce per naufragare nel territorio dell’inattingibilità. Il limite, cioè, oltre il quale la mente si smarrisce e si imbarca in direzione dei marosi della metafisica. Ed è proprio l’analisi kantiana del concetto di limite (che è forse il nucleo essenziale del pensiero di Kant) a descriverci con precisione questa inevitabile dialettica con naufragio finale.
Continua a leggere “Concetti-capestro”

(In)utilità della filosofia

[Riporto la traccia del mio intervento all’ultimo incontro del Gruppo di discussione filosofica, presso la biblioteca di Rescaldina. I Lunedì filosofici riprenderanno in autunno]

 

“La filosofia è quella cosa con la quale o senza la quale tutto rimane tale e quale”.
“La nottola di Minerva inizia il suo volo soltanto sul far del crepuscolo”.
Due frasi – una dal sapore popolaresco e canzonatorio, l’altra corrucciata dalla serietà hegeliana – che giungono ad una medesima conclusione: la filosofia come qualcosa di inutile, cioè privo di uno scopo determinato (non ha importanza qui il contenuto dello scopo; ciò che importa è che vi sia una finalizzazione dell’attività: faccio questo per ottenere quest’altro, purché mi sia utile, cioè vantaggioso, che mi apporti dei benefici – anche se poi esistono scopi reconditi, eterogenesi dei fini, beni che si rivelano mali, insomma una casistica esageratamente varia).
Continua a leggere “(In)utilità della filosofia”

Kamasutra del pensiero

kamasutra

Come al solito Wislawa Szymborska – della quale ricorreva il primo anniversario della morte qualche giorno fa – ha fatto centro.
“Non c’è dissolutezza peggiore del pensare” – così apre la sua poesia Un parere in merito alla pornografia. E ad essere pornografico in massimo grado non è il corpo, quanto piuttosto il pensiero:

Nulla è sacro per quelli che pensano.
Chiamare audacemente le cose per nome,
analisi spinte, sintesi impudiche,
caccia selvaggia e sregolata al fatto nudo,
palpeggiamento lascivo di temi scabrosi,
fregola di opinioni – ecco quel che gli piace.

Interessante questa sequela di metafore erotiche – d’altra parte eros e pensiero sono strettamente connessi già in Platone – al che vien da pensare che la facoltà più algida, oggettiva, rigorosa, inflessibile che possediamo si lascia irretire dal flusso di quelle stesse passioni che vorrebbe mettere sotto controllo.

È spaventoso in quali posizioni,
con quale sfrenata semplicità
l’intelletto riesca a fecondare l’intelletto!
Posizioni sconosciute perfino al Kamasutra.

Continua a leggere “Kamasutra del pensiero”

Pèntade: l’anima e il blog

In verità, la prima parte del titolo potrebbe ingannare, poichè trattasi – secondo la definizione del dizionario on line Hoepli – di termine raro indicante “Gruppo di cinque cose uguali”. Vorrei infatti sperare che i cinque anni di blog trascorsi – l’anniversario cade proprio in questi giorni – non siano stati una omologata e noiosa pèntade. Pur tuttavia, proprio perché in oltre 600 post scritti in un arco temporale così lungo (ma anche breve, dipende dai punti di vista, come sempre), e così affollato di cambiamenti – ma anche così eguale e piatto (non mi pare ci sia stata nessuna rivoluzione epocale) – sono confluiti argomenti tanto disparati, ebbene vorrei approfittarne per provare a rinserrare le fila.
Anche se di fili al plurale occorre parlare, ché la mente è una matassa ingarbugliatissima, non certo riducibile ad un unico filamento. Insomma, proverò a dare una scorsa dall’alto, a volo d’uccello, al blog, per vedere se si intravvedono alcuni di questi fili e magari disegnare una qualche mappa. Dopotutto, se è vero che nel blog ho riversato pensieri ed emotività, pezzi di vita e di riflessione, dovrebbe pur restituirmi una qualche immagine speculare di 5 anni di vita intellettuale (e non solo). Salvo magari scoprire che nello specchio si andrà disegnando un ircocervo…

Continua a leggere “Pèntade: l’anima e il blog”

Potenza dell’idealismo

“La filosofia moderna è fondamentalmente l’accertamento del carattere soggettivo o mentale del mondo che ci sta davanti e in cui viviamo. Come senso comune, noi siamo persuasi della indipendenza e indifferenza del mondo rispetto a noi: noi siamo un minuscolo granello di sabbia, nell’immensità di questo universo, che ci trascende da ogni parte e che non ha bisogno di noi per esistere. L’essenziale è il mondo, noi e la nostra coscienza siamo l’accidentale.
Eppure, questa immensità di cose, in cui ci troviamo sperduti e inessenziali, questo gran mare di enti e di eventi, questa infinità di spazi e di tempi è ciò che noi pensiamo, è il contenuto del nostro atto pensante.”

(E. Severino, Istituzioni di filosofia)

La nuvola di Ardigò

“Il pensiero, che oggi troviamo nell’umanità, è un pensiero che si è formato per la continuazione di accidentalità infinite, succedutesi e aggiuntesi a caso le une alle altre; per cui a tutto diritto si può chiamare, esso, il pensiero complessivo di tutta l’umanità, una formazione accidentale, né più né meno della forma bizzarra di una nuvoletta, che in cielo porti un tratto, prima che sfumi, il vento e indori il sole.”

(Roberto Ardigò)