Resistere ai rigurgiti
resistere all’inerzia
resistere allo stillicidio della speranza
resistere alla barbarie, alla ferocia, alla crudeltà
– specie a quelle piccole e insidiose, d’ogni giorno
resistere all’irresistibile “prima noi, anzi io”
resistere alle pacche sulle spalle dei Trump e dei Macron
alla normalità delle loro stupide guerre
resistere agli occhi che si girano dall’altra parte
al cervello che si chiude
alla bocca che si apre solo per sentito dire
resistere alle fobie del tempo
e al tempo che le moltiplica come pani e pesci
resistere a questa mia pulsione cinica
che mi fa dire “basta razza umana, è letale”
resistere al nichilismo, al cupio dissolvi, all’apocalisse
desistere dal sentirsi razza eletta e padrona del mondo
esistere tutti e tutte, ciascuna e ciascuno
umani animali vegetali e pietre
sul medesimo piano, non sopra non sotto
ancora resistere
un po’ desistere
per meglio esistere
il mio 25
il mio canto
d’aprile
Carissimo
Mi è piaciuto il tuo appello per il 25 Aprile; lo condivido.
Approfitto per chiederti un chiarimento apparentemente ironico ( ma non lo è ):
La distinzione dicotomica di genere, oggi tanto accuratamente diffusa nel inguaggio corrente ( ” tutti e tutte” , ” “ciascuna e ciascuno ” ) dove colloca gli individui “terzi” o “diversi” rispetto alla canonica distinzione : maschio – femmina ?
Ti ringrazio se me lo vorrai spiegare.
Un saluto
Isidoro
ciao Isidoro, vedo che si va diffondendo l’uso dell’asterisco come segno neutro, in modo da evitare riferimenti di genere, e dunque di quei generi non canonici, che vanno al di là della tradizionale distinzione maschio/femmina: tutt* o ciascun*, nella fattispecie.
Così come si usa anche lgbt o, più estensivamente, lgbtiq, al fine di non escludere nessun*.
Non si tratta di forma, ovviamente, ma di una questione di rispetto che dalla lingua si riflette fin nella considerazione socio-ontologica dei soggett*, plurali e moltitudinari – fronti in perenne movimento e trasformazione.
Grazie