Impressioni post-voto

Non mi pare che dopo questa tornata di elezioni europee ci siano stati molti scossoni in Italia, se non per l’ulteriore calo dell’affluenza: questa volta si è scesi al di sotto del 50% di astensione, e mi pare che sia la prima volta che succede in un’elezione di rilievo nazionale. Un cittadino su due non va a votare, precludendosi dunque quell’ormai residuale livello di partecipazione alla vita politica che rimane, specie dopo la liquefazione dei partiti e della discussione pubblica.
A tal proposito si conferma la tendenza “personalistica” in politica (e il fatto che siano donne anziché uomini non è certo un progresso).
Nessun partito (tranne AVS) avanza realmente, in termini di voti assoluti, M5S è senz’altro quello che ne perde di più. Non è stata dirimente la guerra, si può essere felici per Ilaria Salis (personalmente lo sono), ma credo che in Italia, almeno per ora, tutto rimanga ingessato: liberismo, atlantismo, servilismo americano – anche se il governo Meloni è stato furbo a non spingere sull’acceleratore dell’ostilità antirussa.

Se però si allarga la visione all’Europa, il colpo durissimo – e meritato – all’asse franco-tedesco rischia di mettere in discussione l’intero assetto geopolitico: Ursula von der Leyen può anche brindare al suo PPE, ma nulla potrà più essere come prima, anche se in Parlamento europeo (che è del tutto privo di decisionalità) i raggruppamenti maggiori dovessero convergere verso un nuovo equilibrio. L’area di lingua tedesca vede tornare in grande spolvero forze naziste con seguito di massa, il Rassemblement national va oltre il 30% ed è molto probabile che scalzerà Macron (a tal proposito occorre notare che il  nuovo astro in ascesa lanciato da Marine Le Pen – tale Jordan Bardella, con molto seguito tra le nuove generazioni –  è nato nella banlieu parigina nel 1995, l’anno di uscita dell’Odio di Kassovitz). Tra qualche giorno si vota in Gran Bretagna e a novembre negli USA. Altri tasselli di una possibile decomposizione di un illusorio fronte unico d’Occidente.

Il quadro che emerge è quello di un’Europa impaurita, oltre che impoverita, con aree sociali che votano a destra perché a sinistra non vedono sbocchi (che ovviamente non ci saranno nemmeno a destra), e che identificano negli immigrati il problema fondamentale della loro esistenza.
La questione è: chi deve pagare per l’arrivo di masse di disperati, per il surriscaldamento e i disastri ecosistemici, per il maggior costo dell’energia, per il declassamento geopolitico di un’Europa ormai ex-coloniale, per lo svuotamento degli stati sociali in favore di banca e finanza, e – non ultimo – per il rischio imminente di una guerra europea?
Le élites neoliberali disegnavano un tempo le magnifiche sorti e progressive di un’Europa unita, di sviluppo e di pace (che era però una favola ad uso della propaganda) – ma la dura realtà è quella di un ritorno degli interessi nazionali in un mondo di lupi e di crescente conflittualità.
Il sogno del socialismo e del comunismo – della pacifica coesistenza dei popoli – è al momento archiviato. Possiamo solo testimoniare.

Autore: md

Laureatosi in Filosofia all’Università Statale di Milano con la tesi "Il selvaggio, il tempo, la storia: antropologia e politica nell’opera di Jean-Jacques Rousseau" (relatore prof. Renato Pettoello; correlatore prof. Luciano Parinetto), svolge successivamente attività di divulgazione e alfabetizzazione filosofica, organizzando corsi, seminari, incontri pubblici. Nel 1999, insieme a Francesco Muraro, Nicoletta Poidimani e Luciano Parinetto, per le edizioni Punto Rosso pubblica il saggio "Corpi in divenire". Nel 2005 contribuisce alla nascita dell’Associazione Filosofica Noesis. Partecipa quindi a un progetto di “filosofia con i bambini” presso la scuola elementare Manzoni di Rescalda, esperimento tuttora in corso. E’ bibliotecario della Biblioteca comunale di Rescaldina.

4 pensieri riguardo “Impressioni post-voto”

  1. Il sogno del socialismo e del comunismo – della pacifica coesistenza dei popoli – è al momento archiviato. Possiamo solo testimoniare.”

    Vero.

    Ma cos’è un sogno? Un prodotto dell’immaginazione che si prefigura, nel nostro caso sulla carta, il migliore de mondi possibili. Una proposta seriamente documentata da Marx. Ma il sogno ha di fronte a sé un nemico irriducibile: l’homo sapiens, il destinatario del sogno. Costui non viene mai analizzato in profondità per capire se merita tanto rispetto e considerazione. È se fosse solo uno scherzo crudele della Biologia o meglio della Natura “matrigna” (Leopardi)?

    Se il Caos regna sovrano, che ordine mai potremmo sperare?

    Testimoniare è un’atteggiamento nobile che mette a tacere la cattiva coscienza. Così fecero gli indiani americani nelle riserve.

    Oggi noi, sopravvissuti allo scempio della ragione morale, non abbiamo neppure quelle.

  2. ciao MD …analisi del voto su cui concordo; ma direi che il caso Salis è l’altro versante del caso Vannacci , ambedue frutto del populismo diffuso ormai in ogni schieramento politico ; ambedue privi di competenze ( non differentemente comunque da altri eletti) o di esperienza politica devono la loro elezione nel caso Salis ad aver commesso un reato contro la persona e nel caso Vannacci nell’ aver scritto un libro escrementizio per il basso ventre degli elettori ; con questo rompere la testa ad un neonazista è doveroso e sopprimerlo sarebbe ancora meglio ma le legge lo impedisce ; la Salis comunque ha avuto un trattamento umiliante ma non dissimile da quello riservato in Ungheria ai colpevoli di reati contro la persona ,tra l’altro trattamento similare a quello riservato in situazioni analoghe in altri paesi democratici…esempio USA …

  3. p.s. mi riferivo a Dominique Strauss Khan portato in ceppi di fronte al procuratore di New York nella fase preliminare per l’accusa di stupro…

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