Sto cercando di decifrare questa immagine, scattata durante i funerali pubblici per le vittime del crollo del ponte di Genova. Credo sia importante decodificarne il significato, anche se può sembrare marginale rispetto al compito primario di interrogarsi sul perché periodicamente questo scellerato paese debba fare i conti con le sue fragilità e debolezze endemiche: geologiche, strutturali ed infrastrutturali, economiche, istituzionali, culturali… l’elenco potrebbe continuare a lungo, a conferma di quel che un tempo si diceva di un’Italia insieme pre-moderna e post-moderna (e forse mai modernizzata davvero).
C’è qui una relazione immediata (o apparentemente tale) tra il sovrano e il suddito, che vengono amorevolmente ritratti insieme, laddove un tempo i potenti si facevano ritrarre in perfetta solitudine, a distanze siderali dal popolino (o dal popolaccio) – che in genere ricambiava detestandoli. Perfetta rappresentazione di quel che oggi viene definito “populismo”, peraltro quasi sempre con una certa sufficienza e approssimazione analitica.
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