Questa prima parte del celebre saggio di Anders sulla sulbalternità umana al mondo delle macchine, venne pubblicata nel 1956, ovvero ormai quasi 70 anni fa.
Il primo capitolo della seconda parte si intitola “Il mondo fornito a domicilio”. L’indice ci fornisce già le tesi (direi le predizioni del tutto realizzate). Si prendano, ad esempio, i paragrafi dal 2 al 6:
2. Ogni consumatore è un lavoratore a domicilio non stipendiato che coopera alla produzione dell’uomo di massa.
3. La radio e lo schermo televisivo diventano il desco familiare di segno negativo; la famiglia diventa un pubblico in miniatura.
4. Gli apparecchi, togliendoci la parola, ci trasformano in minorennni e subordinati.
5. Gli avvenimenti vengono a noi, non siamo noi ad andare verso di loro.
6. Dato che il mondo ci è fornito in casa, non ne andiamo alla scoperta; rimaniamo privi di esperienza.
Il problema di fondo viene indicato nella dedica in esergo al padre William Stern (il vero cognome di Anders), autore di Persona e cosa del 1906; scrive Anders: «La sua bontà innata e l’ottimismo dell’epoca a cui apparteneva gli impedirono per molti anni di riconoscere che ciò che rende “cosa” la “persona” non è il trattamento scientifico, ma l’effettivo trattamento dell’uomo da parte dell’uomo».
È da ciò che nascono queste tristi pagine sulla sua devastazione…