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Il postulato della libertà
«La vera filosofia può cominciare solo con azioni libere; il primo postulato di ogni filosofia di operare liberamente su se stessa è tanto necessario quanto il primo postulato della geometria per cui si traccia una linea retta; e il filosofo non dovrebbe dimostrare la libertà più di quanto il geometra dimostra la linea».
(F.W.J. Schelling)
Sul limitar della filosofia
A ben pensarci la storia della filosofia è leggibile (anche) come una lunga, estenuata e mai terminata riflessione sul concetto di limite. Premesso che il limite è ciò che sempre ci definisce (la corporeità, i sensi, la pelle, il tempo, la morte, la quantità di cose che sappiamo o possediamo, il potere, e l’annessa illusione di superare tutti questi limiti fisico-naturali o spirituali), i filosofi non hanno fatto altro che ragionare su questa linea immaginaria che da una parte ci imprigiona e seppellisce in un corpo e dall’altra ci fa credere di poterne forzare le implacabili catene.
Quasi che ogni filosofia altro non sia stata che una riflessione attorno a quella linea – e del resto già la meta-fisica, fin nel nome (pur originato in maniera contingente), che cos’è se non l’immane sforzo di forzare i limiti della percezione, per vedere che cosa si nasconde dietro o che cosa c’è oltre?
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Tutto è forma, la forma è tutto
(inevitabilmente, dedico questo piccolo post
a quel grande creatore di forme che è stato David Bowie
– fino a fare di se stesso una perenne metamorfosi)
Vorrei saper scrivere un libro – una sorta di fenomenologia delle forme – che abbia la medesima mole, vastità di sguardo e profondità di Massa e potere di Canetti.
Credo di avere sempre avuto una grande predilezione per le forme. Si dirà che è ovvio, che non c’è umano che non ami le forme, che è grazie all’attrazione per le forme che ci si innamora, che si fanno esperienze estetiche, che si producono oggetti, che si costruiscono case, e così via.
Non vi è dubbio, ma l’amore intellettuale e sistematico per le forme – che pure possiedo solo in potenza e che invece vorrei saper esercitare in dettaglio, profondità e grande stile – richiede un salto di qualità ulteriore. Richiede una concentrazione intellettuale, una potenza dello sguardo e della capacità di osservazione che solo i grandi artisti e i grandi naturalisti possiedono.
[Tra l’altro, en passant: forme biologiche e forme estetiche, natura e arte, i due organismi essenziali della produzione idealistica secondo la filosofia di Schelling, un pensatore piuttosto dimenticato, e messo in ombra dall’hegelismo, che forse sarebbe il caso di riesumare].
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