Avevo già scritto a proposito delle cosmologie della guerra dei filosofi presocratici, in particolare in Anassimandro ed Eraclito. Ne avevo parlato qui e qui. Empedocle non fa eccezione.
Il filosofo-mago vissuto in Sicilia nel corso del V secolo a.C., viene di solito inquadrato nei manuali di storia della filosofia come “pluralista” e, secondo diversi interpreti, come colui che avrebbe fornito una sintesi risolutiva del grande conflitto ontologico apertosi tra e con Eraclito e Parmenide (naturalmente non è affatto così, Empedocle non ha risolto un bel niente, e magari non era sua intenzione nemmeno farlo). Il suo sistema a due livelli sembrerebbe in effetti accogliere sia l’esigenza dei fisiologi e di Eraclito di garantire la diveniente molteplicità della physis, della natura e del mondo sensibile, sia quella parmenidea di un livello intangibile e incontrovertibile volto a garantire stabilità al mondo. I quattro elementi da una parte, il contrasto cosmologico di odio/amore dall’altro, sarebbero cioè in grado di spiegare la nascita, la morte e il divenire, non essendo essi a loro volta divenienti, né enti nati o destinati alla morte. Partiamo dalle due forze cosmiche, motori del divenire.