
“Dal momento che si vieta la contro-violenza agli oppressi, poco importa che si muovano dolci rimproveri agli oppressori (del tipo: equiparate dunque i salari o, almeno, fate un gesto; un po’ di giustizia, per favore!)” – così Sartre nel 1965.
Come può uno stato degno di questo nome pretendere per sé il monopolio assoluto della forza, se poi non riesce a garantire pari diritti, legalità, sicurezza a tutti i suoi cittadini – e soprattutto a quei non-cittadini, quelle nude vite, che sono per loro natura i meno garantiti, i più violabili, i più esposti alla violenza e all’oppressione?
Tanto più che non c’è quasi articolo della dichiarazione universale dei diritti umani che non sia stato violato; il fondamento della nostra costituzione repubblicana distrutto; il volto della democrazia e della civiltà irrimediabilmente deturpato.
Nei fatti di Rosarno di questi giorni (e delle Rosarno sparse un po’ ovunque, reali e potenziali) emergono tutti i nodi cruciali della nostra epoca relativi ai diritti, all’esistenza, alla vita, al lavoro, alla dignità, alla cittadinanza, al rapporto con la terra e le risorse, al consumo, alla sussistenza, alle ingiustizie, alla libertà e all’eguaglianza di tutti gli esseri umani. Se non verranno affrontati e risolti quei nodi, le Rosarno del pianeta diventeranno migliaia e finiranno per metterlo a ferro e fuoco.
E nessuno può chiamarsi fuori a nessun livello: il governo (criminale e razzista, nel linguaggio, negli atti, nel suo stesso dna), l’opposizione, il sistema informativo, i sindacati, i movimenti, i cittadini di Rosarno governati dalla mafia (spiace per i rosarnesi solidali, che certo ci sono), tutti noi cittadini normali, noi che compriamo al mercato le arance e le verdure raccolte dagli schiavi e dai “negri”…
Ma chi è violato nella sua dignità ed essenza umana e non ha nessuna garanzia di essere tutelato, ha il diritto assoluto di ribellarsi, senza se e senza ma.
Discuteremo domani se le jacqueries non portano da nessuna parte, sono controproducenti e suscitano altro razzismo. Se sono forme deviate e perdenti di lotta di classe. Se è violenza che porta altra violenza. Se, se, se…
Domani. Oggi non voglio sentire altre ragioni: sto dalla parte dei “negri” e degli schiavi che affermano il loro elementare diritto ad esistere.