“Tutte le cose ci appaiono sotto forma di figure”
Andare a vedere una mostra, specie di pittura, è una cosa che mi entusiasma parecchio – anche se diventa sempre più difficile farlo, volendo evitare folle, grupponi, guide più o meno discrete e visitatori molesti. Del resto le mostre sono eventi democratici e di massa, altrimenti perché mai allestirle? E poi Pablo Picasso era un pittore che amava esporsi ed essere al centro della scena – oltre che essersi ritrovato, non certo suo malgrado, al centro di gran parte del secolo appena trascorso.
Ad ogni modo, muovendomi avanti e indietro per le sale, girando come una trottola e saltabeccando qua e là, con l’accortezza di evitare le onde d’urto delle masse assetate (ed assatanate) di Cultura, ho finalmente potuto ammirare con immenso piacere dei sensi e godimento intellettuale, le opere esposte alla mostra in corso a Milano – la seconda che ho avuto la fortuna di vedere del grande pittore spagnolo.
Riviste alcune cose, viste altre nuove, incuriosito da dettagli biografici, imparato cose che non sapevo, eccetera eccetera. Insomma, una godibilissima lezione di un paio d’ore di storia dell’arte, senza troppi -ismi e tecnicismi – infarcita piuttosto di improvvisi attacchi emotivi, specie di fronte ad alcuni quadri. Quel che segue è un resoconto frammentario e ultrasoggettivo, preso più o meno di sana pianta dal mio libriccino di appunti che sempre mi porto appresso…
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